I Måneskin a Torino hanno fatto saltare 13mila “Kool Kids”
Dopo aver girato l’America con il Loud Kids Tour, la band è tornata a casa per dare il via alle tappe europee. Il racconto dello show al Pala Alpitour, tra effetti speciali, pubblico in delirio e lo stupore di Damiano, Victoria, Ethan e Thomas dopo il live
«L’Italia ve la ricordavate così rock?», chiede qualcuno ai Måneskin durante il brindisi con la stampa per festeggiare la partenza ieri sera al Pala Alpitur di Torino del giro europeo del loro Loud Kids Tour. «Ci aspettavamo forse meno coinvolgimento, invece la risposta è stata da paura», rispondono Damiano, Victoria, Ethan e Thomas, con quel piglio da ragazzi di borgata che per un attimo ti fa quasi dimenticare che quella cui ti trovi di fronte è la rock band italiana più famosa e influente del mondo. Fresca di una candidatura ai Grammy 2023 nella categoria Best New Artist, con 18 dischi di diamante, 259 di platino e 51 d’oro appesi alle pareti. E un tour che ha toccato e toccherà ogni angolo del globo con 350mila biglietti venduti solo in Europa, con gli stadi italiani che hanno già registrato dei sold out.
Una rock band che ieri sera ha infiammato il palco del palazzetto torinese (letteralmente, con il microfono avvolto dalle fiamme durante Gasoline) sin dalle prime battute, quando su Don’t Wanna Sleep, brano tratto dal loro ultimo album, RUSH!, cala il sipario rosso fuoco e mostra i quattro che da lì in poi, per le due ore successive, non si fermeranno un solo attimo. «Dovete scusarmi», dice Damiano, «ma questa sera non parlerò tantissimo. Dire “su le mani!”, “saltate!” in italiano mi imbarazza un po’».
Damiano: «Torino è stata una figata incredibile»
«È una cosa un po’ da vocalist in discoteca», dirà poi ai giornalisti che li attendono in backstage, «una cosa che non mi appartiene molto, però dai, alla fine l’ho fatto, è stata una figata incredibile». L’ha fatto, sì, nonostante (o forse proprio perché) le 13mila persone accorse al palasport fossero caldissime e prontissime a saltare, urlare e lasciarsi andare ancor prima dell’inizio. Già dalle 4 del mattino, orario in cui i primi fan hanno fatto capolino davanti ai cancelli.
Sebbene non si sentano «stranieri in patria», quello dei Måneskin resta comunque uno show più proiettato verso l’estero che l’Italia, coerentemente con l’ascesa intrapresa dalla band. Sui ventiquattro brani in scaletta, infatti, solo sette sono in italiano, tra cui Zitti e Buoni, la canzone che più di tutte ha spalancato alla band le porte dell’Olimpo della musica fuori dai confini nostrani, e la versione acustica di Torna a Casa, per il momento più emozionante del live, quando Damiano invita tutti a usare i telefoni non per riprendere ma per illuminare il palasport.
I fan salgono sul palco coi Måneskin per “Kool Kids”
Tra rock sfrenato, gli stage diving di Damiano e Victoria, il pubblico in delirio e gli effetti speciali di produzione (300 corpi illuminati, 40 universi di programmazione, una struttura di oltre 150 metri e un tetto luminoso dal moto ondulatorio), lo spettacolo dei Måneskin continua senza mai una battuta d’arresto o un momento sottotono, tenendo sempre alta l’adrenalina degli spettatori con quelli che ormai sono dei veri e propri classici del gruppo. Da Supermodel a I Wanna Be Your Slave, da Mammamia a The Loneliest (preceduta da un notevole assolo di Thomas). Da Coraline a Beggin’, «una canzone che abbiamo suonato talmente tante volte che ha rotto il cazzo sia a noi che a voi, però ci piace tanto», scherza Damiano.
Il coinvolgimento del pubblico non solo è tangibile ma si concretizza pienamente quando, per il gran finale, i Måneskin fanno salire sul palco i Kool Kids delle prime file, che tra animi in visibilio, gli occhi ancora pieni di gioia, le gambe ancora doloranti per quanto hanno saltato e abbracci sudatissimi e pieni di calore ai loro idoli e agli sconosciuti con cui stanno condividendo quel momento irripetibile, si godono una festa che non scorderanno così facilmente.