Interviste

Sofia Carson, una stella fra cinema e musica

Dagli esordi nel mondo Disney a una carriera musicale che vanta collaborazioni da Andrea Bocelli a Jimin: a tu per tu con una delle più versatili nuove star americane

Sofia Carson, una stella fra cinema e musica
Autore Federico Durante
  • IlAgosto 8, 2025

C’è qualcosa di profondamente “classico” nello stile e nei modi di Sofia Carson. È l’insieme di quell’eleganza, quel portamento, quell’eloquio brillante e misurato, quel carisma discreto che – più che le sue colleghe contemporanee – ricorda istintivamente le icone degli anni d’oro di Hollywood: non per niente due suoi grandi riferimenti sono Audrey Hepburn e Sophia Loren (da cui prende il nome).

L’aura da diva senza tempo è in realtà il punto d’arrivo di un percorso iniziato in modo assai contemporaneo, ovvero in quella fucina di nuove star che è il mondo Disney. Sofia Carson infatti appare nei primi tre film della fortunata saga fantasy Descendants. Il trampolino di lancio verso produzioni più mature è stato Netflix, con cui ha realizzato sei film a partire dal 2020, fra cui successi come Purple Hearts e Carry-On (fra i lungometraggi più visti di sempre sulla piattaforma), oltre al recentissimo My Oxford Year, disponibile dal 1° agosto.

Benché – a differenza di altre ex star disneyane come Miley Cyrus e Olivia Rodrigo – Sofia Carson si sia mantenuta più vicina al mondo del cinema, la sua carriera musicale non è da meno. La colonna sonora di Purple Hearts (da lei interamente co-scritta e interpretata) è la più streammata di sempre fra i film originali Netflix, e il suo curriculum vanta collaborazioni con Andrea Bocelli, Jimin dei BTS e la leggendaria songwriter Diane Warren.

Aggiungeteci l’impegno filantropico a favore dell’Unicef e avrete il profilo di una delle più versatili nuove star americane. L’abbiamo incontrata a Milano per un’intervista e uno shooting esclusivo.

Sofia Carson

L’intervista a Sofia Carson

Com’è stata la tua formazione musicale? Quando e come ti sei avvicinata allo studio della musica?

Mia mamma dice che cantavo e ballavo prima ancora che imparassi a camminare. Da che ho memoria, la musica è sempre stata un modo per esprimermi. Presi la prima lezione di danza a tre anni e da lì iniziai a cimentarmi in diversi stili, dal balletto al jazz. Mi innamorai della danza e della disciplina che implica.

A 9 anni iniziai a prendere lezioni di pianoforte e, verso gli 11 anni, anche di canto con una cantante d’opera di origine cubana che viveva a Miami. Ancora adesso mi esercito diverse volte alla settimana con Eric Vetro (noto vocal coach, ndr), nel canto sia classico che contemporaneo.

Recentemente hai collaborato con Jimin dei BTS sulla sua Slow Dance, di cui esiste anche un bel video live girato su un rooftop a Seul. Quali sono state le reazioni dei vostri rispettivi fan? E ti intimoriva l’idea di mettere piede in un mondo musicale totalmente diverso come il K-Pop?

È stata una collaborazione entusiasmante. Il team di Jimin mi ha contattata dopo che lui ha visto il film Purple Hearts (oltre ad esserne protagonista, Sofia ha anche co-scritto e interpretato le canzoni della colonna sonora, ndr). Ha sentito la mia voce e la voleva nella sua canzone. Ho avuto la fortuna di poter andare a Seul per registrare quel bellissimo video live.

È bello essere parte dell’album di Jimin ed essere entrata in un mondo musicale che non avevo ancora esplorato. La mia non è stata una carriera musicale tipica: mi sono cimentata in un’ampia varietà di generi. Slow Dance è un bellissimo pezzo: è una canzone pop, ma con un particolare gusto soul e R&B. I fan l’hanno subito amata, e oggi conta centinaia di milioni di stream.

Sofia Carson - intervista - 4
Sofia Carson con total look Brunello Cucinelli

Hai uno stretto rapporto con la famiglia Bocelli: hai cantato dal vivo e in studio sia con Andrea che con Matteo, in diverse occasioni. Come vi siete conosciuti? E cosa ti hanno dato queste collaborazioni su un piano artistico e personale?

