Carl Brave, sincera è la notte
Ha lavorato per due anni a questo progetto dove ha sperimentato con l'elettronica, scovato strumenti insoliti e scritto testi crudi e personali. Una lunga chiacchierata con il cantautore romano

Quando Carl Brave si siede sul divano verde e deve parlare del suo nuovo album in uscita domani, Notti Brave Amarcord, il suo volto si allarga in un sorriso ampio, di soddisfazione piena, un po’ da bimbo, se vogliamo. Un bell’amarcord in effetti, un tuffo nei suoi ricordi più intimi e personali dell’adolescenza, con testi densi dove sperimenta con quell’elettronica che ama da sempre. Senza mediazioni, senza troppe costruzioni, per un risultato puro e crudo. In una parola: sincero. Per ritrovare quella sensazione «de core» degli inizi, «di quando non ci si aspetta niente» come ci racconta lui in questa intervista.
Perché Carlo Luigi Coraggio, all’anagrafe, ama soprattutto questo: cambiare genere e stupire. Passare dall’essere riconosciuto e amato come uno dei più interessanti cantautori indie con Franco126 alle grandi hit, da Makumba con Noemi a Spigoli con Mara Sattei e ThaSup. Con Notti Brave Amarcord, interamente prodotto da lui, Carl Brave in alcuni brani torna a rappare, in altri utilizza un basso acustico acquistato in Marocco oppure lo shamisen, la chitarra giapponese. Nell’album fisico non ci sono feat mentre nella versione digital ce ne è soltanto uno: la fresca Sarah Toscano in Perfect, che è «la canzone più happy ed estiva». Ad ottobre il cantautore darà inizio al suo Notti Brave Amarcord Tour.

Creative Direction: Pierfrancesco Gallo
Foto: Pippo Moscati
Styling: Sofia Spini
Ass. stylist: Giorgia Acalia e Francesca Latini
MUA: Maida Foschi
L’intervista a Carl Brave
Che cosa hai fatto in questi due anni?
Ho scritto e sperimentato tanto, soprattutto nell’elettronica. Ora sento che questo album è un po’ la mia rinascita perché lo sento super sincero e molto autobiografico. È come se questa fosse la mia infanzia musicale perché ho proprio ritrovato la stessa ingenuità degli inizi.
I suoni però sono diversi rispetto ai tuoi inizi, anche la tua voce è più roca.
Ho cercato di rendere la mia voce più cruda, è vero! Volevo che rispecchiasse proprio quel periodo struggente, quello dei giganteschi punti di domanda, quello in cui non sei dentro alcun meccanismo discografico. E così cambio la mia voce a seconda dei pezzi, perché volevo che avesse più oscurità.
Volevi maggior crudezza quasi per staccarti dal pop degli anni scorsi?
No, quello no. Avevo bisogno di raccontare ciò che ero e sono stato. Per avere la stessa sensazione “de core”, senza pesantezze e carichi aggiuntivi. Sono andato a scavare nei miei ricordi, tra cose ormai dimenticate. Anche da me stesso.
È emersa anche quella parte più oscura di risse intorno al bar San Callisto e di quando “ci si fa male”.
Ho sempre raccontato quella parte ma lo facevo in generale. Adesso ho voluto raccontare proprio la mia personalissima visione delle cose. Ho affrontato momenti positivi e anche negativi, dispersivi. E sono tornato indietro fino al periodo del liceo.
In questi ricordi però ho trovato poco della tua esperienza come giocatore di basket o sbaglio?
In Isola Tiberina racconto un po’ della situazione del campetto.
Quello però è un altro modo per parlarne, che racconta una situazione molto urban, ma della fatica che hai fatto quando giocavi e della mentalità agonistica che hai dovuto adottare?
Di quello mai. Perché mi suona molto cringe. Me l’hanno già fatto notare in passato ma io credo che il basket si debba giocare e basta.
È stato importante?
Fondamentale nella mia vita, ho imparato a gestirmi, a lavorare con gli altri. Anche perché io giocavo nel ruolo di playmaker quindi avevo una visione “periferica” delle cose ma anche strategica per forza.
Sulla cover invece ci sei tu da piccolo in braccio a tua mamma?
Esatto, c’è la mia prima casa in cui ho vissuto e i gabbiani, per raccontare il senso di una migrazione. Poi nell’album parto a raccontare dall’adolescenza in poi. Non certo quel periodo ma volevo dare un segno delle mie radici. A mia mamma, ovviamente, è piaciuto molto.
Sei tornato a essere molto specifico nei tuoi riferimenti testuali. Un po’ come facevate in Polaroid 2.0 con Franco126 e riuscivate a far rendere tutti partecipi del vostro mondo?
Mi è venuto in maniera spontanea, so che se racconto una storia per immagini è molto più semplice che una persona possa immedesimarsi.
Invece per quanto riguarda l’elettronica citi spesso Paul Kalbrenner, lui e Berlin Calling dove recitava: lo ascolti ancora?
Quel film è stato fondamentale, come Kalkbrenner. Però l’ultima volta che l’ho visto, era a un festival, mi pare in Marocco, non ha suonato Sky and Sand (che cito anche)e ci sono rimasto malissimo. Mi ricorderò sempre di un suo live a Gallipoli in condizioni pessime (del pubblico). Ma rimane uno dei miei DJ e producer preferiti in assoluto, così abile nel passare dal pop al country, da un genere a un altro. Che poi è quello che vorrei fare io. Pure io sono passato dalle cose più pop a un EP come Sotto cassa. E poi questo, che per me è l’album migliore che abbia mai prodotto e pubblicato.
Ti ha aiutato qualcuno nella produzione di qualche pezzo?
Assolutamente no, perché non voglio che assomigli a niente e sia solo mio. Anche per i feat. non ho voluto nessuno perché volevo fosse un lavoro solo mio. Ho una fissazione per questo. Tutti i pezzi mi sono venuti tutti di getto velocemente. Quando poi ho voluto aggiungere qualcosa non mi è più uscito niente.
Funziona sempre così per te?
No. Il pezzo estivo richiede tanto tempo perché deve rispettare delle strutture che vadano bene in radio. Questo disco invece ha delle strutture completamente libere! C’è solo un pezzo che aggiungerò nella versione digitale ed è diverso, più estivo ed happy: Perfect con Sarah Toscano.
Tu hai un po’ la fissazione anche per i fiati o sbaglio?
È vero. Io li adoro anche perché si possono paragonare alla voce e infatti non vanno mai sovrapposti a quest’ultima, perché hanno le stesse frequenze. In questo album ho cercato di ricreare una tavolozza di colori simili e ho utilizzato moltissimi suoni in reverse perché racconto una cosa del passato. Comunque sono un po’ ossessivo in generale: se lavoro a un album penso solo a quello e posso anche non dormire.
Ma alla fine ne sei soddisfatto?
Stavolta sì. Molto. È un album che va ascoltato, con calma. Perché in ogni barra ci sono parecchi concetti. E so che oggi la musica si ascolta solo in fretta perché ne esce troppa ogni giorno.
Senti Carlo, ora sono passati tanti anni ma con Franco126 che cosa è successo davvero?
Niente, davvero, a parte le classiche cose. È stato un momento magico, anche umanamente, ci vedevamo sempre: da me, in soffitta, e così sono nati quei pezzi. Poi inizi a vederti di meno perché così è la vita, si diventa grandi e ognuno è preso da impegni diversi. Però siamo tornati a frequentarci anche con altri della 126. Ma non sono più i gruppi da 40 persone con cui ci beccavamo nel weekend: è così. Adesso devo lavorare, fare musica, non posso stare in giro tutto il giorno come un tempo. Ho due facce: sono un compagnone ma pure un lupo solitario, perché poi mi chiudo e non voglio vedere più nessuno.
Ciobar non è un po’ un omaggio a Sempre in 2 con quelle sonorità molto simili?
No. Forse per il mood e la chitarra te l’ha ricordato? Ma non ci ho pensato. È l’unico pezzo d’amore del disco. In generale in questo album non parlo molto di ragazze, poi, mi è venuto così stavolta.
Roma è sempre stra-presente nelle tue canzoni ma a un certo punto sei venuto a vivere a Milano per un paio d’anni: la lasceresti mai?
Mai. Sto bene qui, nel mio quartiere di Trastevere, forse perché affrontiamo le cose con più leggerezza mentre Milano non mi fa impazzire, sento l’aria un po’ più pesante. Preferisco rimanere qui.
Le date del “NOTTI BRAVE AMARCORD TOUR 2025”, prodotte da OTR Live:
16 ottobre – Napoli – CASA DELLA MUSICA
17 ottobre – Molfetta (BA) – EREMO CLUB
23 ottobre – Padova – HALL
24 ottobre – Bologna – ESTRAGON
29 ottobre – Venaria Reale (TO) – TEATRO CONCORDIA
30 ottobre – Milano – FABRIQUE
12 novembre – Firenze – TEATRO CARTIERE CARRARA
27 novembre – Roma – PALAZZO DELLO SPORT