Eurovision Song Contest 2021, le questioni politiche più scottanti
Dall’esclusione della Bielorussia al dissenso della Chiesa di Cipro, la musica non si sta rivelando la sola protagonista dell’Eurovision
Dal 18 al 22 maggio si terrà a Rotterdam la 65esima edizione dell’Eurovision Song Contest. L’avvicinamento verso il prestigioso appuntamento musicale è sempre più chiacchierato. Non soltanto perché nel 2020 la kermesse non è andata in scena a causa della pandemia e delle conseguenti restrizioni. Ad aggiungere ulteriore pepe ci stanno pensando le diverse polemiche di carattere politico che sono emerse nelle ultime settimane. Anche da noi si è aperto un dibattito – non particolarmente acceso – riguardo alla censura. Come sapete, l’Italia sarà rappresentata dai Måneskin, nonostante il salto di edizione (che ha estromesso Diodato). La band porterà Zitti e buoni, che ha però dovuto subire qualche modifica testuale che ha sostituito le espressioni più colorite. Pena l’esclusione. La band non ha avuto dubbi sul da farsi: «Siamo ribelli, non scemi». Italia a parte, anche nel resto d’Europa si sono registrate alcune frizioni, che vi riportiamo di seguito.
L’esclusione della Bielorussia
Fra le notizie più eclatanti riportate negli ultimi giorni, spicca l’esclusione della Bielorussia dalla competizione. L’estromissione dei rappresentanti della nazione, la band Galasy ZMesta, è motivata dai riferimenti politici presenti nel testo del brano presentato in gara, Ya Nauchu Tebia. I contenuti pro-Lukashenko – attuale presidente bielorusso nel mirino degli osservatori continentali e dei media per i metodi repressivi utilizzati contro i manifestanti vicini all’opposizione – non sono ammessi dal regolamento dell’Eurovision, che vieta le liriche politicizzate. L’11 marzo l’Unione Europea di Radiodiffusione aveva intimato al gruppo di modificare il testo o di presentare un altro brano. Ma nemmeno il piano B è stato giudicato accettabile.
Macedonia del Nord vs Bulgaria
Scontro anche tra Macedonia del Nord e Bulgaria. Le frizioni recenti sono state alimentate dalla partecipazione all’Eurovision Song Contest di Vasil Garvanliev, cantante con doppia cittadinanza bulgara e macedone. L’artista, che parteciperà per la Macedonia del Nord, era stato accusato di propaganda bulgara per un passaggio del videoclip di Here I Stand, il suo brano in gara, in cui ad un certo punto si intravedono su un’opera d’arte di Janeta Vangeli i colori del tricolore bulgaro. Pur negando qualsiasi forma di provocazione volontaria, il video è stato modificato, e la parte “incriminata” cancellata.
Ma le polemiche non si sono attenuate, e una massiccia campagna d’odio è stata innescata nei confronti di Vasil. I commenti giunti da Sofia, che non nascondono un discreto «sconcerto» bulgaro per la vicenda, ha fatto da contraltare alle uscite dei nazionalisti macedoni, tra cui l’attore Saso Tasevski. Il rapporto tra i due Paesi, storicamente delicato, si è ulteriormente inasprito in seguito al blocco operato lo scorso novembre dalla Bulgaria al processo di adesione della Macedonia del Nord all’Unione Europea. Alla fine, la musica ha avuto la meglio. Nonostante le polemiche, gli interventi politici e le petizioni che chiedevano “la testa” di Garvanliev, il cantante ha confermato meno di una settimana fa su Twitter la propria partecipazione all’Eurovision Song Contest 2021.
Chiesa di Cipro
Le polemiche non sono mancate nemmeno per la partecipazione di Elena Tsagrinou, semifinalista di Greece’s Got Talent nel 2009. La Chiesa di Cipro ha infatti chiesto il ritiro dell’iscrizione ufficiale del Paese dall’Eurovision Song Contest. Il motivo? Il brano della cantante, El Diablo, che inneggerebbe al demonio, come si legge nel comunicato contenente il j’accuse:
«Il Santo Sinodo della Santa Chiesa di Cipro, dopo la pubblicazione del titolo e il contenuto della canzone, che purtroppo è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione della Cyprus Broadcasting Corporation (CyBC) e che rappresenterà il nostro paese all’Eurovision Song Contest, esprime forte disaccordo e delusione sia per l’atteggiamento del Consiglio di Amministrazione della CyBC che per quello di altri decisori, che invece di contribuire alla promozione dei diritti del nostro popolo, e rendendo note le loro richieste di libertà e il prevalere dei valori morali, attraverso qualsiasi canale internazionale disponibile, hanno preferito ridicolizzarci a livello globale proclamando che ci arrendiamo al diavolo, e questo in in questo modo promuoviamo la sua adorazione. È essenzialmente l’esaltazione di una sottomissione fatalista e resa dell’umano al dominio del diavolo».
La replica della cantante non si è fatta attendere. Elena ha infatti rilasciato le seguenti dichiarazioni alla CNN attraverso la sua etichetta, la Panik Records: «El Diablo è chiaramente una canzone allegorica! Parla della storia di una donna che riesce a uscire da una relazione tossica e invia un messaggio di forza al pubblico. La musica ci unisce tutti, non ci divide!».