Lo dico senza esagerare: cantare con Andrea Bocelli è stato la realizzazione del sogno di una vita. Da piccola ascoltavo Vivo per Lei e ricordo bene che già allora pensavo che, se fossi mai arrivata a cantare con lui, avrebbe significato che ce l’avevo fatta.

Ho conosciuto Matteo anni fa tramite suo fratello: abbiamo subito parlato di collaborazioni, finché nel 2024 – quando mi trovato a New York per girare The Life List – mia mamma ha ricevuto una chiamata dal team di Andrea Bocelli per invitarmi a cantare al suo concerto in Toscana per i trent’anni di carriera (al Teatro del Silenzio a Lajatico, ndr) e anche nel suo album Duets. Lui non sapeva ancora che io adoro Audrey Hepburn, e il fatto che avesse scelto di fare proprio Moon River, la canzone che lei canta in Colazione da Tiffany, era fantastico.

Insieme abbiamo poi registrato due brani e cantato in giro per il mondo, compreso il Madison Square Garden. Tutto questo è un grandissimo onore.

«Cantare con Andrea Bocelli è stato la realizzazione del sogno di una vita»

Il tuo nome completo è Sofia Lauren e sembra che tu venga spesso in Italia: quali aspetti della diva italiana ami particolarmente? E in generale com’è il tuo rapporto col nostro paese?

Poco prima che mia mamma fosse incinta, Sophia Loren ricevette l’Oscar alla carriera. Lei pensò che, se avesse avuto una figlia, l’avrebbe chiamata Sofia. Il mio secondo nome, Lauren, viene da mia nonna. Così il mio nome completo è un omaggio a Sophia Loren. Ho sempre ammirato la sua eleganza, il suo essere senza tempo.

In Italia ho sempre fatto belle esperienze, dal rapporto con la famiglia Bocelli alle Fashion Week. La bellezza della cultura italiana è qualcosa di molto speciale, e in quanto latina mi sento naturalmente legata ad essa.

E che legame hai con le tue origini colombiane? Per esempio canti in spagnolo di tanto in tanto.

Sono nata e cresciuta a Miami. Sin da piccola ho ascoltato molto Elvis, i Beatles, Frank Sinatra, ma allo stesso tempo artisti ispanici come Luis Miguel e Ricardo Arjona. È anche quella musica ad avermi reso l’artista che sono oggi. Rivendico con orgoglio la mia identità latina in ogni film che faccio, a volte appunto cantando in spagnolo.

Sofia Carson - intervista - 9
Sofia Carson con total look Brunello Cucinelli

Sei una fiera ambassador dell’Unicef. Con loro sei andata in paesi come Brasile e Tanzania. Che ricordi hai di quelle esperienze?

Si tratta del ruolo più importante della mia vita. Per ogni opportunità che ho avuto nella mia carriera c’è stata anche la grande responsabilità di far sentire la mia voce, e ho scelto di usarla per amplificare il lavoro dell’Unicef e la voce di quei bambini e di quelle giovani donne in giro per il mondo che non hanno una “piattaforma” di quel tipo.

Sono andata in Brasile nel 2019 e mi ha molto toccata l’incontro con le donne che beneficiano del lavoro dell’Unicef. Le loro storie mi raccontavano che l’accesso all’educazione non è solo qualcosa che gli cambia la vita: gliela salva letteralmente. Questo ha ulteriormente rafforzato la mia convinzione circa l’importanza del mio impegno per le giovani donne.

Oggi negli USA e nel resto del mondo assistiamo a una crisi perché sono stati tagliati significativamente i finanziamenti all’Unicef. Questo mette a rischio le vite di milioni di bambini. Per questo ora è più importante che mai che io usi la mia voce per loro. Viviamo in un mondo in cui tutto è molto politicizzato, ma non capisco come salvare la vita di un bambino possa essere visto come un atto politico: è un atto di umanità.

Da dove viene questa tua passione per i diritti umani?

Penso che provenga da mia madre e mia nonna. Per esempio una volta mia nonna mi portò a visitare un centro di accoglienza per donne vittime di violenza. Ricordo che c’erano anche bambine di 10 o 11 anni, la mia stessa età di allora. Incontrai una giovane ragazza di nome Maria che era rimasta incinta dal figlio del suo patrigno. Questo mi cambiò la vita, capii che avrei dovuto fare qualcosa a mia volta.

