Max Gazzè all’alba incanta il pubblico dell’Indiegeno Fest al Teatro Greco di Tindari
Un’ora e mezza di spettacolo in uno dei luoghi più incantevoli del Golfo di Patti in chiusura dell’ottava edizione del festival
Indiegeno Fest, Teatro Greco di Tindari, provincia di Messina. L’alba diffonde i suoi colori tenui e allontana il buio della notte. Max Gazzè ha appena dato inizio al suo concerto con Raduni Ovali. Si gira di spalle. Il Tirreno è il fondo naturale del palcoscenico, si scorge Capo Milazzo, si intravvedono le Isole Eolie. Resta sbalordito dallo spettacolo della natura e della storia che lo avvolge. «È veramente bello suonare in questi posti», dice. «La musica è anche un rapporto percettivo con i luoghi. Qui, per me è la prima volta».
È ormai giorno, il ghiaccio è rotto. Un’ora e mezzo di spettacolo puro e coinvolgente. Si canta e si balla. «Non sto bene, ho mal di gola e laringite», avverte subito Gazzè. «Mi perdonerete». E il pubblico (giovani in larga parte, ma anche molti della generazione del cinquantacinquenne cantautore romano) non solo lo assolve, ma urla “ti aiutiamo noi” quando attacca Cara Valentina. Artista e spettatori diventano complici e protagonisti dell’evento.
L’entusiasmo cresce e monta come la panna, da queste parti inseparabile compagna dell’iconica granita caffè con la brioche col tuppo. Ecco L’amore non esiste, scritta da Max Gazzè con Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, seguita da Ti sembra normale e Sotto casa, che arrivano quando il sole ha già inondato di luce e calore il Teatro Greco di Tindari, al massimo della sua capienza. 1800 gli spettatori previsti dalla Soprintendenza in un luogo incantevole e ancora poco conosciuto.
Tutti in piedi, si applaude. Max Gazzè gigioneggia con il pubblico. «Facciamo finta che siamo usciti dal palco e urlate: bis, bis!». Il sole comincia a picchiare quando attacca La favola di Adamo ed Eva. Gazzè è un virtuoso del basso, strumento che è quasi un prolungamento del suo corpo. E duetta con i quattro elementi della sua band. Musicisti di valore assoluto, che non si lasciano pregare: Max Dedo ai fiati, Cristiano Micalizzi alla batteria, Clemente Ferrari alle tastiere, Daniele Fiaschi alle chitarre.
La vita com’è e Una musica può fare, dove l’ironico Gazzè diventa un funambolo della parola, lasciano al pubblico la netta sensazione di aver assistito ad un grande show della Musica (con la emme maiuscola). Lo spettacolo si era aperto alle quattro e mezzo del mattino con Avicola che ha subito svegliato il pubblico con le sue canzoni dove Roma e l’amore sono protagonisti.
Si è chiusa così, sotto il segno di Max Gazzè, l’ottava edizione di Indiegeno Fest, il festival organizzato da Leave Music e Associazione Clap nei luoghi più incantevoli del Golfo di Patti, il comune dove sorge il Teatro Greco di Tindari. Un evento che ha legato la passione della musica alle bellezze artistiche e paesaggistiche della zona. Come la Riserva Naturale di Marinello con i suoi magici laghetti, sotto il Santuario della Madonna Nera, dove sulla sabbia si è esibito ieri sera Alex Britti. Ma negli occhi, nelle orecchie e, soprattutto, nel cuore resta il concerto di Gazzè. Sarà difficile, per lui, non tornare in questi luoghi incantati.
Articolo di Claudio Minoliti