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Apolide Festival fra musica e natura: intervista al direttore artistico Salvatore Perri

Con la sua lineup eterogenea e la location in mezzo alla natura, Apolide è una realtà di spicco nel panorama dei festival indipendenti italiani. Ma non solo musica: in programma ci sono anche reading, incontri, workshop e attività per le famiglie. Ci racconta tutto il direttore artistico del festival, Salvatore Perri

Autore Billboard IT
  • Il16 Luglio 2019
Apolide Festival fra musica e natura: intervista al direttore artistico Salvatore Perri

© Andrea Bracco

Il claim dell’edizione di quest’anno è “The Stars Look Very Different Today”. Apolide Festival quest’anno si svolgerà dal 18 al 21 luglio, come di consueto in mezzo al verde dell’Area Naturalistica Pianezze a Vialfrè (Torino). Completamente immerso nella natura, Apolide ha una line up davvero eterogenea che permetterà al pubblico di godere di un’esperienza unica nel suo genere. Sui tre palchi (Main Stage, Soundwood Stage, Boobs Stage) si alterneranno, fra gli altri, gli I Hate My Village, Ivreatronic, i Tre Allegri Ragazzi Morti, Franco 126 e Myss Keta. Ma non solo musica: in programma ci sono anche reading, incontri, workshop e attività per le famiglie. Ci racconta tutto il direttore artistico del festival, Salvatore Perri.



Quand’è che parte il lavoro per l’organizzazione di ogni nuova edizione del festival?


Lavoriamo ormai un anno intero per costruire un festival di 80 ore consecutive come il nostro. Quest’anno siamo partiti a settembre 2018 con le prime decisioni strutturali, il talent scouting è partito con l’autunno, il programma si è concluso verso marzo e la produzione lavora da mesi per permettere che tutto funzioni e sia in linea con le aspettative del pubblico.

Negli ultimi anni c’è stata una vera fioritura di festival di dimensioni piccole e medie: cos’è cambiato rispetto a 10-15 anni fa?


Questo è molto positivo. Fortunatamente l’estate italiana vive un momento florido per eventi di piccole-medie dimensioni. Quando abbiamo cominciato noi, i festival di questo tipo si contavano sulle dita di una, forse due mani. Credo sia cambiato l’approccio alla musica e alla volontà esperienziale del pubblico. Senza dubbio internet ha dato un boost importante alla visibilità di tutte queste realtà.

Ci parli del team che lavora alla realizzazione di Apolide durante l’anno e durante l’evento?

Il team di questa edizione è composto da TO Locals e, per la prima volta, da Hiroshima Mon Amour. Un connubio che ci ha permesso di lavorare su tutte le migliorie di cui necessita Apolide. A parte la fase pre-evento, che impegna una decina di persone, Apolide ha un corpo volontari di circa 200 persone che, anno dopo anno, rendono possibile tutto questo.

Trovate supporto presso le istituzioni locali? In generale quali sono gli ostacoli di natura burocratica nell’organizzazione di eventi del genere?


Siamo torinesi, arriviamo da un’attitudine DIY. Forse proprio per questo, dopo 16 anni di soddisfazioni ma anche di grandi batoste, siamo ancora qui. Dalla scorsa edizione, la Regione Piemonte, oltre alla Fondazione CRT, contribuisce alla realizzazione di Apolide. Gli ostacoli di natura burocratica sono sempre dietro l’angolo, ma 16 anni di esperienza ci permettono di poterli affrontare e soprattutto di trovare la soluzione migliore per entrambe le parti.

Quanto conta la location in festival come il vostro?

Moltissimo. A nostro modo di vedere, il bosco di Vialfrè è una delle arene live più belle d’Italia. Un’area attrezzata con i servizi base per poter permettere al pubblico di vivere un’esperienza a tutto tondo, lontana dalla routine della quotidianità, in cui noi incastoniamo una manifestazione con tre palchi, tre aree camping e un’innumerevole serie di attività connesse.

Apolide è musica ma non solo: ci parli delle varie attività “collaterali” e di come queste contribuiscono a formare l’identità del festival?


La musica segna il battito di quella che è un’esperienza molto più ampia. Per questo motivo, da anni, proponiamo attività collaterali alla musica che possano permettere al pubblico una partecipazione attiva al festival: attività sportive (volley, slacklining, skateboard), circensi, olistiche (yoga, shiatsu, aikido), workshop e attività per le famiglie. Ci piace pensare che il pubblico possa vivere per quattro giorni qualcosa di completamente differente, che possa mettersi alla prova o concedersi attività lontane dalla normalità. Apolide è anche, e soprattutto, questo.

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