Quando poi ho avuto un discreto successo nell’industria cinematografica, mi è stato subito chiaro che avrei dovuto usare la mia voce. Mia mamma fa sempre l’esempio di Audrey Hepburn, che non solo è stata una delle icone più amate di Hollywood ma anche lei ha offerto la sua voce all’Unicef e ai bambini. Per me lei rimarrà sempre un faro per il tipo di carriera che voglio avere.

Sofia Carson - intervista - 2
Sofia Carson con total look Batakovic e stivali Paris Texas

Film come Purple Hearts, Carry-On e The Life List hanno avuto un grande successo e mi pare che Netflix abbia svolto un ruolo importante nella tua evoluzione dal mondo Disney a produzioni più mature. Raccontaci com’è avvenuto questo passo in avanti nella tua carriera.

Il mio rapporto con Netflix è cominciato nel 2019, quando abbiamo girato Feel the Beat, che ha dato inizio a una serie di sei progetti che abbiamo realizzato insieme. Purple Hearts ha consolidato questo rapporto perché il film ha largamente superato le aspettative.

Per quel film ero anche produttrice, nonché compositrice della colonna sonora. Sono grata a Netflix per aver riposto fiducia in me non solo come attrice ma anche come “decision maker”. È un bel ruolo e lo prendo molto seriamente.

Un interessante “case study” del tuo equilibrio fra cinema e musica è la colonna sonora di Purple Hearts, che hai co-scritto e interpretato interamente e che è diventata la soundtrack con più stream fra quelle targate Netflix. Come ci hai lavorato?

È stata la prima colonna sonora a cui abbia mai lavorato. L’ho scritta insieme a Justin Tranter, secondo me uno dei più grandi songwriter del nostro tempo. Abbiamo fatto tutto nel giro di una settimana, perché non avevamo un grande budget.

Ero terrorizzata, ma è stata un’esperienza profonda e catartica. Scrivere un’intera colonna sonora non è una sfida da poco. È stato incoraggiante vedere l’impatto che quella musica ha poi avuto sulla gente. Mi sono sentita riconosciuta come artista e storyteller.

E cosa ci dici sul nuovo film My Oxford Year, appena uscito?

È bellissimo film d’amore, in senso classico. Anna e Jamie si innamorano di un amore inaspettato, che li trasforma e gli insegna che la vita è troppo breve per non essere vissuta nella gioia e nell’appagamento. I protagonisti si innamorano grazie alla lingua comune della poesia: citano spesso Alfred Tennyson, autore della celebre massima “è meglio avere amato e perso che non avere amato mai”.

Questa frase riassume bene lo spirito del film, e spero che sia ciò che rimane agli spettatori dopo aver attraversato i sogni di Anna e Jamie.

Qual è il tuo rapporto col mondo della moda? Per esempio sei stata ambassador di Valentino.

Ho sempre visto la moda come una forma di storytelling, come un modo per raccontare al mondo chi è Sofia Carson. Dai red carpet alle apparizioni alle Fashion Week, sfrutto ciascuno di questi momenti di visibilità per raccontare una storia.

Amo la moda, è una bellissima forma di espressione di sé. E ho grande stima per il sapere artigianale che porta con sé. Ricordo che da bambina sfogliavo le riviste di moda con mia nonna per vedere le foto delle sfilate di Elie Saab o Valentino. Sono fortunata ad avere oggi la possibilità di indossare alcuni dei migliori pezzi di haute couture, che per me sono vere e proprie opere d’arte.

«Ho sempre visto la moda come una forma di storytelling»

Hai pubblicato il tuo primo album ufficiale nel 2022. È in cantiere un nuovo disco?

Al momento posso solo dire che da qualche mese sono al lavoro su nuova musica. È un progetto che mi entusiasma molto e non vedo l’ora di condividerlo con tutti.

È chiaro che hai un legame molto stretto con tua madre. Quali sono le lezioni di vita più preziose che ti ha trasmesso?

Sono la figlia più fortunata del mondo: mia madre è una donna straordinaria e tutto ciò che sono lo devo a lei. È la mia bussola. Nessuno mi ha protetta come lei. E mi ha insegnato innumerevoli cose, imparo da lei ogni giorno. Ma la lezione più bella è il senso di gratitudine: lei vive ogni giorno come se fosse il primo, è grata per ogni singolo momento. Capire quanto sia prezioso ogni momento cambia il modo in cui vediamo la vita: cerco di ricordarmelo tutti i giorni.

Sofia Carson - intervista - 8
Sofia Carson con total look Dolce & Gabbana
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