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Ecco cosa è successo nella serata dei duetti di Sanremo 2019

Serata di duetti per Sanremo 2019. La Giuria d’Onore di Sanremo 2019 ha scelto “Dov’è l’Italia” di Motta come “Miglior duetto” (insieme a Nada)

Autore Giovanni Ferrari
  • Il9 Febbraio 2019
Ecco cosa è successo nella serata dei duetti di Sanremo 2019

Ecco cosa è successo nella serata dei duetti di Sanremo 2019

È tempo di duetti. La penultima serata di Sanremo 2019 è dedicata infatti alla presentazione delle nuove versioni dei brani in gara da parte degli artisti. Con loro alcuni colleghi che, soprattutto in certi casi, hanno valorizzato le canzoni. Domani, invece, sarà già il momento della finale. Chi vincerà la sessantanovesima edizione di Sanremo? Staremo a vedere…

La gara si apre con Shade e Federica Carta che ospitano la paladina dei cartoni animati Cristina D’Avena. La presenza della D’Avena – che torna sul palco dell’Ariston dopo l’ospitata dello scorso anno – trasforma il brano in una delle sue sigle. Che sia un bene, decidete voi.

Continuano Motta e Nada. L’accoppiata è davvero riuscita: il mood del brano è perfetto per entrambi e le loro voci si uniscono alla perfezione. Un appunto: in certi momenti Motta sembra quasi oscurato dalla presenza scenica di Nada che è davvero adatta alla canzone. È calamitante.

Stesso discorso per il duetto Irama/Noemi. Dopo l’eccessiva teatralità data da Irama al brano nell’esibizione di ieri sera, la presenza di Noemi stravolge tutto. La Ragazza Con il Cuore di Latta trova un’interprete appassionata, di un’intensità incredibile. Brividi.

Dopo due sole canzoni in gara, è già il momento dell’ospite Luciano Ligabue, che torna in TV dopo mesi di silenzio (tra circa un mese esce il suo nuovo progetto Start). Il Liga è protagonista di alcuni sketch e soprattutto si esibisce con Luci d’America e Urlando Contro il Cielo. La sua ondata rock è inconfondibile e con quest’ultimo pezzo la distanza tra Sanremo e Campovolo è davvero poca. Subito dopo, duetta con Baglioni con Dio È Morto: questo è il loro omaggio a Guccini.

Si torna alla gara con la coppia Patty Pravo e Briga, insieme a Giovanni Caccamo. La Patty nazionale arriva sul palco con un’attitudine da diva, ma la collaborazione sul palco non convince al cento per cento. La particolarità del timbro e dell’espressività di Briga resta, ancora una volta, sopra tutto.

I Negrita, invece, scelgono Enrico Ruggeri e Roy Paci. La nuova versione della loro I Ragazzi Stanno Bene, arricchita dall’intervento di Paci e dalla grinta di Ruggeri, funziona. Ha un nuovo vestito, altrettanto piacevole.

I ragazzi de Il Volo scelgono Alessandro Quarta e aggiungono classe all’esibizione di Musica Che Resta. L’intro è davvero notevole.

Arisa si diverte sul palcoscenico con la coreografia dei Kataklò e con la presenza di Tony Hadley. La sua Mi Sento Bene è un piacere, a parte quando Hadley sbaglia un attacco e si crea un momento di confusione.

Soldi di Mahmood è ormai uno dei brani più caratterizzanti di questo Festival. Con l’artista sul palcoscenico anche Gué Pequeno, che in realtà è protagonista di una parte molto ridotta del brano. Il suo flow arriva, ma alle prove di questo pomeriggio era stato più tagliente. Ah, l’emozione…

Uno dei momenti più eleganti della serata è quello con Ghemon che sceglie Diodato e Calibro 35 per una sua nuova versione di Rose Viola. L’attenzione stilistica nei confronti del pezzo è evidente: non si tratta di un’aggiunta o di un adattamento, ma di una vera e propria “rivoluzione interna”. Che funziona alla grande.

È il turno di Francesco Renga che torna sul palcoscenico accompagnato da Bungaro e dalle etoiles Abbagnato e Vogel. Temiamo che purtroppo questa esibizione non resti nella storia del Festival.

