Interviste

NICOL, un passo alla volta

Forse il potere più grande per un cantautore è proprio quello di fare le cose un passo alla volta e, così la cantautrice classe 1999 si svela al mondo e

NICOL, un passo alla volta
Autore Rebecca Pavesi
  • IlDicembre 4, 2025

Una cosa alla volta, passo dopo passo. Così NICOL sta entrando, non troppo in punta di piedi, nel mondo e si sta facendo conoscere al pubblico per la sua musica, l’autenticità dei testi e per essere semplicemente (ed efficacemente) se stessa. E alla fine è forse questo il potere più grande di un cantautore: mostrarsi per quello che è, raccontandosi alla gente con sincerità. Senza essere né banale né scontata, NICOL – come ci ha raccontato nella nostra intervista di cover – sta imparando anche ad avere pazienza, ad apprezzare il valore del tempo, a godersi il viaggio e a fare le cose, per l’appunto, step by step. Ma non solo.

nicol intervista
NICOL, foto di Alessandra Trucillo

È anche una ragazza che sogna di fare musica e calcare palchi per il resto della sua vita, senza avere fretta, ma dandosi anche dei riconoscimenti per i traguardi raggiunti sino ad ora. Dalla partecipazione al programma di Amici a Sanremo Giovani, alla pubblicazione del suo EP Giornate Umide. All’apertura di numerosissime date del tour estivo di Jovanotti e fino alla partecipazione come attrice in una serie tv targata Netflix.

Al centro di tutto c’è lei e la sua musica e la volontà di far conoscere i diversi lati di se stessa. Uno tra questi è anche quello legato al mondo dell’elettronica. Infatti, in occasione della serata conclusiva di Billboard Italia Women in Music, NICOL ha rivisitato con Estremo alcuni dei suoi brani in una chiave clubbing, presentando anche per la prima volta il brano Che cos’è l’amore.

L’intervista a NICOL

Da dove nasce la tua esigenza dietro a un brano come Che cos’è l’amore?

Questa canzone è nata in studio con Celo. Ho cominciato a suonare e un po’ mi è venuta questa domanda perché in realtà neanche io ho la risposta. Volevo qualcosa che potesse esprimere, anche a livello musicale, quell’emozione che vivi quando provi l’amore. Può essere di qualsiasi tipo, non solo relazionale. All’inizio non pensavo che l’avrei cantata io. Io conosco Estremo ormai da un bel po’ di tempo: abbiamo creato un set totalmente diverso dal mio. A me l’elettronica è sempre piaciuta e mi piaceva l’idea di far vedere anche un altro lato di me.

Nel titolo c’è un richiamo alla canzone di Capossela, no?

Sì, certo. Io non lo avevo pensato al momento. Mi sono avvicinata al cantautorato dopo. All’inizio, quando ero più piccola, ero in quella fase alternativa in cui mi distanziavo dalla musica italiana, tanto è vero che il mio primo EP è in inglese. Poi crescendo, ho cominciato a scrivere in italiano e ad ascoltare quelle canzoni che mi faceva sentire mia mamma. Da Vasco Rossi a Lucio Dalla.

Se la mia volontà era quella di aprirmi dovevo anche cominciare ad ascoltare tutto quel tipo di musica. Sicuramente questo brano porta alla luce diverse sfaccettature. Penso che quello del cantautorato sia un genere che sta risalendo nel mercato musicale e sono molto felice di questa cosa. È un brano che viene da lì, poi noi lo abbiamo spostato nell’elettronica.

NICOL, foto di Alessandra Trucillo

Come dicevi anche tu, sono fortemente incisive le sonorità del clubbing e dell’elettronica in questo pezzo. Pensi di essere uscita dalla tua comfort zone?

Per me la musica è un’esigenza, ma anche divertimento e scoperta. Penso che tutti noi cambiamo e abbiamo varie forme. Nella musica mi piace esprimere ogni parte di me. Sicuramente quella più intima è quella con la mia chitarra, nel cantautorato, però anche questo del clubbing è un lato di me che tenevo un po’ nascosto.

Come è nata l’idea?

Non nascondo che l’idea sia nata anche nel vedere un tour grande come quello a cui ho partecipato con Jovanotti. Mi piace che un artista sia poliedrico e che si espanda su più fronti, anche per garantire uno show completo. Io voglio costruire per il mio futuro la capacità di saper intrattenere il mio pubblico in più modi.

