Erykah Badu si conferma la regina del neo-soul a Roma
L’artista di Dallas ha incantato per un’ora e mezza il pubblico dell’Auditorium Parco della Musica nel concerto celebrativo per i 25 anni dell’album “Mama’s Gun”
Foto di MUSA / Fondazione Musica per Roma
“L’arte è la mia religione” non è solo una celebre dichiarazione di Erykah Badu, ma anche una sorta di manifesto programmatico della cantautrice di Dallas. Cantante, poetessa, ballerina, produttrice, performer, attrice e stilista, Erica Abi Wright, pur essendo una delle artiste di punta del movimento neo-soul, ha sempre seguito una strada tutta sua, che la rende un unicum nel panorama musicale.
La voce di Badu, sensuale e personalissima, ricorda la magia di Billie Holiday e Bessie Smith, ma è perfettamente calata nei ritmi e nella cultura hip hop contemporanea. La sua musica è una singolare commistione tra il calore del soul, la raffinatezza del jazz e l’energia del funk, mentre i temi ricorrenti della sua discografia sono l’amore, l’identità e la giustizia sociale.
Il live di Erykah Badu a Roma
Ieri sera (10 novembre) nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (sold out) si respirava l’atmosfera delle grandi occasioni per la terza e ultima data del tour italiano di The Return of Automatic Slim Tour: Erykah Badu Mama’s Gun ’25, prodotto da Bass Culture. Dopo i due acclamati show all’Alcatraz di Milano, la regina del neo-soul è tornata a cantare per la terza volta in vent’anni nella struttura disegnata da Renzo Piano.
L’ultima volta che la cantante di Dallas si era esibita qui (nella Cavea all’aperto) era il lontano 2010, anno in cui è uscito il suo ultimo album ufficiale, New Amerykah Part Two: Return of the Ankh. Quindici anni sono quasi un’era geologica, considerando i grandi cambiamenti degli ultimi anni, eppure la stella di Erykah Badu non è mai tramontata, anche grazie ai numerosi featuring realizzati dalla cantautrice di Dallas.

L’album Mama’s Gun
Uno dei vertici della sua discografia è il secondo album Mama’s Gun, pubblicato il 18 novembre 2000, celebrato in tour in occasione dei suoi 25 anni. Registrato nei leggendari Electric Lady Studios di New York City insieme al collettivo Soulquarians composto da Questlove alla batteria, Pino Palladino al basso, James Poyser al piano, Roy Hargrove ai fiati e dal produttore Jay Dee, Mama’s Gun è considerato una pietra miliare del movimento neo-soul.
Il disco è fortemente influenzato dal periodo personale che stava attraversando l’artista, tra la separazione da André 3000 degli OutKast e la nascita di loro figlio. Erano gli anni di The Miseducation of Lauryn Hill, On How Life Is di Macy Gray e di Voodoo del compianto D’Angelo, album che hanno definito il suono di un’epoca, dando nuovo vigore alla musica dell’anima.
Ogni canzone di Mama’s Gun è stata una specie di autoanalisi per Erykah Badu, un modo per affrontare, attraverso il potere taumaturgico dell’arte, tutto quello che stava vivendo e poi condividerlo con il mondo. Un album che, a differenza di altri dischi dell’epoca, non è invecchiato affatto, né nel suono, né tanto meno nelle tematiche universali che affronta.
Il concerto a Roma di Erykah Badu è stato una ghiotta occasione per riascoltare dal vivo quelle canzoni, riproposte non in modo calligrafico, ma come materia viva e pulsante. I brani, pur rimanendo fedeli alle composizioni originali, hanno acquistato nuovi colori e ritmi nelle versioni live.
L’inizio del concerto
Lo show ha preso il via poco dopo le 21.30 con l’ingresso della band, che ha iniziato a jammare per qualche minuto prima dell’entrata teatrale della cantante di Dallas. Erykah è vestita “a cipolla” (il primo strato è un ampio cappotto che verrà tolto dopo qualche minuto) e con un alto cappello in pelle, eppure è elegantissima, regale e aliena. Il trucco marcato mette in evidenza i suoi grandi occhi verdi, intensi ed espressivi, a cui ha dedicato in scaletta la celebre Green Eyes (“My eyes are green ‘cause I eat a lot of vegetables”).
Il concerto inizia con i ritmi densi e rilassati di Penitentiary Philosophy, che è la prima canzone di Mama’s Gun, anche se in realtà il concerto non seguirà pedissequamente l’ordine dei brani. Due fasci di luce triangolari simulano una sorta di portale d’accesso dell’aliena del soul nel nostro mondo, che reagisce con applausi a scena aperta ad ogni suo gesto e a ogni sua pausa.
L’alchimia tra la sua voce (ancora immacolata) e il sound della straordinaria band è totale. I continui stop and go aumentano la tensione e spiazzano di continuo gli spettatori, che fanno fatica a capire quando finisce un brano e ne inizia un altro. La scaletta è studiata nei minimi dettagli per alternare le varie fasi di una narrazione: introspezione, confronto, celebrazione e infine liberazione ritmica.

La modulazione dei mood
Il concerto all’Auditorium Parco della Musica ha alternato momenti più intimi, accolti in religioso silenzio, a brani funk e soul che hanno scaldato la platea, trascinandola in danze liberatorie. … & On e Cleva sono presentate con una intro quasi recitata di Erykah, Black Box è proposta in una versione acustica, mentre Booty è assai più breve rispetto all’album.
Tutte le canzoni di Mama’s Gun sono impreziosite da continue sorprese e da invenzioni live: per questo ci auguriamo che l’intero show venga inciso prossimamente in un album live. A metà concerto, le luci si abbassano e la cantautrice di Dallas si siede su uno sgabello. Imbraccia la chitarra acustica e incanta per alcuni minuti i 2.500 fortunati presenti nella sala Santa Cecilia con le morbide e sensuali Black Box, A.D. 2000 e In Love With You.
La cantante mostra tutte le sue doti istrioniche e la sua ironia nella surreale Annie (Don’t Wear No Panties), una delle poche canzoni in scaletta che non fanno parte di Mama’s Gun. Uno dei momenti più intensi del concerto è la monumentale interpretazione dell’ipnotica ballad Orange Moon, che rende palese a tutti perché la sua voce è stata accostata a quella magica di Billie Holiday.
La conclusione
La hit Bag Lady è un regalo alle sue fan storiche, mentre nella già citata Green Eyes la cantante racconta la nascita e la fine della sua storia d’amore con André 3000. Didn’t Cha Know conclude, dopo un’ora e mezza, un concerto straordinario, ricco di emozioni, musica, groove, idee, danza e dialogo con il pubblico.
La cantante si ferma per qualche minuto a stringere mani e a firmare dischi, accompagnata da una lunga standing ovation dell’Auditorium Parco della Musica. Poi torna nel suo “pianeta”, bellissima e aliena, lasciandoci con la sensazione di aver assistito non solo a un grande show, ma a una vera e propria performance artistica da parte della “one and only” regina del neo-soul.

La scaletta del concerto di Erykah Badu a Roma
- Penitentiary Philosophy
- Didn’t Cha Know
- My Life
- One Two
- …& On
- Cleva
- Hey Sugah
- Kiss Me on My Neck
- Blackbox
- Booty
- Annie
- A.D. 2000
- In Love with You
- Orange Moon
- Bag Lady
- Time’s a Wastin
- Green Eyes
- Didn’t Cha Know
