Il manager di Achille Lauro spiega la posizione sulla vicenda Elektra/Sony
In questa intervista esclusiva, Angelo Calculli vuole chiarire alcuni punti, in primis il contratto e i rapporti con le discografiche di Achille Lauro
Neanche un mese fa (il 17 febbraio) è stata data notizia che Achille Lauro era diventato direttore creativo di Elektra Records Italia, prestigiosa etichetta all’interno della famiglia Warner. Veniva comunicato anche che i progetti a nome Achille Lauro sarebbero usciti sotto la stessa etichetta con un accordo di licenza. Ma nella stessa giornata, come vi avevamo raccontato, Sony ha divulgato un comunicato dove specificava che “Achille Lauro ha in essere un contratto di esclusiva con Sony Music per ogni sua pubblicazione discografica”.
Il manager di Lauro, Angelo Calculli, oggi ha voluto specificare in un’intervista esclusiva a Billboard Italia alcune questioni relative alla vicenda e noi daremo la possibilità a Sony Music Italia di replicare.
«Premetto che sono in corso trattative tra i legali della De Marinis e della Sony e quindi molte questioni verranno affrontate in altra sede», racconta Calculli. «Ma quello che mi dà fastidio è che potrebbero essere state riportate delle informazioni inesatte alla Sony UK e alla Sony USA che controllano rispettivamente il mercato europeo e globale. Lauro ha inviato personalmente due lettere alla Sony UK e alla Sony USA per chiarire come stanno le cose. Per esempio, anche nei comunicati stampa la Sony Italia non ha mai specificato che si trattava di un contratto di licenza e basta, e che il contratto non è sottoscritto tra Lauro e Sony ma tra la società De Marinis e Sony. Società che comprende la mamma di Lauro e lui stesso e che gestisce i diritti d’immagine».
Con Warner Music invece ha firmato un contratto diverso?
«Il contratto con Warner Italia è firmato da Lauro in persona per l’etichetta Elektra Records ma sempre in licenza. Non è un artista in cast nemmeno lì. Con Sony, Lauro aveva firmato un contratto collaterale con garanzia di buy out: ovvero un contratto che prevede una garanzia economica a sostegno del contratto stesso firmato dalla De Marinis».
Warner ha acquistato la licenza del catalogo degli album vecchi di Lauro fino a Ragazzi Madre: lui riarrangerà i pezzi vecchi?
«È stato firmato un accordo di distribuzione del catalogo in licenza con Warner. Lo ha detto anche Lauro stesso (all’anagrafe Lauro De Marinis): “Sto riarrangiando alcuni brani che hanno segnato la mia ascesa riproponendoli in una chiave eterna. Lavorerò anche ad un Greatest Hits dove inseriró tutti i brani che mi hanno permesso di arrivare fino al punto in cui sono oggi” » .
Ma Sony possiede quei brani comunque?
«Sony ha solo in licenza gli album Pour l’Amour e 1969. Oltre ai singoli 1990 e Me Ne Frego. Fino al 2025/2027 restano a loro. Gli altri no».
Uscirà un nuovo album con Warner?
«A brevissimo uscirà un nuovo singolo, poi un bel progetto curato da lui in qualità di direttore creativo con tutti gli artisti emergenti, che potrebbe intitolarsi Elektra Light. Sicuramente entro la fine del 2020 uscirà l’album con Warner o meglio Elektra Italia. Per noi è importante avere un respiro internazionale».
Tornando ai dissapori, hai detto che in Sony non era stato accolto bene nemmeno Rolls Royce, il brano in gara al festival di Sanremo 2019.
«Sì, dissero che lui doveva rimanere un artista trap. Non hanno compreso la creatività di Lauro e la sua capacità di spaziare tra i generi e il fatto che non sia classificabile».
Hai riferito che non erano contenti nemmeno di Me Ne Frego e della proposta della performance artistica sul palco dell’Ariston di quest’anno.
«Ah, su quello ci hanno detto che a Sanremo avremmo avuto problemi e rischiavamo di essere considerati blasfemi. In generale, noi non siamo mai stati apprezzati e sostenuti nelle strategie. Per esempio, noi eravamo contrari a fare gli instore. Non ci piacciono e secondo noi non piacciono nemmeno ai ragazzi. Abbiamo chiesto di valutare delle alternative, per esempio avremmo voluto andare in giro in autobus oppure andare direttamente sulle spiagge a far sentire la nostra musica. Dovevamo essere sostenuti nelle nostre scelte invece così non è stato. Tanto è vero che quando abbiamo organizzato il Flower Party per il singolo 1969 è andata benissimo ma avevamo portato noi l’idea».
Quale era il problema principale quindi?
«Che noi siamo stati trattati come fossimo in cast quando eravamo solo in licenza. Se sei un artista in licenza tu fai la tua opera, la consegni e basta. Per il marketing la casa discografica dovrebbe semplicemente accettare o meno le idee che arrivano e mettere a disposizione un budget. Noi invece abbiamo subìto le decisioni dall’alto e ci siamo dovuti adattare. In più non c’è mai stata una rendicontazione della spesa da parte loro. Come facevamo a sapere quanto avevano investito per un cartellone e se avevano scelto il preventivo più basso? Ma il problema vero è solo uno, non tutti gli artisti sono trattati allo stesso modo».
Ma c’è stato un cambio di atteggiamento? So di dirigenti che lo portavano in palmo di mano…
«Sono tutte brave persone prese singolarmente e anche seri professionisti. Il problema sono le scelte e le strategie. Perché non si viene a capo delle proposte? Perché tenere un artista che da te non vuole più stare?»
C’era un’altra questione che ti stava a cuore specificare: il fatto che non sia vero che sia stata la Warner a rubarvi a Sony?
«Proprio così. Marco Alboni, direttore di Warner, non mi ha mai fatto una proposta. Mai. Sono stato io ad andare da lui e a chiedergli se voleva firmare Lauro. Posso giurarlo su qualsiasi cosa».
Altre case discografiche si sono avvicinate a Lauro, soprattutto durante il festival di Sanremo?
«Durante il festival abbiamo ricevuto molte proposte ma nessuna da parte della Warner con cui eravamo già in contatto per il lavoro su Nahaze, la rapper che ha ottenuto ottimi riscontri in Italia e all’estero, e in un secondo momento per la trattativa per il contratto da direttore artistico di Elektra di Lauro. Ma tutto questo non c’entra con il contratto di licenza di Lauro».
Quando è uscita l’idea del contratto quindi?
«Una sera a cena sono stato io a dire ad Alboni: ma perché non vuoi fare una proposta anche tu? Per me quella è la casa discografica migliore perché è come una sartoria non è un’industria fredda. Ha pochi artisti, li cura bene. Per noi Marco è un presidente che si sporca le mani. Ah, tra l’altro, Nahaze, che oggi conta più di 8milioni di streams e views totali, era stata rifiutata da Sony».
Hai detto che il punto più basso dei rapporti tra voi e Sony lo avete raggiunto proprio a Sanremo?
«Semplicemente loro non c’erano con noi. E questa la dice lunga sul fatto che Lauro era gia fuori da Sony. E c’è infine un’ultima cosa che vorrei rendere nota ed è il fatto che loro abbiano detto che hanno appreso la notizia del nostro allontanamento dai giornali. C’eravamo già scambiati diverse mail sulla questione, ecco quello per me è piuttosto assurdo».