Eventi

Trent’anni di No Borders Music Festival: alla scoperta della nuova edizione con Claudio Tognoni

Abbiamo intervistato il fondatore e il direttore artistico della rassegna che quest’anno, oltre ai Laghi di Fusine e all’Altopiano del Montasio, coinvolgerà anche la città di Tarvisio

  • Il15 Luglio 2025
Trent’anni di No Borders Music Festival: alla scoperta della nuova edizione con Claudio Tognoni

Il No Borders Music Festival è giunto alla trentesima edizione senza mai perdere la propria identità. Amore e rispetto nei confronti del territorio, cura nella scelta della line up e sostenibilità: sono questi i punti fissi della rassegna curata da Claudio Tognoni. «La soddisfazione di aver fatto un percorso così lungo, importante e impegnativo. Il trentesimo è anche l’anno in cui si tirano anche un po’ le somme» spiega. Anche quest’anno la rassegna animerà, rigorosamente di pomeriggio, le location d’eccezione dei Laghi di Fusine, il Rifugio Giberti e l’Altopiano del Montasio per tre weekend, dal 19 luglio al 3 agosto.

Il primo finesettimana vedrà protagonisti Ben Harper & The Innocent Criminals (sabato 19 luglio) e Mika (domenica 20 luglio). Invece saranno all’insegna della canzone italiana i due eventi del 26 e del 27. Il sabato Jovanotti, in un concerto già sold out, si esibirà nel primo bike concert, mentre la domenica sarà il turno di Lucio Corsi. Il weekend finale sarà più rivolto al jazz e al mondo alternative con Goran Bregović (sabato 2 agosto), che verrà aperto da I PATAGARRI, e i Kings of Convenience (domenica 3 agosto).

Quest’anno il Festival sarà ancora più ampio e ricco di eventi con il ritorno di Natural Sound – con 5 uomini sulla cassa del morto, Rokia Traorè, Fratelli Trabace e Riccardo Trabace – che unisce la musica ad attività culturali, degustazioni, sessioni di yoga e passeggiate naturalistiche in varie località del territorio. La novità sarà il coinvolgimento ancora più diretto della città di Tarvisio che sarà il centro di No Borders in the City. Si tratta di uno spin-off urbano a ingresso gratuito in Piazza Unità che ospiterà diversi dj set tra cui Andy Smith e Stéphane Pompougnac.

Chiacchierando con Claudio Tognoni si percepisce la passione con cui organizza e idea un festival che rientra anche tra i progetti del GSTC, il marchio internazionale più importante sulla sostenibilità in ambito turistico. I nomi che si sono susseguiti negli anni, da Lenny Kravitz a Manu Chao, passando per Pino Daniele, Elisa, Ludovico Einaudi, Paolo Conte e molti altri, hanno ciascuno rappresentato una tappa fondamentale e di crescita. E quando si chiede a Claudio quale sia il suo artista dei sogni non vuole fare nomi per scaramanzia. Segno che esibirsi in un contesto speciale e in una condizione unica rispetto ai consueti live in tour, attrae anche i cantanti e gruppi più grandi.

L’intervista a Claudio Tognoni di No Borders Music Festival

Quale è la filosofia dietro la line up di quest’anno?
L’intento era creare un fil rouge tra i vari weekend e all’interno degli stessi finesettimana, per mantenere la stessa impostazione di pubblico. Non solo per quanto riguarda il No Borders che si svolge tra i Laghi di Fusine, il rifugio Giberti o l’Altopiano del Montasio, ma anche per tutte le iniziative parallele. Per esempio, Natural Sound, con Rokia Traoré, No Borders in the City e Artisti Senza Frontiere. Per quest’ultimi, in particolare, abbiamo lavorato in modo tale che fossero adatti per aprire i concerti successivi. Ci sono tra gli altri L’Antidote, un progetto jazz molto interessante, Trilok Gurtu e i Patagarri.

No Borders Music Festival è una rassegna profondamente legata al territorio. Hai percepito una crescita d’interesse nei confronti di queste località?
Assolutamente sì. I Laghi di Fusine sono diventati una destinazione turistica molto più conosciuta, molto più apprezzata e per tutto l’anno c’è una crescita importante in termini di visibilità, di conoscenza e visita. Questo però si lega anche al tema della sostenibilità per salvaguardare questi stessi posti. Siamo molto attenti a questo tema. Una prova è il fatto che ai concerti noi spingiamo sempre che si arrivi a piedi o bicicletta. I live sono di pomeriggio, in modo tale non creare inquinamento luminoso. A livello di energia quest’anno abbiamo dei generatori non a gasolio e tramite l’Università di Udine, abbiamo potenziato la raccolta differenziata e tutti i materiali, dalle posate alle confezioni, saranno compostabili: no plastica.

A tal proposito, quello di Jovanotti il 26 luglio sarà il primo bike concert.
La volontà di fare un concerto solo in bicicletta, mai fatto prima al mondo, va sempre nella direzione della sostenibilità. È un unicum che speriamo di ripetere anche in futuro. Il nostro desiderio è che il pubblico approcci la montagna per com’è, quindi anche in modo sportivo.

E da questo punto di vista c’è una risposta da parte della gente?
Il pubblico è straordinario. Non dobbiamo forzare nulla. Fin dalle prime edizioni nella natura l’atteggiamento è stato sempre corretto nei confronti della location. Basta pensare che per arrivare all’Altopiano la maggior parte delle persone preferisce farsi quattro chilometri con mille metri di dislivello piuttosto che usufruire dell’impianto di risalita. È il caso in cui il pubblico partecipa attivamente al concerto.

In tutti questi anni c’è un ricordo particolare che ti porti dietro con soddisfazione? Un artista per il quale hai spinto e che ti è rimasto più a cuore?
Beh, innanzitutto il primo concerto nel 2001 di Manu Chao. Era appena uscito Clandestino ed è stato una crescita per noi. È stato un momento molto intenso e importante. Poi Lenny Kravitz sicuramente è stato un altro nome spartiacque, Buena Vista Social Club. Sono anche particolarmente affezionato a un’edizione un po’ più piccola che abbiamo fatto, non a Tarvisio ma a Pontebba, con Solomon Burke e Dr. John. E poi anche il primo concerto ai Laghi di Fusine di Paolo Conte. Ecco, queste sono quelle a cui sono in assoluto più affezionato.

Share: