Malaga città a parte
Domani lo storico complesso residenziale e creativo di Milano Sud aprirà le sue porte per un festival che abbraccia ogni forma d’arte, dalla musica alla fotografia. Il tutto rigorosamente “fuori dal circuito”. Ce lo hanno raccontato gli ideatori Enrico Rassu, Greta Scarselli, Rodolfo Demicheli e Gennaro, deus ex machina di Malaga
Ci sono luoghi, a Milano, che nonostante il frenetico e supersonico cambiamento a cui la città va incontro ogni giorno, riescono a mantenere saldamente un potere immenso: quello di rimanere quasi cristallizzati nel tempo e nello spazio e di rappresentare una sorta di microcosmo di resistenza sociale, culturale e comunitaria per chi ha voglia di abbracciarne lo spirito e per tutti coloro che cercano qualcosa che possa colmare quel vuoto creato dall’individualismo della metropoli. Il complesso residenziale e creativo di via Malaga è senza dubbio uno di questi.
Situato nella zona sud di Milano, a pochi passi dal caos della circonvallazione, Malaga è letteralmente una piccola città nella città. Negli anni è diventato uno dei poli residenziali e soprattutto creativi più stimolanti del centro urbano, dove l’arte – in tutte le sue sfaccettature. Dalla musica alla fotografia, passando per la pittura, la moda e il design – cresce spontaneamente tra il cemento dei cortili e i loft dal sapore industriale abitati da giovani e famiglie che convivono in un clima di armonia quasi utopistica. Nella quale i vicini si conoscono ancora per nome.
Malaga Aperta, un festival per scoprire la città nella città
E se spiegare a parole cosa rappresenta questo luogo per coloro che lo vivono tutti i giorni sarebbe riduttivo, un gruppo di inquilini formato da Enrico Rassu, Greta Scarselli, Rodolfo Demicheli e Gennaro – leggendario deus ex machina del complesso – ha unito le forze per dare un assaggio concreto e vivido della sua essenza e delle sue energie attraverso Malaga Aperta.
Un festival che si svolgerà domani, domenica 2 giugno, proprio nei cortili e in cui troveranno spazio tutte le forme d’arte, tra cui un’esposizione di ritratti scattati da Enrico Rassu ai volti che popolano via Malaga e il documentario Malaga Aperta girato da Jacopo Ambroggio e RAT Collective.
Per farmelo raccontare ci sediamo attorno al piccolo tavolo che Enrico e Greta hanno posizionato fuori dalla loro porta. E la sensazione mentre chiacchieriamo tra le birre fresche, le sigarette girate e Vadim che ci lascia un rametto di ciliegie appena raccolte, è quella di essere lontanissimi dalla routine.
La lunga storia d’amore tra via Malaga, l’arte e la voglia di evasione inizia agli sgoccioli degli anni ’90. «Qui è cominciato tutto con dei party giganteschi che portavano migliaia di persone a conoscere questo posto», ricorda Gennaro. Napoletano di origine ma malaghese di adozione da 25 anni. «Io sono arrivato qui come idraulico, fino a che man mano ne sono diventato gestore. All’inizio Malaga nasce come un complesso di case, e negli anni la situazione si è evoluta con l’arrivo di artisti, gente della moda, fotografi, scultori. Oggi si sta formando davvero un qualcosa di più».
E voi come siete arrivati in Malaga?
Rodolfo: passaparola. Io avevo scoperto questo posto da un ragazzo che fa l’assistente alla fotografia, che a sua volta l’aveva scoperto grazie ad altri amici che facevano musica e vivevano qui. La prima volta che sono venuto qui ho notato subito che era diverso dai classici posti di Milano. C’è una comunità di persone molto libere, quasi anni ‘60-’70: è proprio una città a parte.
Greta: Io sono arrivata qui perché mi aveva invitato lui (Enrico, ndr) a cena. Mi ha detto “Vieni a mangiare una pizza in giardino!”. In giardino?! A Milano?! E poi quando sono entrata qua mi sono innamorata di questo posto e appena c’è stata l’occasione sono venuta a viverci. È proprio un altro contesto. Non sembra perché magari vedi solo giovani, ma qui vivono un sacco di famiglie. Ad esempio la coppia che vive lì sopra ci ha raccontato di essersi conosciuta qui, di aver comprato casa qui perché volevano che i loro figli crescessero in questo luogo.
Enrico: Anche io tramite passaparola due anni fa. Quando sono arrivato non sapevo che via Malaga fosse così, pensavo fosse un palazzo come gli altri. Poi soprattutto quest’ultimo anno il fatto di avere uno spazio così dove poter conoscere così tante persone mi ha stimolato tanto a livello creativo. Questo luogo può essere molto cinematografico!