Che cosa ti ha insegnato l’esperienza con Jovanotti? Hai aperto tantissime sue date.

Tantissime cose, probabilmente non saprei elencarle tutte. Credo che quella principale sia stata proprio la sua energia che va al di là del palco. L’essere presente dal momento in cui metteva piede all’interno del palazzetto. Lui era presente per tutti quelli che ci sono. Letteralmente. Io ad esempio prima di un concerto faccio molta fatica a condividere il mio spazio perché sono in ansia o comunque ho bisogno di concentrazione.

Il fatto che lui riuscisse a dedicarsi a tutte le persone che aveva a fianco mi ha stupito moltissimo. Lui riceveva addirittura gli ospiti prima di salire sul palco. Questa cosa per me descrive una grande persona oltre che un grande artista. Lui per ognuna delle sessanta date poi garantiva lo stesso tipo di show, con la stessa energia, la stessa intensità per il suo pubblico. È sicuramente una cosa da cui imparare molto.

NICOL, foto di Alessandra Trucillo

Per citare una delle tue canzoni: Ritornerai?

Io mi sono trovata benissimo con Jova, mi ha dimostrato sin da subito una grande disponibilità e ospitalità. Quando ho fatto il primo soundcheck, mi ricordo Ale, lo stage manager, mi ha preso e mi ha detto: “Per me è come se tu fossi Lorenzo Cherubini, sei il mio artista”.

A me è scesa una lacrima, avevo l’ansia di dare fastidio, volevo creare meno scompiglio possibile. Ho trovato poi un pubblico incredibile. Mi emoziona il fatto che mi seguono ancora. Era bello vedere la prima fila affezionarsi mano a mano e imparare le canzoni.

Proprio per parlare delle tue canzoni: Come descriveresti il tuo EP, Giornate Umide, a qualcuno che non l’ha ancora ascoltato?

Giornate Umide è un un EP molto intimo. L’ho voluto presentare con una intro con la voce di Low Low dove si pone una domanda: una lotta interna, che ha ognuno di noi, credo. Ognuno la vive a modo suo, è l’intimità più profonda dell’anima. Io ho voluto presentarmi. Lo descriverei come un progetto intimo, sincero, profondo. Essendo ascoltatrice di musica, quando qualcosa è sincero mi arriva. Lo scopo, pubblicando musica non è quello di tenermela per me, ma di condividere le mie emozioni.

In Come mare ti interroghi sul “chi sei”. Tu chi ti senti, ad oggi?

Io ad oggi sono una ragazza che ha l’esigenza di comunicare qualcosa e che lo fa attraverso la musica e che ha bisogno di tempo. Le esperienze che ho fatto negli ultimi anni mi hanno aperto gli occhi su questa cosa. Io non voglio andare virale domani, ma il mio obiettivo è salire sui palchi per il resto della mia vita e cantare per le persone. Sono una persona che insegue questo sogno. La pazienza è molto importante, lasciare che le cose accadano ed essere pronti quando succedono.

Ti spaventa il tempo?

Sto cercando di dilatarlo il più possibile, essendo una persona ansiosa. Prima ne avevo molta di più, avevo paura del tempo che passava. Dicevo: “Ho quasi ventisei anni e non sono ancora…ecc”. In realtà non è così. Voglio godermi le cose che accadono. Essendo anche in un mondo in cui magari ti giri e il giorno prima l’artista era totalmente sconosciuto e poi va  virale una sua canzone su TikTok e esplode, allora ti rendi conto anche di quanto sia veloce questa cosa.

È difficile trovare una chiave di percorso step by step in una industria musicale che richiede tempi molto veloci e serrati.

Secondo me il tempo può essere dettato solo dalla musica. Poi giustamente ci sono pressioni anche esterne, però se hai qualcosa da comunicare lo fai uscire. Io sono molto concentrata sui testi e dal momento in cui ho qualcosa da dire è corretto che io esca.

NICOL, foto di Alessandra Trucillo

Tornando a Come mare, l’hai presentato a Sanremo Giovani. Che esperienza è stata?

È stato magico. Non nascondo che Sanremo è uno degli obiettivi che ho in testa. Avevo l’esigenza di portare quel messaggio: “Non può piovere per sempre, ma può piovere per settimane”. Mi è scattata una cosa che non mi era mai successa prima. È diverso salire su un palco davanti a un pubblico e salirci davanti alle telecamere. È più difficile, secondo me. Prima di salire sul palcoscenico mi sono detta: “Posso avere l’ansia di quello che voglio fare per il resto della mia vita?”. Ovviamente no. Anche se avessi sbagliato non avrei fatto nulla di male. È stata proprio una liberazione.

