Anna Zò (Linecheck): «La nostra sfida è il dialogo fra locale e globale»
Una conversazione con la direttrice del “Music Meeting and Festival”, che quest’anno ha festeggiato la decima edizione (con un pienone di pubblico)
Da tempo Linecheck è un punto di riferimento in Italia (e non solo) come appuntamento fondamentale per un confronto costruttivo fra gli addetti ai lavori di quello che loro amano definire “ecosistema musicale”, con un occhio di riguardo per il mondo indipendente. Ma i numeri dell’edizione 2024 sono particolarmente eloquenti: oltre trecento speaker intervenuti in cinquanta incontri fra panel, keynote e tavole rotonde, e oltre mille delegati italiani e internazionali.
Tuttavia il successo più notevole è quello presso il pubblico di non addetti ai lavori: sono state seimila le persone che hanno assistito ai live, con il tutto esaurito non solo nelle serate di giovedì e venerdì ma anche in quelle introduttive (con Lorenzo Senni all’Auditorium San Fedele) e in quella conclusiva (con lo “spin-off” a Bologna in partnership con Robot Festival).
Linecheck però è tante altre cose: showcase di artisti emergenti (quest’anno presentati da Billboard Italia), summit delle community radio, sessioni di matchmaking. In occasione dell’anniversario tondo della decima edizione del festival, facciamo un bilancio con la direttrice Anna Zò.
L’intervista ad Anna Zò, direttrice di Linecheck
Linecheck diventa grande: quella del 2024 è stata la decima edizione. Qual è un vostro bilancio di questo ormai lungo percorso? Quali prospettive per il futuro?
Tendiamo a non tirarci troppe pacche sulle spalle, ma non si può negare che siamo molto contenti di come sia andata quest’edizione. Lato Festival, abbiamo visto una crescita significativa di numeriche, artisti, palchi, riconoscimento, visibilità, percezione del pubblico. La partnership con il Robot Festival di Bologna si è riconfermata un’operazione di successo che ci permette di immaginare un futuro di Linecheck che non guardi solo a Milano.
Lato Meeting, quest’anno ci siamo focalizzati molto su percorsi tematici attraverso l’adozione della strategia dei summit, una novità rispetto al passato. Abbiamo identificato dei filoni – sincronizzazioni, impatto sociale, web3, community radio – perché abbiamo notato che parlare a tipologie specifiche di professionisti permette di creare dinamiche di networking e connessioni significative.
Si sono riconfermati importanti i momenti di matchmaking, strumento sempre molto apprezzato che vogliamo continuare a espandere. Così come gli showcase in Capsula, componente del giorno di Linecheck che si sta rinvigorendo e avendo sempre più richiesta di opportunità e di pubblico.
La parte serale ha sempre registrato il tutto esaurito. Linecheck insomma sta diventando un autentico riferimento anche per il “grande pubblico”, non solo per gli addetti ai lavori.
Siamo contenti di essere riusciti a crescere sulla parte Festival con scelte e strategie che rimangono fedeli alla natura di Linecheck. Il venerdì sera era molto pieno perché c’erano i Dov’è Liana, un nome che a Milano funziona molto bene. Ma la cosa ancora più interessante da notare è che loro hanno suonato solo un’ora all’interno di un evento partito ben prima. Il vero valore è stato, per esempio, vedere il pubblico dei Dov’è Liana – coi loro foulard in testa – magari due ore prima in Capsula a sentire Kiss Nuka che faceva una sorta di Boiler Room stile Goa, oppure i Cigno col loro palco punk rock, i DJ mozambicani in cortile…
Questa è la dinamica che ci interessa come Linecheck. Siamo un festival che deve anche vivere di pubblico, biglietteria e tutto ciò che ruota intorno alla dinamica della musica dal vivo. Ma la dimensione più affascinante è proprio la scoperta, la curiosità. Questa è la cosa più bella che possiamo continuare a costruire.
Quello della presenza in due città è un approccio che intendete ampliare ulteriormente nelle prossime edizioni?
È il secondo anno che portiamo avanti la collaborazione con Robot Festival. Prima di tutto per visioni molto simili sulla dimensione artistica e di ecosistema della musica, molto supportata dalle istituzioni come la Regione Emilia-Romagna. A Linecheck c’era un panel sulle music commission regionali, per ragionare su un’ottica internazionale ma con una valorizzazione e un ascolto di ciò che è locale.
Da parte di Regione Emilia-Romagna c’è una grande apertura: peraltro saremo di nuovo a Bologna l’11 dicembre per uno dei “pop-up” di Linecheck. La sfida di Linecheck è il dialogo fra le urgenze del locale nei confronti di un’apertura globale.
Agli showcase pomeridiani – che come Billboard abbiamo avuto il piacere di presentare – c’era un bel viavai di gente, cosa per nulla scontata. Voi che siete profondi conoscitori degli showcase festival a livello internazionale, a quali modelli vi siete ispirati? E qual è stato il riscontro delle label?
Il programma di showcase esiste da qualche anno ma l’aggiunta della parte di racconto di un media come Billboard è stata fondamentale. In Linecheck spesso – quando sei immerso fra tutte le cose che succedono – si fa fatica a raccontare tutto quanto e a mettere i giusti riflettori sui diversi contenuti. Quest’anno il focus fatto con Billboard ha agito come cassa di risonanza importante, sia per noi come festival che per le etichette e gli artisti coinvolti.
Lo showcase è un format molto diffuso in Europa. Per noi identificare la Capsula come lo spazio dove, durante il giorno, si alternassero etichette e agenzie è stata una buona quadra. La Capsula è lo spazio perfetto per quella dimensione. È intima, mette a suo agio l’artista e crea un’ottica anche “b2b” che è propria dello showcase. La domanda è stata molto alta da parte dei proponenti: è un elemento da intensificare.
Cosa ci puoi anticipare sull’edizione del prossimo anno?
Abbiamo annunciato le date (dal 17 al 23 novembre 2025) e il tema, “A Beautiful Presence”, il cui senso sveleremo meglio più avanti. Il traguardo raggiunto quest’anno farà sì che consolideremo tante cose, proseguendo nella nostra mission e rimanendo fedeli ad essa. Non ci saranno stravolgimenti incredibili: Linecheck sta facendo la sua strada in modo identitario e forte.