Sfera Ebbasta: «Tutto cambia, nulla resta uguale. Ma so sempre da dove vengo»
Il rapper di Cinisello è l’italiano più ascoltato su Spotify nel 2025. In questa intervista esclusiva ci ha raccontato segreti e aspettative
“Tutto cambia, nulla resta uguale”. L’attacco della hit Bottiglie Privè di Sfera Ebbasta del 2020 sembra scritto per questa storia. Dieci anni fa diventava virale il video di un trapper vestito con uno stile diventato inconfondibile, seduto su una volante della polizia tra i palazzoni di Cinisello Balsamo, il paese dell’hinterland milanese da cui proveniva. Poi l’inquadratura si spostava all’Arco della Pace, dove lo stesso ragazzo appariva su una limousine. Un’immagine potente, così come il magnetismo e il flow diretto, capace di raccontare con poche parole desideri e frustrazioni di chi veniva dal quartiere Crocetta di Cinisello. Ma in fondo di chiunque venisse dalla periferia italiana. Il video era quello di BRNBQ, estate 2015. Da allora, per Gionata Boschetti (classe 1992) tutto è cambiato, tranne la sua capacità di fotografare la realtà che vive.

Direttore creativo: Pierfrancesco Gallo
Ass. Fotografo: Filippo Moscati
Stylist: Gaia Dallorto
Ass. Stylist: Federica Belalba e Francesca Amanunta
Make up artist: Gaia Dellaquila
Producer: Nicholas Luca
In dieci anni, Sfera ha collaborato con Quavo (Cupido), J Balvin (Baby), Future, Offset e Rich The Kid. È stato giudice a X Factor nel 2019 e a settembre è stato l’unico ospite italiano sul palco di due date di Drake a Milano. Anche quest’anno è l’artista più ascoltato su Spotify Italia (è la quinta volta). Per celebrare i dieci anni di carriera, pochi giorni fa ha pubblicato XDVR ANNIVERSAR10 con due inediti dell’epoca, Prega X Noi e Orologi, e ha lanciato $€LEBRATION, un progetto artistico che culminerà negli show del 23 giugno all’Allianz Stadium di Torino e dell’8 e 9 luglio a San Siro.
Il 2025 è stato anche l’anno del joint album con Shiva, altro peso massimo del rap game. «Una collaborazione naturale: abbiamo molte cose in comune», racconta Sfera nello studio milanese, dove scattiamo le foto del servizio.
L’intervista a Sfera Ebbasta
Perché qualsiasi cosa pubblichi finisce (quasi sempre) al primo posto?
La mia musica potrebbe essere definita superficiale, anzi qualcuno sicuramente la definisce così. Io utilizzerei però un altro termine: semplice. Così che possa arrivare a tutti: sia ai ragazzi, agli adulti e ai bambini. Credo che la mia forza sia lì: riuscire a dire in poche parole concetti veritieri. Poi ho sicuramente una fanbase molto accanita: qualsiasi cosa io pubblichi, hanno voglia di ascoltarla.
Una fanbase però va costruita e mantenuta.
Sì, certo. Ma devo davvero ringraziare i miei fan che mi difendono parecchio.
Immagino che tu lavori molto per arrivare a questa semplicità dei testi.
Scrivo di getto, senza schemi. Però a volte un pezzo resta in dubbio fino all’ultimo. Capita che ci gasiamo tutti e poi all’improvviso io non sia più convinto. Sono molto critico con me stesso, anche se può sembrare che tutto nasca in cinque minuti, io ci lavoro sopra tantissimo.
Perché sono usciti ora Orologi e Prega X Noi?
Perché il primo era stato spoilerato ai tempi e io ero irremovibile: se usciva qualcosa in modo illegale, non sarebbe mai stato pubblicato ufficialmente. Poi, col tempo, mi sono dovuto adeguare a questa cosa. L’altro, invece, non era proprio mai uscito. E mi piace ascoltare questi pezzi, per quanto possa pensare oggi che siano da migliorare, per la tecnica di registrazione e per l’uso della mia voce. Mi sembra che siano di un altro, ma mi piace!
Ti manca qualcosa di quei tempi?
Forse la sensazione della prima volta: il primo disco d’oro, la prima foto chiesta per strada, il primo feat. importante. Ma non tornerei mai indietro.
Nei testi di X2DVR del 2023 però c’era una certa malinconia: sei d’accordo?
Non desidero tornare al passato, anche se ogni tanto passo da Cinisello a salutare il mio amico Vito. So perfettamente da dove vengo e voglio ricordarlo. Nonostante alcune scelte possano sembrare avermi allontanato, come la televisione o alcuni featuring. XDVR per me è proprio un manifesto delle mie origini, che ripubblico per i fan più storici.
XDVR ANNIVERSAR10 sembra mettere un punto: dopo cosa vuoi fare?
Ho tante idee e tanta musica da produrre. Ci tenevo a creare una piccola parentesi musicale di festa.

