RoBOt torna per la sua tredicesima edizione a Bologna dal 5 all’8 ottobre
Il festival torna ad animare diversi luoghi, dal DumBO ai plachi del TPO, con tantissimi artisti, tra cui Caterina Barbieri, Sophie Birch e Miss Kitten and the Hacker
Èun futuro possibile quello di RoBOt, un luogo dove torneranno a essere centrali valori come la condivisione, lo scambio, l’incontro. Lo sviluppo tecnologico che favorisce le relazioni umane, la ricerca sulle infinite evoluzioni delle macchine che diventa occasione di applicazione artistica, vertigine culturale. Succede, in occasione dell’edizione 2022 del festival bolognese che dal 5 all’8 ottobre, arrivato alla sua tredicesima edizione, riannoda i fili del senso stesso della sperimentazione, diventando un ricchissimo catalogo, dal vivo dell’avanguardia ‘globale’, portando con sé lo spettatore in un viaggio che è, al tempo stesso, esplorazione di diversi linguaggi artistici. Ma anche di scoperta di nuove geografie, di mappe che sono, da un lato, locali, dall’altro il più esotiche possibili.
A iniziare dagli spazi che disegnano traiettorie coinvolgenti, che gravitano intorno agli ambienti di pura archeologia industriale di DumBO, l’immenso ex scalo ferroviario, con i suoi capannoni, le officine enormi, i depositi recuperati. Questo a caratterizzare un ambiente urbano, da megalopoli. Si aggiungeranno poi i vicini palchi del TPO, il Teatro Polivalente Occupato, simbolo di una spirito ribelle bolognese che affonda le sue radici nella ‘leggenda’ del Link.
E poi c’è il centro, quello nobile, quello medioevale del suggestivo Palazzo di Renzo, che si affaccia su Piazza Maggiore, con la sua intricata rete di salette affrescate, perfetto contrappunto al battere iterativo delle batterie elettroniche. E la sontuosa bellezza neo classica dell’aula magna dell’Accademia di Belle Arti, insieme all’Oratorio di San Filippo Neri.
Spazi che amplificano il desiderio di fare della musica di RoBOt, per quattro giorni, la colonna sonora di strade e piazze creando un contrappunto tra la ‘storia’ e la modernità.
RoBOt, moltissime le presenze femminili a partire da Caterina Barbieri
Grazie anche a un programma che testimonia quanto l’elettronica sia riuscita a ridefinire completamente i percorsi, ribaltando il senso stesso dell’espressione ‘confine’ e portando sulla scena internazionale territori lontani da quelli abituali.
Altro merito di RoBOt, edizione 2022, è quello di presentare al pubblico molte personalità femminili, protagoniste assolute della nuova ondata elettronica. A iniziare da Caterina Barbieri. Da bolognese, al Festival, dove era presente anche lo scorso anno, è di casa e presenterà dal vivo il suo album, appena uscito per la sua etichetta, Light-Years, Spirit Exit, tra citazioni della poetica di Santa Teresa d’Avila (che lei ha sempre indicato come una delle sue principali influenze) e sintetizzatori analogici che costituiscono il segno identitario di una delle compositrici contemporanee in fragile bilico tra deliziose tentazioni pop e l’ossessione per i suoni concreti che si fanno partitura.
Insieme a lei, in questo affascinante cammino ‘salgariano’, ci saranno artiste come la danese Sophie Birch, profondamente influenzata dalle visioni ambient del maestro di questo linguaggio, l’inglese Brian Eno. Le sue musiche evocano dimensioni rarefatte, dove la centralità dei suoni della natura è sottolineata dall’ampio utilizzo di ‘field recording’, registrazioni sul campo. Come nella tradizione etnomusicologia e antropologica che dialogano, nelle performance dal vivo, con strumenti acustici e synt di un’epoca calda e polverosa precedente la rivoluzione digitale.
Un festival tutto da scoprire
Altre scoperte attendono i visitatori/esploratori di RoBOt. Quelle che verranno proposte dall’artista di origini groenlandesi Courtesy, che, per definire il suo lavoro, parla di ‘Catarsi emozionale’, del club come spazio della trance, intesa come stato modificato di coscienza. Un’esperienza di sovrapposizione di linguaggi, i suoi spettacoli, dove la dimensione performativa del dj incrocia la video arte. “Ricerco l’utopia della socialità”, dice a proposito dei suoi live, esploro le capacità terapeutiche della musica esaltate dal potere della pista da ballo. La mia aspirazione è aiutare le persone a entrare in connessione tra loro. Una pratica che è diventata determinante nel mio lavoro, specie dopo il periodo di isolamento per diffusione del virus.”
Metà messicana, metà norvegese, Carmen Villain è un’altra delle ‘scoperte’ di RoBOt. Un passato recente come modella, la fascinazione per la sperimentazione tra noise e minimalismo. Ma anche l’amore per band come i Sonic Youth, sino alla sofisticata miscela di jazz, dream pop e folk evocativo, che caratterizzano i suoi lavori più recenti, come Only Love From Now On, uscito da poco, che presenterà a Bologna.
E, in tema femminile, RoBOT, con il suo sguardo sul futuro delle possibilità che l’elettronica offre ai nuovi talenti ‘’globali’, rivolge la sua attenzioni anche ai protagonisti dell’electro che hanno contribuito a far diventare la scena dei club sempre più popolare. In programma, infatti, tra tantissimi nomi nuovi, c’è anche un piccolo classico della moderna elettronica da ballo. Arrivano al festival, infatti, Miss Kittin and the Hacker, che, dalla metà degli anni 90, intrecciano sintetizzatori e rock, per presentare il loro nuovo disco Third Album. Tutto il programma su www.robotfestival.it.
Articolo di Pierfrancesco Pacoda