Doctor Who: la musica che insegue il tempo!
Se c’è una serie in cui il Tempo spadroneggia, questa è proprio la più longeva di tutte. E se c’è una Musica che cerca di inseguire il Tempo, questa è la più continuativa della TV: lo scoring di “Doctor Who” ad opera di Murray Gold
Se c’è una serie in cui il Tempo spadroneggia, questa è proprio la più longeva di tutte: il telefilm sci-fi Doctor Who. Se c’è una Musica che cerca di inseguire il Tempo, questa è la più continuativa della TV: lo scoring di Doctor Who ad opera di Murray Gold. E, si passi il gioco di parole, in questo caso è davvero tutto “Oro” quello che luccica! Anzi, musicalmente parlando, risplende di nota in nota.
Per un compositore di musica televisiva non è sempre propriamente scontato riuscire a stare al passo con la serialità di un prodotto che si protrae a lungo nel tempo, stagione dopo stagione, pur rimanendo nell’ambito del medesimo genere trattato. E rinnovarsi sonoramente di episodio in episodio, negli anni, non è così facile. Si può cadere nella ripetizione e nella banalità. Ma non è questo il caso: il quarantanovenne compositore britannico Murray Jonathan Gold è riuscito in ben undici stagioni (più puntate speciali) della nuova serie targata anni ’00 del cult televisivo inglese Doctor Who, prodotta dalla BBC dal 2005 al 2018, ad essere sempre innovativo e spumeggiante, inseguendo quel Tempo che è parte integrante, con tutte le sue spirali, scorciatoie, diramazioni, delle varie trame del telefilm.
Dicevamo che questa serie sci-fi – anche se le derive horror-fantasy sono molteplici – è la più longeva della TV (1963-2018): più di mezzo secolo di vita, pur trasmessa non continuativamente, superando perfino quella celebre e altrettanto cult di Ai confini della realtà (The Twilight Zone, 1959-2002) come numero di episodi ma forse non come fama. Ha visto succedersi come autori delle colonne sonore delle numerose puntate nomi importanti della scuola britannica e soprattutto grandi sperimentatori nell’ambito della musica elettronica, quali Stanley Myers, Humphrey Searle, Richard Rodney Bennett, Tristram Cary e Geoffrey Burgon, a parte il lungometraggio per la TV del 1996 che vide come compositore l’americano John Debney. Le loro efficaci musiche di commento ruotavano tutte intorno al tema principale per synth e batteria (musica tipicamente fantascientifica anni ’50, contenente un’idea molto “vintage” e funzionale, energica e ansiosa), composto da Ron Grainer (1922-1981), compositore australiano di nascita ma britannico di adozione, con la collaborazione per la sezione elettronica della musicista d’avanguardia inglese Delia Derbyshire (1937-2001).
Una serie spettacolare e ben sceneggiata, ispirata apertamente all’opera di H.G.Wells, capace di creare dei colpi di scena di episodio in episodio tali da rimanere col fiato sospeso e tutta incentrata sulle avventure di un extraterrestre denominato il “Dottore”, facente parte della razza eletta dei Signori del Tempo (Time Lord). È quest’ultimo un accattivante e vitale essere antropomorfo, capace di rigenerarsi (in totale tredici trasformazioni), viaggiatore attraverso il Tempo grazie al TARDIS (Time And Relative Dimension In Space, ovvero “tempo e relativa dimensione nello spazio”), nave spaziale pensante dalla forma di cabina telefonica inglese dal colore blu. Il Dottore, in questa navicella dalla foggia terrestre che viaggia nel tempo e nello spazio, con la sua pseudo-arma prediletta, il cacciavite sonico, vive centinaia di avventure ambientate in pianeti e periodi dei più svariati, abbracciando con molta ironia peculiarmente british i generi cinematografici più in voga, che vanno dalla fantascienza pura al fantasy, dall’horror al thriller, dalla commedia tardo-romantica in costume a quella moderna. Trame che nel reboot inaugurato nel 2005 hanno calcato ancor di più la mano sul versante action odierno americano, e molto alla 007, e su quello smaccatamente attuale da commedia ironica all’inglese, con ben cinque nuovi “Dottori” dei suddetti tredici dagli anni ’60, di cui l’ultimo per la prima volta assoluta donna (questa novità ha creato non ben poche polemiche nei fan oltranzisti), dando una svolta epocale a questa serie. Svolta data anche dalle musiche di Murray Gold, vincitrici del premio internazionale dei critici di musica per film e televisione (IFMCA) e nominate ai Bafta diverse volte, vero ulteriore punto di forza nella nuova serialità del Dottore, con una ricerca di suoni, melodie, temi, sperimentazioni che toccano vertici di originalità e citazionismo colto.
Gold – che ha scritto anche i temi e alcune colonne sonore delle serie spin-off di Doctor Who, The Sarah Jane Adventures e Torchwood, oltre ad aver composto, tra le altre, le partituire per i telefilm Shameless, Scott & Bailey, Queer as Folk, The Musketeers – affida la performance di ogni singola nota alla magnifica BBC National Orchestra of Wales, sotto la meticolosa direzione di Ben Foster. Le partiture di Gold hanno avuto il privilegio di esecuzioni concertistiche a Cardiff e addirittura all’autorevole Royal Albert Hall londinese. Ad oggi sono state pubblicate dall’etichetta britannica Silva Screen Records tutte le selezioni o versioni integrali in singolo o doppio CD delle partiture degli episodi dalla prima alla decima stagione del reboot anni 2000, comprese quelle delle puntate speciali da un’ora. Un’impresa a dir poco titanica che permette non solo ai fan accaniti della serie di addentrarsi nell’universo musicale di questo compositore più che talentuoso, capace di concentrare nel suo stile rimandi illustri – da John Williams a John Barry, da Alan Silvestri a James Horner, perfino il Lalo Schifrin di Mission: Impossible e il David Arnold di James Bond, da Jerry Goldsmith al nostro Ennio Morricone – facendoli suoi con genialità e rendendoli freschi e autentici, così da permettere al telefilm per cui nascono di svettare maggiormente puntata dopo puntata, non soltanto per merito di un cast sempre di alto livello e di sceneggiature scritte ottimamente dai suoi creatori Russell T. Davies, Steven Moffat (per intenderci, quello di un’altra grande serie di successo, Sherlock) e Chris Chibnall, oltre alle ambientazioni di volta in volta coinvolgenti.