Che momento è per la trap nel mondo secondo te?
Penso sia un genere che ha assunto talmente tante sfumature per cui è difficile dare una risposta. Certo, 10 anni fa qualsiasi cosa uscisse con un sound minimamente trap andava bene. Oggi è difficile stupire il pubblico.
Ma non pensi sia in un momento di stallo?
Dipende dalle canzoni. Il mio ultimo album solista X2DVR era trap ed è andato molto bene. Penso il mio miglior debutto nel giorno d’uscita.
Allargando il discorso al rap, a inizio novembre non c’erano pezzi hip hop nelle prime 40 posizioni della Billboard Hot 100.
Negli Stati Uniti il discorso è sicuramente diverso, però a me pare che quando di recente sono usciti dei progetti validi di miei colleghi in Italia siano andati benissimo, come Geolier o Ernia. Ormai il genere non esiste più perché è troppo mischiato.
Tu cosa stai ascoltando ora per esempio?
Sono in fissa con una playlist di city pop giapponese anni ‘90 che mi rilassa molto. Oppure se sono in macchina con i miei amici ascoltiamo trap o anche… Claudio Baglioni!
I tuoi amici sono rimasti gli stessi di un tempo?
Direi di sì, anche perché la maggior parte di loro è entrata nel mio team di lavoro.
Con Charlie Charles, prima eravate una coppia inossidabile, ora in che rapporti siete?
Lui per me è come se fosse parte del team. È nella produzione di due dei pezzi che sono andati di più nel mio album X2DVR, 15 piani e Anche stasera. E poi, anche se non ha prodotto Santana Money Gang, è stato comunque molto partecipe alla realizzazione.

Ti interessa ancora arrivare all’estero?
Sì, ma è cambiato il modo. Prima si cercava il grande featuring tramite i manager. Oggi è tutto più diretto: ha senso creare connessioni reali, magari con artisti più piccoli o con un network più allargato. Arrivare all’estero solo con la musica è difficile per la barriera linguistica, ma mi interessa ancora molto.
In che modo?
Adesso per esempio vado a Miami solo per ispirarmi: se incontro qualcuno di rilevante in ambito musicale bene, altrimenti pace. Non sono più fissato. Una volta avrei fatto di tutto per condividere il palco con Drake. Ora è successo naturalmente. E sono spesso gli artisti stranieri a cercarmi.
Com’è nato il suo invito sul palco?
Ci eravamo già visti a Toronto e a Los Angeles. A Milano ci siamo beccati a cena e mi ha buttato lì l’idea.
Ti stai aprendo anche al Giappone, per esempio.
Mi sono esibito al 1 Oak di Tokyo: 300 persone, soprattutto italiani e qualche giapponese. Sono davvero curioso di scoprire nuovi artisti.
Arrivare in alto può diventare un limite?
Un limite no, però può essere decisamente stressante. Più sali, più tutto diventa impegnativo ed è difficile ovviamente accontentare tutti.
Vivi bene il giudizio degli altri?
Non sempre. Sarebbe falso dirlo. È una questione di equilibrio e di squadra. Credo di vivermela abbastanza bene, penso sia una questione di carattere. Ma dipende dai giorni, a volte sono insopportabile con il mio manager Shablo e gli chiedo: «Ma come è possibile che proprio io sia arrivato qui?». Altre volte sono la persona più soddisfatta della terra.
Sanremo: cosa dovrebbe succedere per vederti su quel palco?
Mi sentirei fuori luogo. Ho fatto un altro percorso. È una competizione che non fa per me! Come ospite, mai dire mai.