La riuscita di un buon duetto non dipende solo dalla combinazione di due voci, ma anche dalla corrispondenza delle intenzioni. Ultimo e Fabrizio Moro hanno già condiviso molto, e la loro unione è un piacere di cui godere. I Tuoi Particolari scopre una sua nuova parte. E ne esce arricchita.

Subito dopo, un monologo di Claudio Bisio, seguito da una performance (toccante, as usual) di Anastasio. Il vincitore di #XF12 non era stato annunciato tra gli ospiti della kermesse (il motivo si può intuire, viste le polemiche che sono nate dopo la comunicazione della presenza di Alessandra Amoroso come superospite). L’anno prossimo speriamo di vederlo in gara. Lo meriterebbe di certo.

Con la sua esibizione Nek si allontana dalla sua tendenza (di questi ultimi anni) di apparire come un teen-idol, al pari di molti artisti appena usciti da talent show. Questa sua versione di Mi Farò Trovare Pronto (insieme a Neri Marcoré) lo riporta a una dimensione intima e di gran qualità. Da cantautore quale è.

Boomdabash senza freni per questa serata di featuring. Portano sul palco Rocco Hunt e il brano – già un’esplosione di suoni e allegria – è ancora più coinvolgente. Gli artisti scendono tra il pubblico e creano una grande festa. Bello.

I The Zen Circus portano una versione preziosa del loro brano L’Amore è una Dittatura, insieme a Brunori SAS. Una buona scelta per condividere un pezzo di questo tipo.

Paola Turci presenta la sua L’Ultimo Ostacolo con Beppe Fiorello. Il brano è senza dubbio uno dei più profondi di questo festival, ma la presenza di Fiorello è difficile da comprendere. Tranne per quanto riguarda la parte inedita inserita nel testo, che risulta ben riuscita.

Ammettiamolo: il duetto tra Anna Tatangelo e Syria è tra i momenti “top” della serata. Syria è un’artista carismatica e con una capacità interpretativa che ha molto da raccontare. Questa delicata versione rende ancora più piacevole il brano. E porta la Tatangelo a esporsi in una veste inedita.

Gli Ex-Otago e Jack Savoretti salgono sul palco con un cuore rosso, in omaggio alla città di Genova. La loro esibizione è stata pensata in modo preciso, con l’unico scopo di emozionare il pubblico.

Paolo Jannacci e Massimo Ottoni accompagnano Enrico Nigiotti che presenta una versione intima della sua Nonno Hollywood. La professionalità di Jannacci e la vena creativa di Ottoni aiutano ad immedesimarsi nel racconto di Nigiotti. In Sala Stampa parte l’applauso.

Il brano di Loredana Berté Cosa Ti Aspetti Da Me è obiettivamente forte. La presenza di Irene Grandi è fondamentale per un’ottima riuscita live del pezzo. La sua grinta – precisa e dosata – è preziosa.

Daniele Silvestri e Rancore scelgono Manuel Agnelli per una nuova versione di Argentovivo. La presenza del frontman degli Afterhours è un fattore di discontinuità. È forse la scelta migliore che Silvestri potesse fare. Una chicca per intenditori.

Il feat che non ti aspetti. Einar porta con sé Biondo e Sergio Sylvestre. No, non è una reunion di Amici, ma è un’unione di stili e modi diversi di intendere la musica. Con al centro la voglia di condividere quello che è un bel brano.

Simone Cristicchi sceglie l’amatissimo Ermal Meta per la sua Abbi Cura di Me. Una scelta che valorizza la potenza del brano.

Nino D’Angelo e Livio Cori arrivano con i Sottotono, ma la versione del brano non pare così differente. Vince l’amicizia sul palco, come sempre.

Quando Morgan sale sul palco, niente rimane come prima. L’eccentrico artista accompagna Achille Lauro ed è subito storia. L’incontro tra i due porta a una versione musicalmente curata e perfetta per l’attitudine strafottente e provocatoria del brano. Il modo migliore per chiudere la gara della serata. Una bomba.

A fine puntata, la Giuria d’Onore ha votato il “Miglior duetto”. Ad aggiudicarsi il premio il brano Dov’è l’Italia di Motta (questa sera con Nada). 

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