Culture

Come la musica insegna a stare al mondo: intervista a Paola Maugeri

Paola Maugeri torna con il suo nuovo libro “Rock and Resilienza – Come la musica insegna a stare al mondo”. La musica rock, con la sua energia e la sua innata dote di resilienza, rappresenta la colonna sonora perfetta della capacità di resistere ai continui smottamenti a cui la vita ci sottopone

Autore Billboard IT
  • Il15 Marzo 2018
Come la musica insegna a stare al mondo: intervista a Paola Maugeri

Una delle voci più amate della radio torna con il suo nuovo libro Rock and Resilienza – Come la musica insegna a stare al mondo. La musica rock, con la sua energia e la sua innata dote di resilienza, rappresenta la colonna sonora perfetta della capacità di resistere ai continui smottamenti a cui la vita ci sottopone e molti dei suoi protagonisti sono eroi moderni, capaci di dare un esempio positivo. “Cedere all’eccitazione, alla trasgressione e al desiderio ti fa sentire sul tetto del mondo – spiega Paola Maugeri – Nulla è più attraente della soddisfazione dei propri bisogni nell’immediato ma con il tempo, come un prestito a usura, il conto da pagare sul piano emotivo e fisico è così alto da mandarti in fallimento. Come dice Bono, non c’è bisogno di ‘sacrificarsi’ per essere dei grandi musicisti!”.

Da dove è nata l’esigenza di scrivere questo libro? Hai già in mente il prossimo?

Sì! È un progetto molto ambizioso ma vorrei spiegare e sondare i sentimenti che albergano nell’essere umano attraverso la musica.

In tutte le interviste che hai rilasciato che cosa non ti hanno ancora chiesto che invece vorresti raccontare?

Non mi hanno ancora chiesto che valore ha per me la musica. Se me lo chiedessero, esprimerei tutta la gratitudine che provo per una passione che mi ha regalato il mestiere più bello del mondo ma che soprattutto mi ha dato la possibilità di incontrare esseri umani illuminati che hanno avuto il coraggio di vivere una vita all’altezza dei propri sogni. Se ci sono riusciti loro, possiamo riuscirci anche noi!

Credi che personaggi come Roger Waters o Lou Reed si rendevano conto che avrebbero fatto la storia della musica? Credi che oggi ci sia qualcuno come loro?

Probabilmente lo hanno compreso strada facendo ma non al principio. Erano talmente immersi nella società e nella cultura del loro tempo da non rendersi conto perfettamente dell’impronta che avrebbero lasciato nelle generazioni a venire. Loro facevano musica, suonavano e componevano perché non avevano altra scelta se non quella di assecondare la propria urgenza creativa. Per loro il successo e la fama sono stati conseguenze della loro passione. Oggi i musicisti devono comprendere che il successo non è un mestiere e che quindi devono fare musica perché non potrebbero fare altrimenti e non per guadagnare l’approvazione altrui. E qui sta la grande differenza con gli artisti del passato.

Com’è cambiato il modo in cui si percepisce la musica oggi?

Purtroppo oggi la musica non è più cultura ma solo e soprattutto intrattenimento. È solo invertendo questo paradigma che la musica può ritornare ad essere percepita per quello che è. Come diceva Torquato Tasso: l’unica forma d’arte che riconduce l’anima al cielo.

Spesso il mondo della musica si è esposto per tematiche importanti di sensibilizzazione. Cosa ne pensi di coloro che hanno protestato contro Trump? Per esempio Stevie Wonder, Roger Waters e John Legend.

La musica per me è innanzitutto questo: narrazione del mondo circostante ed è per questo che sono sempre dalla parte di quegli artisti che usano la loro popolarità per sensibilizzare al fine di creare un mondo più giusto e più equo. I concerti di Roger Waters nel suo ultimo tour Us + Them sono l’espressione più politico-musicale a cui abbia mai assistito ed è sublime. Consiglio di non perderlo quando verrà in Italia.

 

Articolo di Peter Cardona

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