Universal Music Italia: intervista al presidente Alessandro Massara
Alessandro Massara è presidente di Universal Music Italia. Approdato nella major una decina di anni fa, dirige oggi la divisione italiana della più grande casa discografica del mondo. Abbiamo parlato con lui delle evoluzioni del mercato e anche dei suoi gusti musicali personali
Alessandro Massara è presidente di Universal Music Italia. Approdato nella major una decina di anni fa, dirige oggi la divisione italiana della più grande casa discografica del mondo (fonte Music Business Worldwide). Abbiamo parlato con lui delle evoluzioni del mercato in questa fase storica, sui progetti più rilevanti di casa Universal in queste settimane e anche dei suoi gusti musicali personali.
Voglio partire da una tua bella e coraggiosa dichiarazione fatta un anno fa alla stampa proprio riguardo alla musica: “L’Italia è un Paese per vecchi, dove non c’è spazio per le nuove leve”. Noi di Billboard però stiamo dando un segnale, il nostro direttore è addirittura un under 30…
Molto bene! E per fortuna rispetto a quelle dichiarazioni in un anno fa le cose stanno cambiando, perché nel nostro settore è in atto un rinnovamento generazionale incredibile, davvero effervescente e finalmente i media tradizionali sono progressivamente diventati più attenti e sensibili nei confronti delle nuove proposte.
E aggiungerei che non solo per gli artisti ma anche per voi che lavorate nelle case discografiche è in atto uno vero e proprio rinnovamento. Il tuo collega di pari grado Marco Alboni della Warner ci accennava il mese scorso a una costante crescita di assunzioni di giovani.
Questa è stata un industria che per molti anni non ha avuto un vero e proprio ricambio generazionale, anzi durante la crisi siamo anche diminuiti come numero di impiegati. Con il mio arrivo qui in Universal, ma anche con quello di Marco Alboni, un ricambio e un’inversione di rotta ci sono stati e sono ancora in corso. Anche perché siamo ancora nel pieno di una vera e propria rivoluzione tecnologica, servono nuove competenze e nuove strategie nella comunicazione e nella promozione. Stiamo affinando e rinnovando il nostro lavoro, con lo sviluppo del digitale per forza di cose un ricambio c’è stato: abbiamo assunto giovani che sono già la linfa della nostra azienda.
Nel passato le major erano accusate di tante cose, da una poca flessibilità verso i nuovi fenomeni musicali a un’incapacità di penetrazione nella sensibilità delle nuove generazioni. Oggi sembra tutto cambiato, l’industria musicale sta rinascendo ed empatizzando davvero con le nuove generazioni: che ne pensi?
Sai, attaccare la discografia è sempre stato uno degli sport prediletti dai media. In effetti dopo aver fatto alcuni errori nel passato l’industria discografica si è riassettata, ha compreso il presente ed è stata una delle prime realtà ad abbracciare e sfruttare il settore digitale. La tecnologia nonostante i cambiamenti può creare degli shock. Io personalmente tendo ad accogliere e accettare i cambiamenti, quindi trovo tutto quello che stiamo attuando una naturale evoluzione del nostro modus operandi. Voglio però ricordare – sembrerà banale ma non lo è affatto – che innanzitutto lo scopo di una casa discografica è quello di trovare degli artisti e far in maniera che abbiano successo. Questo è il nostro lavoro principale, da sempre. E gli artisti sono costantemente al centro delle nostre attenzioni. Questo è il nostro DNA.
A proposito di artisti, ti aspettavi questa enorme risposta per l’ultimo album degli U2? I nostri colleghi USA hanno fatto di recente una bella cover story con loro.
Devo dire che anche Songs of Innocence era andato molto bene da noi. Per me – come per i tuoi colleghi – Bono e compagni hanno fatto uno dei loro migliori album negli ultimi anni. Comunque nel nostro territorio hanno sempre avuto un grandissimo appeal sia a livello di vendita che di concerti, ovviamente.
Cosa ascolti e cosa ti piace uscendo dal tuo ufficio?
Quello che vi dirò è molto personale, io non posso certamente imporre il mio gusto… Noi come Universal siamo la più grande casa discografica nel mondo, abbiamo il dovere di produrre musica nei generi più diversi possibili e siamo al top in tutti i generi. Abbiamo Decca, Deutsche Grammophon nella classica oppure etichette come la Verve, Impulse o Blue Note nel jazz. Abbiamo cataloghi giganteschi in ogni genere musicale. Detto ciò sono un “nerd onnivoro” e collezionista di dischi. Questa combinazione mi rende “maniacale”, ascolto molto jazz con una spiccata predilezione per l’hard bop, sono tornato di recente ad ascoltare il rock e mi piace sempre la musica pop e ovvio con un orecchio attento a quella che esce oggi. E se dovessi scegliere il mio personale eroe musicale ti dico oggi: Miles Davis.
Tra le innumerevoli uscite in arrivo puntiamo un occhio su quelle degli artisti nazionali: puoi dirci di più?
L’anno è iniziato subito con due uscite importanti: Sfera Ebbasta con il suo Rockstar, uscito in tutti i formati, CD, LP e digitale; idem con il nuovo album di inediti di Emma, Essere Qui. Nel mese di febbraio usciranno poi degli album davvero attesi e interessanti: Lo Stato Sociale, Madman, il nuovo di Max Gazzé, Alchemaya, e un repack dell’ultimo di Nina Zilli. E a marzo aspettatevi i nuovi album di Carmen Consoli e Negrita.
Una curiosità finale: questa moda sul vinile vi sta dando soddisfazioni?
I numeri in Italia sono in crescita nel nostro Paese. Qui ci sono due tipologie di pubblico molto diverse tra loro: ci sono i nostalgici che ricomprano le ristampe di vecchi classici perché magari escono con inediti e versioni rimasterizzate e poi c’è anche una fetta di consumatori giovani, alcuni di questi comprano il vinile più in qualità di “oggetto artistico”, non tolgono neanche il cellophane… Io personalmente ascolto la musica in tutti i formati, non ho preferenze anche se il vinile consente di far rimanere vivo il supporto fisico, ricordandovi però che in Italia – a differenza di molte altre nazioni – il CD rimane un supporto ancora molto diffuso.