L’idea di celebrare Malaga con un festival a chi è venuta per primo?
Gennaro: Diciamo che sono anni che cerco di proporre una cosa del genere ma non venivo mai preso troppo seriamente. Poi parlando con Enrico e Rod ci siamo trovati subito e in due mesi abbiamo messo su il tutto.
Rodolfo: Secondo me questa festa nasce per immortalare nel tempo un piccolissimo momento di via Malaga. Che poi è quello che abbiamo vissuto noi ed è quello che hanno vissuto le persone che hanno collaborato a questo progetto. Diciamo che Malaga Aperta in qualche modo raccoglie – anche se in modo diverso – l’eredità di Malaga Atelier, dove chi aveva uno studio artistico poteva aprirlo per mostrare alle persone il proprio lavoro.
E da dove avete iniziato per coinvolgere le persone che vivono qui?
Enrico: Io sono partito dall’idea di documentare e storicizzare i volti che abitano via Malaga con dei ritratti, con un documentario con interviste. E con uno short film che racchiude sei temi che le persone vivono qui che sono l’amore, la festa, la musica, la famiglia, il soldo e le sostanze. Da questo racconto poi si è ramificato un festival che è aperto a tutti e in cui tutti coloro che partecipano hanno l’inclusività al centro della propria arte.
C’è stata qualche storia in particolare che vi ha colpito?
Enrico: Senza dubbio quella di Vadim, che è scappato dalla guerra in Ucraina e ha detto di aver trovato qui una nuova famiglia.
Per altro prima di Malaga Aperta c’è stato il Malaga Mixtape…
Enrico: Sì, diciamo che questo spazio si presta molto alla collettività io e Greta abbiamo deciso di aprire casa nostra per tre giorni e dare la possibilità a chiunque di venire a esprimersi. Quindi abbiamo montato il microfono e dalla mattina c’era gente che veniva a registrare. La cosa bella è che poi abbiamo fatto una festa in cui le persone si sono ritrovate e ci ha fatto vivere questo luogo in un altro modo ancora.
La cosa a cui penso sentendovi parlare è che sicuramente per vivere in Malaga non devi essere una persona a cui piace stare per i fatti propri!
Greta: Secondo me come tutti i luoghi non ti regala nulla, ma se tu ti poni nella prospettiva di voler fare qualcosa te ne dà la possibilità. Cosa che non credo esista in nessun altro complesso residenziale.
Sicuramente non a Milano. Io ad esempio non ho idea di chi siano i miei vicini di casa…
Gennaro: Io sono di Napoli ma ho passato la mia infanzia nella case di ringhiera della Milano di una volta e in Malaga rivedo molto questo spirito. Bambini che giocano nei cortili, gente che viene a chiederti olio, e sale…
Uno spoiler di cosa succederà a Malaga Aperta?
Enrico: Ci saranno i Colla Zio che avranno in mano la direzione artistica di una delle zone. Poi Dante porterà Busy Sound, un’esperienza molto collettiva.
Rodolfo: A loro poi si aggiungono i ragazzi di IED che faranno un workshop in cui chi vuole può dipingere una tela che loro useranno per fare dei cappellini. Quindi anche un modo per coinvolgere attivamente le persone. E poi anche due collettivi molto interessanti che sono Unplug e Moshpit B3B.
Enrico: Poi i ragazzi di Out Soon faranno una lezione su come si organizza una festa a Milano, ci sarà una cartomante dentro una roulotte e poi ci sarà questo collettivo di Torino, Italia90, creato da Woc che è stato un designer di Off-White scelto personalmente da Virgil Abloh. La cosa più bella secondo me è che la direzione è quella della completa libertà. A nessuno è stato detto “devi fare questo perché porta più gente”. Tra di noi c’è stata molta fiducia. Se Rod o Gennaro mi propongono una cosa io non ho bisogno di sapere cosa fanno perché so già che sarà qualcosa di bello e valido.
La prima volta che tu Enrico mi hai parlato di Malaga Aperta hai usato l’espressione “fuori dal circuito”.
Enrico: Assolutamente sì, perché è lontano da tutte le dinamiche a cui siamo abituati. È dentro una casa, non è durante la settimana della moda o del design. È semplicemente un’aggregazione di persone diverse tra loro che però si trovano nello stesso posto.
Gennaro: E questa cosa ormai a Milano è difficile da trovare. Io penso che Malaga negli ultimi quindici anni si sia un po’ spenta, ed è arrivato il momento di tirarla su con eventi come questo che sono per le persone di famiglia.
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