Anche ad Amici avevi quell’ansia?

Quando canto davanti a qualcuno cerco gli occhi degli altri, mentre davanti alla telecamera è più una questione di ricercarle dentro se stessi. Anche quello comunque è un esercizio. Io quando mi esibisco penso sempre a dare il meglio che posso.

Tornando al tuo EP, c’è una traccia a cui sei particolarmente affezionata?

Ritornerai. Tra l’altro è l’unico brano che ho inserito che è vecchissimo, il primo che io abbia mai pubblicato. Ho un rapporto di odio e amore con questo pezzo. Mi ha fatto capire il potere della musica. Non volevo scrivere per niente quel giorno e poi invece ho sentito una sensazione di liberazione. Da lì per me la musica è diventata un’esigenza.

Il brano è diventato anche colonna sonora della serie tv Netflix Adorazione, in cui partecipo anche come attrice. E poi mi ha portato anche a Fabri Fibra. Lui mi aveva conosciuta sentendo quella canzone e andando in studio da CanovA. Aveva sentito Viscere e ha voluto partecipare a quella canzone. È un brano molto importante per diversi motivi.

Citavi Fibra. Come è nata la vostra collaborazione? Lui poi era supervisore musicale di Adorazione.

Una storia assurda. Io non avevo ancora partecipato ad Amici. CanovA faceva queste dirette Instagram dove sentiva degli emergenti. Io mi collego e gli faccio sentire i miei pezzi e lui mi dice a sua volta di mandargli altre cose. Così gli mando una cartella e al suo interno c’era Viscere, scritta su un beat di Marvin’s Room di Drake.

Da lì lui vuole produrla. Nel frattempo vado in Puglia a fare la stagione come cameriera. Un giorno CanovA mi scrive che aveva due sorprese per me: la canzone prodotta e poi mega sorpresa sento l’ingresso di Fibra. Inizio a piangere quando lo sento sulla strofa.

E poi?

Sono entrata subito dopo in un gruppo WhatsApp con Fabri Fibra e CanovA dove  una delle prime cose che ha scritto lui era tipo: “Ciao Nicol piacere di conoscerti, spero di aver rispettato la tua canzone”. È stato incredibile. Ha sentito l’esigenza di scrivere qualcosa sulla traccia. Per me così nasce la musica.

E da li anche Adorazione.

Mi hanno inserito nella serie. Fibra era fissato con Ritornerai e anche il regista, Stefano Mondini, ne era rimasto colpito. Così ha deciso di farmi un provino e ha pensato che il personaggio di Arianna potesse essere giusto per me. Io non avevo mai fatto l’attrice in vita mia. Mi piacerebbe recitare anche in futuro, mi sono portata dietro tante cose da quell’esperienza, anche a livello musicale.

NICOL, foto di Alessandra Trucillo

Cioè?

Il cantautore non parla mai solo di se stesso. Io sin da piccola sono stata una persona che osserva molto quello che ha intorno. Nelle mie canzoni io non parlo solo di me. Quindi forse è anche questo che mi ha permesso di riuscire a recitare nella serie senza aver mai provato a farlo.

Il tema della sofferenza è tangibile nel brano. Che valore ha per te mostrarsi vulnerabili in un mondo che spesso richiede di essere super performanti?

Secondo me è l’unica cosa che ci permette di connetterci umanamente. Io non saprei vivere in un altro modo, onestamente. È anche per questo che faccio musica. Quando mi presento a qualcuno magari non tiro fuori questo lato di me, ma la musica lo fa e mi permette di connettermi agli altri. Per me ha un valore importantissimo perché è quello che ti permette di essere qualcuno in mezzo agli altri e non qualcuno e basta.

A proposito di rischi, Correre ne è l’inno per definizione. Qual è il rischio più grande che ti sei presa?

Credo che il rischio più grande, per come me la vivo io, sia innamorarsi. Perché è un potere grande. Ti metti nelle mani di qualcuno dandogli il potere di fare di te ciò che vuole. Secondo me è il rischio più grande è che l’amore ha il potere di farti stare sopra le stelle, ma anche sotto terra.Non intendo solo innamorarsi in una relazione, ma di qualsiasi cosa. L’amore è il rischio più grande che voglio correre, perché non saprei vivere senza.

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