Musica sotto l’ombrellone: 5 libri da leggere in vacanza -parte seconda
Dopo la panoramica sui libri di artisti italiani, ecco una selezione di volumi biografici, autobiografici o di approfondimento su artisti e tendenze internazionali
Per fortuna la musica non va mai in vacanza. Oggi più che mai possiamo portarla sempre con noi, che sia sotto l’ombrellone, in montagna o in visita a una città d’arte o una capitale europea. La cosa buona è che nel periodo delle ferie abbiamo anche il tempo di abbinarla alla lettura di buoni libri, magari proprio di carattere musicale. Dopo la panoramica sui libri di artisti italiani da non perdere, ecco una selezione di volumi biografici, autobiografici o di approfondimento su artisti e tendenze internazionali. Buona lettura!
Billie Eilish by Billie Eilish
Ed. Rizzoli
Da due anni a questa parte, lo sprint di Billie Eilish nel panorama musicale globale ha fatto saltare in aria una sequenza impressionante di regole non scritte della discografia, dal look (si può diventare l’artista n. 1 al mondo indossando pigiamoni e magliette oversize? Sì) alle modalità di produzione (chi ha detto che serve un pool di dieci songwriter e producer per realizzare un singolo brano? Basta formare una squadra imbattibile col proprio fratello), per non parlare di contenuti e capacità comunicative.
Dal pancione della mamma Maggie ai sold out nei palazzetti in giro per il mondo, tutto questo è raccontato per immagini nella notevole “autobiografia” fotografica che adesso vede la luce anche nell’edizione italiana. Uno dei libri imperdibili per i fan di Billie: le 336 pagine contengono oltre 500 immagini, quasi tutte inedite, da lei personalmente selezionate e commentate.
Wham! George & io
Di Andrew Ridgeley (ed. EPC)
Accomunati dall’essere entrambi figli d’immigrati (il papà di Andrew era figlio di una madre italiana e di un padre egiziano di origine yemenite) e da una passione per la disco music, il primo rap e i club neo romantic di Londra, Georgios Panayiotou e Andrew diedero vita ad una amicizia fortissima che è raccontata con dovizia di particolari in questa godibile autobiografia.
Seppur fulminante fu l’epopea degli Wham! (dal 24 marzo 1982 – giorno della loro firma sul primo contratto discografico – al 28 giugno ’86, data dell’epico concerto d’addio a Wembley), in questo arco temporale c’è tanto da leggere: dalla Londra disperata del 1981 ma creativamente effervescente, all’incredibile avventura cinese degli Wham! per il doc Foreign Skies; dalla lealtà di Andrew alla difficile convivenza del suo sodale George con l’omosessualità. Alla fine libri come questo sono anche uno snello spaccato socio-culturale di un’epoca completamente svanita.
Acid for the Children
Di Flea (ed. HarperCollins)
Michael Peter Balzary, da tutti conosciuto come Flea, è di bassa statura ma è un gigante musicalmente parlando. Uno di quei musicisti capaci di ampliare a dismisura le potenzialità espressive del proprio strumento, in questo caso il basso elettrico, con il quale ha scritto alcune delle pagine più memorabili del rock degli ultimi trent’anni almeno. Lo ha fatto in compagnia dell’amico di una vita: Anthony Kiedis, con cui ha fondato i Red Hot Chili Peppers.
Lo lega al cantante un rapporto a tratti complesso ma sempre intensissimo, che non a caso occupa un posto centrale nella sua recente autobiografia Acid for the Children in cui Flea ripercorre i ruggenti anni della sua adolescenza e della prima età adulta. Una lettura ruvida e a tratti disturbante, ma sempre caratterizzata dalla grande sincerità di Flea, che mostra anche un’insospettabile attitudine letteraria.
Not for You. Pearl Jam tra passato e presente
Di Ronen Givony (ed. Il Castello)
Una band dall’aura di leggendaria instancabilità, supportata da una fanbase fra le più affezionate della scena rock degli ultimi trent’anni. Nel corso della loro carriera i Pearl Jam hanno registrato undici album in studio, venduto 85 milioni di copie e fatto oltre mille concerti in cinquanta paesi. Ma i PJ, si sa, non sono solo musica, o meglio: hanno sempre sfruttato la loro musica e la loro popolarità come piattaforma per un attivismo socio-politico-culturale che ha pochi simili fra gli artisti della loro generazione.
Ecco: sono tutte le numerose sfaccettature del “fenomeno Pearl Jam” che questo corposo volume approfondisce – con il trasporto di chi ama la band, certo, ma anche con una rigorosa dovizia di dettagli storico-biografici.
Tropicália. La rivoluzione musicale nel Brasile degli anni Sessanta
Di Pietro Scaramuzzo (ed. minumum fax)
“Ogni artista in Brasile è figlio della Tropicália”, sentenzia l’autore – da sempre un cultore della musica brasiliana (e già scrittore di un saggio sul tropicalista più sperimentatore: Tom Zé, letteralmente salvato – causa ostracismo dei media locali – da David Byrne) – proprio in coda a questo bellissimo saggio, snocciolato in forma di racconto.
La data simbolo della nascita del Tropicalismo è la sera del 21 ottobre 1967, quando fu trasmessa in diretta nazionale la finale del 3° Festival da Música Brasiliera. Sul palco gli amici Gilberto Gil e Caetano Veloso cantarono rispettivamente Domingo no Parque e Alegria, Alegria. La forza dirompente dei due e di un altro manipolo di artisti (tra i quali il già citato Zé e gli Os Mutantes) scardinò, in tutti i sensi, il Paese prigioniero di una dittatura militare.