“The Sound of Altitude”: adidas Italia e RIVA trasformano le montagne in musica
Il producer ha convertito le linee topografiche di quattro luoghi iconici in dati MIDI, per poi creare brani originali a metà fra l’ambient e la minimal techno
Il producer RIVA
Come suona una montagna? Tutti pensiamo subito ai suoni di quel paesaggio: lo scorrere di un torrente, il fruscio del vento fra i pini, il canto degli uccelli del bosco, magari la discesa di uno sciatore in pista. Ma è possibile “tradurre” la montagna stessa, con le sue altimetrie, in musica? È quello che hanno fatto adidas Italia e il producer RIVA con il progetto The Sound of Altitude, in cui le linee topografiche di quattro luoghi iconici sono state convertite in dati MIDI e poi trasformate in brani originali, a metà fra l’ambient e la minimal techno.
RIVA è noto per aver lavorato negli anni con artisti come Guè, Mahmood e BigMama, fra gli altri. Ha pubblicato nel 2020 l’EP Del Violoncello e della Musica Elettronica Contemporanea, mentre è atteso per fine novembre il suo primo album full-length, L’amante Infelice.
Ogni traccia di The Sound of Altitude racconta l’energia unica di un territorio, diventando la colonna sonora perfetta per allenarsi, concentrarsi, rilassarsi. Una playlist pensata per accompagnare la performance, dentro e fuori dal campo, e celebrare il legame tra sport, musica e paesaggio.
Oltre alla playlist, adidas Italia ha realizzato una serie di videointerviste che raccontano la preparazione degli atleti protagonisti di questa stagione di sport e il loro legame personale con la musica e con la natura: René De Silvestro, campione paralimpico di sci alpino; Dorothea Wierer, atleta e campionessa di biathlon; e Lara Colturi, giovane promessa dello sci alpino. L’host del format è il celebre tatuatore Gabriele Anakin.
Ci siamo fatti raccontare tutto dallo stesso RIVA.

L’intervista a RIVA
Il lavoro che hai fatto insieme ad adidas Italia sulle quattro tracce di The Sound of Altitude sembra ricollegarsi alla grande ambient music, da un punto di vista concettuale prima ancora che stilistico: l’esplorazione del rapporto fra musica e spazio. Da producer, per te cosa vuol dire tradurre un paesaggio in musica?
Non è propriamente ambient, è più un’elettronica ritmata, in alcuni momenti tendente al clubbing. Abbiamo fatto un lavoro in cui ho preso le mappature delle altimetrie delle location, che sono state convertite in messaggi MIDI. Questi sono stati poi tradotti in parametri che hanno generato suoni, che ho unito per realizzare queste musiche.
Ci spieghi meglio com’è avvenuta questa “traduzione”?
Ho preso le immagini delle cartine e – attraverso il coding – i valori sono stati tradotti in messaggio MIDI e riproporzionati per creare una sorta di linea altimetrica digitale puntata verso accordi, note e altri parametri del genere.
Hai detto che per il progetto ti sei ispirato molto a Music for Airports di Brian Eno e Antarctica di Vangelis: cosa rende quei dischi rivoluzionari e moderni ancora oggi?
Sono dischi stupendi. Antarctica in particolare porta con sé l’idea artistica di Vangelis di trasferirsi in un paesaggio che voleva esplorare. Credo di aver preso quel tipo di approccio e di essermi anch’io trasportato dove avrei voluto essere.
Nelle tracce si sentono anche rumori di clacson, uccelli, acqua e così via: come hai realizzato quei “field recordings”?
Li ho registrati con un Tascam DR-05X. A seconda delle necessità di ciò che volevo registrare andavo in un luogo oppure in un altro. Per alcune location ho delegato la cosa alla produzione che poi ha seguito anche altri aspetti di The Sound of Altitude come la parte video. Ho rielaborato le varie registrazioni che abbiamo collezionato, fatte tutte con lo stesso Tascam, e le ho reinterpretate all’interno dei brani.
A parte il rumore dei clacson, la traccia MILANO è molto rilassante per una città spesso così caotica: è un contrasto voluto?
Infatti l’ultima parola che userei per descrivere Milano è “rilassante”. Volevo un trasporto interiore, emotivo, che creasse un contrasto con quei suoni meccanici, come quel sintetizzatore ritmato che c’è in tutto il brano. Ma non volevo creare un contrasto fra stress e relax, perché Milano è solo stress!
LIVIGNO invece è la traccia più da clubbing: come mai?
Secondo me per fare le piste da sci belle spinte serve una musica energica. Così mi sono fatto questo viaggio un po’ come se fosse una discesa in corso, molto carica. Me la sono immaginata come quei videogiochi di sci o snowboard che hanno spesso quel tipo di musica orientata alla tech-house.
In The Sound of Altitude adidas Italia ha reinterpretato il rapporto tra musica e sport: per te questo rapporto cosa significa e come ha dato forma al progetto?
La musica interagisce con il corpo, anche a livello di battito cardiaco e di produzione ormonale. Sicuramente ha un ruolo importante. Infatti nelle competizioni ufficiali non c’è musica di sottofondo, a parte discipline in cui è prevista come il pattinaggio su ghiaccio. Ma in fase di allenamento – io per esempio faccio jujitsu – la musica ti carica.

Atleti importanti come Dorothea Wierer, Lara Colturi e Renè Silvestro d’ora in avanti assoceranno le città dove gareggeranno alle tue tracce musicali. Le hanno ascoltate in anteprima e sono stati partecipi di questo progetto?
In realtà no, non le hanno sentite in anteprima. Però i brani sono nati proprio con l’idea di creare un dialogo tra sport e musica, due mondi che secondo me si somigliano molto. Per questo sono felice che ora possano entrare a far parte della loro quotidianità, magari accompagnandoli durante gli allenamenti.
Cosa ci puoi anticipare sul tuo album L’amante Infelice, in uscita a fine novembre?
Esce il 28 novembre per La Tempesta Dischi e sarà un lavoro prettamente ambient, anche se poi mi sono preso licenze creative che spaziano dalla musica più acustica a quella più psichedelica. Come per The Sound of Altitude, ho usato molto un registratore a nastro, in questo caso un TEAC, che ha un solo canale (generalmente sono due: left e right). Registrando su un solo canale, ho riassemblato tutto a mano, dando luogo a incongruenze e imprevisti che davano un sapore molto affascinante. Tengo molto a questo progetto perché è il mio primo album solista. È un racconto ambient emotivo in cui esploro l’utilizzo di vari strumenti tecnici.
