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Improvvisazione e movimento: il jazz senza tempo de I Patagarri all’Alcatraz di Milano

Dopo i tre sold out all’Hacienda di Roma, la band milanese è tornata a casa con uno show coinvolgente

  • Il27 Marzo 2025
Improvvisazione e movimento: il jazz senza tempo de I Patagarri all’Alcatraz di Milano

I Patagarri live all'Hacienda di Roma, foto di Virginia Bettoja

Il loro groove è sincero, mai fine a se stesso. È esplosivo e capace di coinvolgere. Non si tratta di un esercizio di stile, ma un’espressione reale della gioia di fare musica con i compagni di una vita e condividerla con il pubblico per il puro piacere di farlo. Come dimostrano gli anni di busking che hanno inevitabilmente forgiato il suono e l’attitudine del gruppo milanese. Per i Patagarri, arrivare all’Alcatraz di Milano dopo tutta questa gavetta, è un risultato meritato.

L’atmosfera del secondo sold-out consecutivo in Via Valtellina 25 (dopo i tre all’Hacienda di Roma) è minimale e con poche luci. Forse perché sul palco c’è già tantissima roba, chitarre, contrabbasso, trombe e clarinetti. Summertime è il momento più intimo della serata. George Gershwin, il pioniere del jazz made in Brooklyn, ha ideato questo brano, con testi di Iga Gershwin, per Porgy and Bess, l’opera teatrale più innovativa dello scorso secolo. Questo perché il perfetto mix tra musica colta, o almeno veniva chiamata così negli anni ‘30, e jazz dona alla canzone teatro una dimensione senza tempo. L’unica critica fatta alla band durante X-Factor, una volta esaltate le loro indiscutibili capacità tecniche, era che fossero in qualche modo anacronistici. A giudicare dall’entusiasmo dei 2800 dell’Alcatraz di Milano i Patagarri hanno invece la capacità di essere attuali, anche parlando con un linguaggio d’altri tempi.

Impresa titanica in un’industria in cui si invecchia di minuto in minuto. E lo fanno portandosi dietro anni e anni di musica di strada. È nella zona nord-est milanese tra Cimiano, Lambrate e Piazza Lima, fino ad arrivare a Repubblica (ogni riferimento all’Osteria del Treno è puramente casuale) che si è consolidato il loro sound. Da lì, un po’ tutta Italia si è accorta dell’esuberanza della band, campionessa di busking in tutte le sue forme. Matrimoni, compleanni, e piazze, tantissime piazze. Quelle torride dei pomeriggi di luglio, che ti lasciano l’asfalto incollato alla suola delle scarpe. Le stesse suole consumate i Patagarri le hanno portate sul palco.

Un live tra improvvisazione e movimento

Non è di certo quel concerto in cui si va controvoglia per accompagnare i figli. I ragazzi sono in maggioranza nel pubblico, è ovvio, ma non mancano genitori, zii, zie e nonni. È quella situazione in cui la mamma poi invita anche le amiche. La platea dell’Alcatraz assomiglia a quella di un concerto di Caparezza, che è sempre riuscito con la sua musica a unire diverse generazioni. Gli up and down in scaletta danno ritmo a uno show compatto, in cui però ogni nota è al suo posto. C’è spazio per l’improvvisazione e anche per Anna Castiglia (qui la nostra intervista). L’artista siciliana porta con sè il suo cantautorato tra il parlato e il satirico. Un anno prima dei Patagarri aveva anche lei percorso la strada del talent. L’intesa tra loro è contagiosa.

È la prima volta che i fan pagavano un biglietto per vederli suonare. Questo fattore sicuramente poteva destabilizzare la nicchia della band milanese, che aveva costruito un rapporto di fiducia con il proprio pubblico e che, anche grazie a X Factor, era riuscita ad ampliarlo. Il palcoscenico televisivo è servito da incubatore per il delicato passaggio dalle concessioni negate per suonare in piazza Duomo ai club sold out. E la cosa migliore che poteva accadere è che, per adesso, questo salto, che negli anni ha dato alla testa a molti, non li ha snaturati.

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