Damiano dei Måneskin nudo e altre storie di Tommaso Ottomano, regista di videoclip
Dopo la sua (nuova) vittoria come regista dell’anno ai Videoclip Italia Awards, scopriamo il mondo creativo del videomaker toscano
Toscano d’origine, da anni residente a Milano, eloquio schietto e diretto, spirito artisticamente libero. Tommaso Ottomano è uno dei registi italiani di videoclip più in vista degli ultimi anni pur dedicandosi a pochi progetti selezionati (o forse proprio per quello). Più che un generico discorso di qualità contro quantità, per lui è una questione di rapporto umano con l’artista e di affinità con la sua visione: «Quando dico di no a qualcuno è perché so che se mi ci metto viene fuori una cosa innaturale», dice.
Tommaso Ottomano ha firmato i video musicali di artisti come Jovanotti, Lucio Corsi, Chiello, Baustelle e, soprattutto, Måneskin, con i quali ha vinto agli MTV VMAs 2023 nella categoria Rock con il video di The Loneliest. L’ultima produzione per la band di Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan è invece il video di Gossip.
Oltre ai videoclip, Tommaso Ottomano è anche autore di cortometraggi originali e di campagna pubblicitarie per brand di moda come Prada, Gucci, Versace, Armani, Missoni, fra gli altri. Non solo. È anche compositore, musicista, sound designer, produttore, e dei suoi video segue anche tutti i passaggi “tecnici”, dal montaggio alla color correction.
Dopo la sua vittoria ai Videoclip Italia Awards 2024, dove ha ricevuto il Premio regista dell’anno – Vision Award (è la seconda volta che se lo porta a casa), scopriamo il mondo creativo di questo poliedrico talento artistico.
L’intervista a Tommaso Ottomano
Come hai iniziato questo mestiere? Qual è la tua formazione?
Sono partito con la musica, suonando in una band. Avevamo bisogno di foto e video, così mi sono messo a sperimentare. Non ho mai studiato in senso accademico, non ho fatto scuole specifiche per il video making. Mi sono trasferito a Milano per unire i due mondi, musica e cinema.
Qui non conoscevo nessuno, così mi sono buttato nell’ambiente che mi sembrava un po’ più facile. Ho iniziato a fare videoclip per amici, artisti che tuttora seguo, come Lucio Corsi. Poi, visto che a Milano c’è la moda, ho iniziato a lavorare un po’ in quel mondo e da lì mi sono costruito una carriera. Principalmente lavoro facendo pubblicità e moda, i videoclip li faccio quando ci sono progetti che mi interessano, quando c’è un feeling particolare con l’artista.
Infine c’è tutto un lato cinematografico sperimentale: io scrivo e faccio progetti anche personali (l’ultimo si intitola Choral Kiss, è uscito pochi giorni fa). Comunque – a parte i videoclip – di tutte le mie produzioni curo anche la parte musicale. E mi piace seguire in prima persona anche montaggio, color correction e così via: un artigiano, insomma.
Il video di Gossip è particolarmente irriverente, in pieno stile Måneskin: c’è qualche aneddoto divertente che ci puoi raccontare? Damiano era davvero nudo alla fine?
Sì! Era il minimo, mica si poteva fare “fake” quella cosa… O si fa o non si fa. Si è denudato senza problemi. Anche Ethan l’ha fatto, ma ne ho montato solo un pezzetto.
Hai incontrato anche Tom Morello o le sue parti sono state registrate da remoto?
Lui era a Los Angeles, per cui abbiamo fatto tutto tramite Zoom call di notte. Da remoto gli spiegavo cosa doveva fare, con tutte le difficoltà del caso. Ma lui è stato un grande, ha capito lo spirito. Gli ho detto: “Meglio di te gli assoli chi li deve fare? Fai te stesso, salta sul tavolo e divertiti”.
Con il team di produzione di Los Angeles ci eravamo settati molto bene prima, compreso uno schema luci per ricreare quell’ambientazione da ufficio o stanzetta di sorveglianza. Per cui quando lui è arrivato lì il piano era già pronto e in un’ora abbiamo girato.
Sempre in tema Måneskin, hai diretto anche il video di The Loneliest, premiato agli MTV VMAs 2023. Come hai preso la notizia della vittoria?
Chiaramente mi ha fatto molto piacere, anche se forse i VMAs non sono più quelli di una volta. In passato erano un premio enorme, importantissimo. Vincerlo anche solo dieci anni fa era tutto un altro discorso. Adesso anche la stessa MTV non ha più la stessa importanza.
Detto questo, è ovvio che non è una cosa che capita a tutti. Ma molto l’ha fatto la band in questione: se mi fossi presentato con un videoclip di un mio progetto musicale personale di sicuro non avrei vinto. Perché vince anche l’artista, oltre al video in sé e per sé.
Fra i registi di videoclip hai qualche mito assoluto?
Per quanto riguarda l’Italia sono molto affezionato a Francesco Fei, che secondo me è stato fra i più interessanti, con una visione molto personale.
I tuoi video non si limitano a un supporto visivo generico alle canzoni ma raccontano delle storie. Come formuli le sue proposte creative? Da cosa ti lasci guidare?
È abbastanza semplice. La maggior parte dei video che ho realizzato li ho fatti con artisti con cui avevo già instaurato un rapporto. Gli stessi Måneskin mi avevano già cercato prima di The Loneliest, ma per vari motivi non ci eravamo mai trovati.
Se faccio videoclip è per lo scambio artistico, di certo non perché ci guadagno un sacco di soldi. Mi lascio trasportare dal mood del cantante in questione, dal suo mondo, dalla sua visione, che spesso è simile alla mia. Mi capita di dire di no ad alcuni artisti perché so che se mi ci metto magari viene fuori una cosa innaturale.
Ascolto la canzone e la prima idea che mi viene è quella che poi sviluppo nel video. Raramente mi metto a pensarci troppo. Mi piace lo stimolo del momento. Ovviamente si discute tutto con l’artista, ma la maggior parte delle volte vengo lasciato molto libero.