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Buon compleanno Record Kicks! 15 anni di groove internazionale

Il fondatore di Record Kicks, Nicolò Pozzoli aka Nick Recordkicks, racconta com’è nata l’etichetta e come si arriva dalla passione per il groove alla candidatura ai Grammy Awards

Autore Eleonora Lischetti
  • Il31 Luglio 2018
Buon compleanno Record Kicks! 15 anni di groove internazionale

Nick Recordkicks - foto di Tim Schnetgoeke - Record Kicks

Di base a Milano ma con radici in tutto il mondo, la label Record Kicks compie 15 anni. Il suono esplosivo della scena di oggi, come recita il loro motto, fa da etichetta ed editore ad artisti della scena funk, soul, rare grooves, acid jazz e lounge. Abbiamo incontrato il fondatore Nicolò Pozzoli aka Nick Recordkicks per fargli gli auguri e farci raccontare com’è nata l’etichetta e come si arriva dalla passione per il groove alla candidatura ai Grammy Awards.

I Calibro 35 fanno parte del roster di Record Kicks
I Calibro 35 fanno parte del roster di Record Kicks

Quindici anni di Record Kicks: come ci si sente ad aver raggiunto un traguardo simile?


Sono molto fiero di essere ancora qui dopo quindici anni con immutata passione e dedizione. Il mercato discografico indipendente non se la passa benissimo e il fatto di esserci ancora è un motivo di vanto. Ad essere sincero, poi, non me ne sono neanche accorto che sono passati tutti questi anni: il tempo è volato.

Avresti mai immaginato, in quel 18 maggio 2003, che i tuoi artisti sarebbero arrivati a sfiorare un Grammy Award?


Se mi avessero detto che, un giorno, saremmo diventati gli editori della title track di un album di Jay-Z avrei pensato ad un errore di persona. Il brano in questione è 4:44, che altro non è che Late Nights And Heartbreak dei nostri Hannah Williams & The Affirmations. Dopo una lunga trattativa sull’utilizzo dei diritti con Roc Nation ci siamo ritrovati candidati agli ultimi Grammy Awards come Song of the Year contro Despacito e Bruno Mars. Il fatto di esserci arrivati è incredibile! Ed è, di fatto, oltre che un premio un riconoscimento al percorso fatto da Record Kicks.

Qual è stata la spinta che ti ha convinto a fondare l’etichetta?

Ho sempre avuto una passione per la musica indipendente e le sottoculture musicali inglesi. Nel 2003 ho pensato che ci potesse essere spazio per una label che si occupasse di musica black anche da noi. Sin dal primo giorno l’obiettivo dell’etichetta è stato quello di puntare i riflettori sulla nascente scena retro soul/funk e sulle band contemporanee, andandole a scovare letteralmente ai quattro lati del globo. La prima uscita della Record Kicks è stata una compilation, SoulShaker. Il motto della label, “The Explosive Sounds of Today’s Scene” deriva da lì.

Record Kicks è un’etichetta molto settoriale: perché la scelta di occuparsi esclusivamente di funk, rare groove, soul e così via?


Perché questa è la musica che mi appassiona: sono un collezionista di questi dischi da oltre vent’anni. Il fatto di essere un’etichetta specializzata è stata la salvezza di Record Kicks. Nel corso di tutti questi anni siamo riusciti a costruirci un pubblico di affezionati in tutto il mondo che segue le nostre uscite. Siamo stati in grado di costruire un catalogo coerente di musica black a 360 gradi, pubblicando oltre 150 uscite funk, soul, afrobeat, reggae e jazz costruendoci una credibilità sulla scena internazionale. In realtà, se ci pensi bene, non è nulla di nuovo: cerchiamo di fare nel nostro piccolo quello che succedeva in passato con etichette mitiche come la Blue Note o la FANIA, un marchio di garanzia per i fan.

Come scegliete quali autori o artisti prendere sotto la vostra ala?

È per prima cosa una scelta di cuore. Dobbiamo innamorarci di un disco o di un progetto. Passata questa prima fase di “sbornia” cerchiamo di capire quali sono le esigenze degli artisti e se è possibile fare un percorso per raggiungere gli obiettivi comuni. Questo è un punto altrettanto fondamentale per me: alla Record Kicks si lavora insieme. Abbiamo poche uscite l’anno ma cerchiamo di lavorarle al meglio. Per il genere musicale trattato ci troviamo a lavorare principalmente con band straniere. L’unica eccezione al momento sono i Calibro 35, un progetto molto speciale perché suona allo stesso tempo italianissimo – con riferimenti a Umiliani o Morricone – e super internazionale.

Quali sono i compiti che una buona etichetta dovrebbe svolgere per i suoi artisti?


Penso che una buona etichetta indipendente debba cercare di supportare i propri artisti a 360 gradi. Ci siamo trovati a lavorare con band al primo disco che non avevano idea di tutti i meccanismi dietro a un’uscita discografica o ai passi da fare. Potrebbe sembrare scontato ma penso che il know-how che racchiudono le etichette indipendenti – specialmente quelle che iniziano ad essere vecchiotte come la Record Kicks – sia il motivo per cui la loro esistenza ha ancora molto senso al giorno d’oggi.

Cosa significa per Record Kicks nel 2018 essere un’etichetta indipendente? E l’accezione del termine è cambiata rispetto a 15 anni fa?

È molto semplice: essere un’etichetta indipendente vuol dire cercare di fare qualcosa di speciale, indipendentemente dal proprio mondo di riferimento o dal genere trattato. Significa portare avanti, con dedizione ed impegno, quella che io vedo come una vera e propria missione. Purtroppo l’accezione del termine è cambiata molto negli ultimi anni: devo ammettere che ho una visione old school della cosa. Per come la vedo io, la differenza tra etichette indipendenti e major non può ridursi ad una mera questione di budget a disposizione. Dovrebbero essere diverse le finalità, il messaggio e i processi. Oggi, prima si analizzano le community, i trend e la capacità di comunicare degli artisti, e la musica passa in secondo piano. Si privilegiano i canali sicuri per puntare al massimo risultato con il minimo sforzo. Purtroppo noto questa tendenza anche nelle etichette indipendenti che ha come risultato inesorabile un appiattimento generalizzato dell’offerta musicale.

copertina compilation record kicks

Per l’anniversario vi siete regalati una super-compilation: 15 brani per 15 artisti che ripercorrono la storia della label.


L’idea era quella di non limitarci a fare la solita compilation riassuntiva: ci voleva qualcosa di speciale. Per questo la metà dei brani presenti nella tracklist sono brani nuovi o inediti. Ci sono i nuovi singoli di The Devonns da Chicago e i Faithful Brothers da Tel Aviv. C’è il meglio del roster attuale della label, intervallato da classici che hanno segnato la nostra storia. Abbiamo stampato una serie di gadget celebrativi e festeggeremo con tre grandi party che si terranno a Londra, a Parigi e a Milano a novembre. Per ora non posso ancora dirvi nulla… ma vi invito a tenere un occhio sui nostri siti per i dettagli!

Mi dici tre artisti che avresti voluto sotto Record Kicks?

Domanda difficilissima: mi butto sui miei preferiti all-time e ti dico The Impressions, Fela Kuti e Lee “Scratch” Perry. Mica male come roster, no?

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