Il cuore di Linecheck batte anche a Bologna
Sempre più stretto il rapporto fra il conference festival milanese e il capoluogo emiliano: lì si è appena tenuta un’edizione “Pop Up”, praticamente la versione in miniatura dell’evento principale
Come già confermato dalla direttrice Anna Zò in una nostra recente intervista, l’ambizione di Linecheck è anche quella di «immaginare un futuro che non guardi solo a Milano». Detto, fatto. Dopo la rinnovata partnership con Robot Festival (che ha curato il closing party al DumBO il 23 novembre, con DJ set di Mace, Quantic e Kabeaushé), l’11 dicembre è stata la volta di Linecheck Pop Up Bologna. Una giornata intera fra incontri, approfondimenti, networking e tanta musica live che ha dato nuova linfa al già stretto rapporto del festival col capoluogo emiliano e con le istituzioni regionali, fra cui la Emilia-Romagna Music Commission.
La Regione Emilia-Romagna e la musica
Ci troviamo infatti in una città e in una regione che verso la musica hanno un’attenzione speciale. Infatti, oltre ad essere stata storicamente culla di innumerevoli talenti, oltre al prestigioso titolo di “Città della Musica” conferito dall’Unesco a Bologna, l’Emilia-Romagna è stata anche la prima regione italiana a dotarsi di una legge specifica sul comparto musicale. La Legge Regionale n. 2 del 16 marzo 2018 intitolata Norme in materia di sviluppo del settore musicale definisce infatti “le finalità e le tipologie di intervento nel settore musicale, puntando a rafforzare il sistema regionale e a dare un’impronta trasversale e innovativa al comparto”.
Dopo un pranzo in perfetto stile bolognese, i primi a fare gli onori di casa di Linecheck Pop Up Bologna sono appunto i rappresentanti delle istituzioni regionali, che in una sala della Biblioteca Salaborsa (in Piazza del Nettuno) illustrano le politiche virtuose e le buone pratiche messe in campo dalla Regione per tutelare e stimolare la creatività sul territorio, a tutti i livelli.
I panel
Due minuti a piedi e ci si sposta poi nella splendida Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio. Nell’ampio salone affrescato si tengono due panel: “Amplifying Local Talent: Innovative Production Models” (moderato dal caporedattore di Billboard Italia, Federico Durante) e “Amplifying Local Talent: Distribution, Live Circuiting, and Artist Promotion”.
Una moltitudine di speaker sia italiani che internazionali condivide con il pubblico (addetti ai lavori, ma anche studenti universitari) esperienze, progetti, sfide di una produzione musicale “dal basso”, indipendente, capace di supportare in modo responsabile e sostenibile quello che Linecheck chiama non music industry bensì “ecosistema musicale”. Non è solo una questione semantica: dibattiti come questi ci ricordano che la musica che tutti amiamo – indie o mainstream che sia – si regge su un delicato interscambio fra “organismi” che non va dato per scontato. La crisi che sta attraversando il settore dei club di musica live da qualche anno ne è un triste esempio.
Dai festival alle etichette, dagli artisti ai promoter, nei panel sono rappresentati quasi tutti i segmenti della filiera musicale. Ognuno col proprio bagaglio professionale: c’è Andrea Fabrizii, A&R e Catalogue Curator di CAM Sugar, che sembra uscito direttamente da un poliziottesco anni ’70 e racconta le strategie di valorizzazione di un catalogo che comprende i lavori dei giganti della “film music” italiana (Morricone, Piccioni, Umiliani, Rota, Bacalov…); c’è Carlo Pastore, fondatore e direttore artistico del MI AMI, festival che l’anno prossimo compie vent’anni di onorata storia ma che nacque in un periodo in cui «l’indie era roba da sfigati»; oppure l’italo-canadese James Jonathan Clancy, musicista e fondatore della Maple Death Records, che da Londra ha scelto di trasferirsi proprio a Bologna. E tanti altri ancora.
I live
Dopo l’aperitivo al Kinotto Bar si entra nel vivo della parte live. Presso l’adiacente Locomotiv Club (precisamente quel tipo di venue che andrebbe salvaguardata per la sua importanza culturale), si alternano gli showcase dei tre artisti emiliano-romagnoli (su sedici in totale) che voleranno a Groningen a gennaio per il “Focus On Italy” dell’Eurosonic 2025. Si tratta di España Circo Este, dello stesso James Jonathan Clancy e di R.Y.F.
Indie con venature di world music, cantautorato alternative rock, electropop dall’orgoglio queer. Contaminazioni, dialogo fra ispirazioni globali e radici locali: a Groningen l’Italia non sarà solo quella della pur nobile tradizione del bel canto. Tant’è che a chiudere le danze (letteralmente) è un campione della scena elettronica: il producer Godblesscomputers, che con i suoi beat sofisticati ha fatto ballare tanto Manchester (è stato recentemente fra i protagonisti del Womex 2024) quanto il Locomotiv Club di Bologna.