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Terzo e ultimo giorno del primo weekend di Primavera Sound: c’è da correggere il tiro

Il primo weekend del festival si chiude con un po’ di amaro in bocca. Continua a convincere la proposta musicale, da Jorja Smith a Tyler, the Creator

Autore Claudio Biazzetti
  • Il5 Giugno 2022
Terzo e ultimo giorno del primo weekend di Primavera Sound: c’è da correggere il tiro

Tyler, the Creator, foto di Sharon Lopez

L’ultimo giorno del primo weekend di Primavera Sound 2022 è stato forse il migliore. Vuoi perché ci fosse meno gente del maledetto venerdì mancato degli Strokes o vuoi pure che, a stare nella calca, uno prima o poi ci fa il callo, ma la serata di ieri è stata in assoluto la più vivibile e “normale” per chi ha già visto qualche edizione precedente.

Volendo anche surreale, come vedere i Napalm Death suonare vecchie glorie dal primo album Scum sopra un palco in riva al mare, di fianco a uno yacht di almeno 30 metri parcheggiato lì, al porto. Anche Peter Murphy dei Bauhaus vestito tutto sberluccicoso come un Amadeus all’Ariston è stato abbastanza singolare, per quanto poi tutta l’attenzione venga dirottata su quegli occhi gelidi e demoniaci.

Gli stessi che rendono indimenticabili i titoli di testa di The Hunger, film del 1983 con protagonisti Bowie, Susan Sarandon e Catherine Deneuve che ha la particolarità appunto di essere un capolavoro per i primi 10 minuti e poi va tutto in vacca. Ma in vacca del tipo che la regia sembra passare all’improvviso da Cronenberg a Moccia.

Primavera Sound: gli show incredibili di Jorja Smith e Tyler, the Creator

Tornando a noi. Molto meno strano invece è vedere al Primavera Sound gli Einstürzende Neubauten schiaffeggiare borse di plastica e percuotere carrelli della spesa sul palco. Blixa e i suoi queste le fanno da 40 anni, quindi uno ci ha fatto anche l’abitudine ormai. Anche su Jorja Smith e Tyler, the Creator nulla da controbattere.

La prima è una Dea pagana, con un timbro celestiale, un fascino allucinante, una band pazzesca al seguito e una gran bella produzione sul palco, tra separé in tela e visual intrippanti dietro. Il secondo invece è semplicemente uno dei migliori rapper degli ultimi 20 anni, con un passato da wannabe cattivone ma un presente da completo patatone. Dei vecchi pezzi infatti suona solo Yonkers, ma in una versione ridottissima tra pezzi molto più recenti e conformi al nuovo Tyler, quello della moda, dei calzini bianchi col mocassino Gucci, e degli archi onirici nei pezzi con Pharrell. E a noi piace così. Anche lì, produzione spaziale, con una collina verde ricreata fedelmente sul palco e cannoni che sputano fiamme proprio sul più bello.

Il bilancio finale del primo weekend

Menzione speciale per un King Krule sempre impeccabile, che poi tra l’altro ho beccato passeggiare tranquillamente tra la folla del Primavera Sound, dei Beach House perfetti per un momento chillout sul prato del palco Binance. Anche una Caroline Polacheck incredibile, presenza scenica magnetica e performance vocale assurda (credo che a questo punto sia un soprano o un mezzo soprano) per quanto poco fruibile da quella schifezza del palco Plenitude (greenwashing a parte).

Tirando le somme, dopo due anni di pandemia e con un compleanno così importante da festeggiare, il primo weekend del Primavera Sound si conclude con un po’ di amarognolo in bocca per via del palese overbooking e della pessima gestione dei flussi oceanici di gente. E contando che il prossimo weekend è quello dove effettivamente suoneranno gli Strokes e Dua Lipa, c’è da fare gli scongiuri che non capiti davvero qualcosa di irreparabile.

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