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Tecnologia e musica, il binomio sempre vincente di SXSW: ecco com’è andata l’edizione 2023

Si è appena svolto ad Austin quello che da anni è fra i più importanti conference festival al mondo. Fra buone pratiche e qualche pecca, il racconto dell’evento punto per punto

Autore Billboard IT
  • Il25 Marzo 2023
Tecnologia e musica, il binomio sempre vincente di SXSW: ecco com’è andata l’edizione 2023

Foto di Anna Zò

Il South By Southwest (SXSW) è uno dei più grandi festival di tecnologia, innovazione, musica e cinema al mondo, che si svolge annualmente ad Austin, in Texas. Il festival è un’occasione unica per incontrare esperti, imprenditori, investitori e artisti ed è stato spesso definito come “incubatore di idee”, uno spazio in cui vengono presentate alcune delle innovazioni più sorprendenti del settore.

L’intelligenza artificiale, protagonista di SXSW

Potrei continuare con ChatGPT, ma, pur trovandomi d’accordo con questa introduzione, non lo farò (c’è chi usa questo strumento in maniera molto più costruttiva di me, per esempio per far rappare Drake sui fagioli).


L’intelligenza artificiale si aggiudica però il premio indiscusso di madrina del SXSW. È il trend topic per molti panel (dalle sue applicazioni agli aspetti etici e legali), nonché la tecnologia fondante per la maggior parte delle startup, musicali e non, presenti al festival. Viene intesa da queste come un’amplificazione delle capacità umane e delle professionalità, offrendo servizi rivolti dai music supervisor ai compositori.

Non a caso il keynote speech di apertura della prima parte del SXSW, quella più verticalmente dedicata alla tecnologia, è stato tenuto da Greg Brockman. Ovvero il presidente e co-fondatore di OpenAI e ideatore di chatGPT.


Presentandosi come un fautore del “tech for good”, ha condiviso interessantissimi spunti sulla ricerca, lo sviluppo e le prospettive di questo strumento. Si è posto in maniera forse un po’ naïf e forzatamente rassicurante in contrapposizione ai tech giants ruba-dati e iper-centralizzati da cui il mondo sta prendendo sempre più le distanze. Peraltro questi ultimi sono stati i grandi assenti di questa edizione del SXSW, fatta eccezione per Apple, verosimilmente a causa dei tagli sulle spese per le trasferte.

Foto di Anna Zò

La gestione “smart” delle code

Per seguire questo contenuto mi sono infilata in una lunga coda di persone in attesa fuori da un salone che ho poi scoperto essere uno spazio aggiuntivo, da circa 300 persone, adibito per il live streaming dei contenuti di maggior rilievo che si svolgevano fisicamente nella stanza accanto (questa da circa 1500 posti).

Le code sono state una costante del festival, sia per le performance, sia per i panel. La cosa mi ha piacevolmente stupita, non ci sono stata abituata dalle conferenze europee. SXSW le gestisce efficacemente attraverso una funzione nell’app ufficiale dell’evento che segnala il tasso di occupazione di ciascuna venue. Inoltre c’è la possibilità di accedere a diversi contenuti in live-streaming sulla SXSW TV. I live-streaming sono tecnicamente perfetti e molto utilii fintanto che non sarà possibile clonarsi e spargere i propri sé in giro per Austin.

Dei cloni durante il festival tuttavia si sente spesso l’esigenza. Proprio per la stravolgente quantità di contenuti, format ed esperienze che accadono contemporaneamente in una moltitudine di venue sparse tra Downtown, 6th E Stream e Rainey Street.


Gli eventi di SXSW

Fatto pace con la FOMO e rinunciato alla pretesa di onnipresenza, si può cominciare a godersi l’evento. Keynote speech, panel, business mixer, meetup, pitch session (più simili a partite di football americano a livello di tifoseria) e ignite talk (in cui chiunque abbia qualcosa da dire su un certo argomento può candidarsi a salire sul palco per una presentazione di 5 minuti con 20 slides di power point al massimo) rappresentano i format principali della conferenza, mentre le aziende sponsor fanno a gara per stupire i partecipanti e delegati (e attrarli con free margaritas and tacos) con le feste più originali. Da boat party sul fiume Colorado a DJ set in barber shops molto hipster con tanto di taglio di capelli omaggio.

Spesso questi side events non fanno parte del programma ufficiale del SXSW. Quest’ultimo infatti prevede sia contenuti curati direttamente dall’organizzazione sia un modello partecipativo di “candidatura” delle proposte da parte di speaker/aziende/organizzazioni.

Questo rende ancora più complesso trovarli e soprattutto permette ad un grande numero di professionisti e curiosi di partecipare all’evento su un binario parallelo, quello “non ufficiale”, per cui non è richiesto il badge (che nella sua versione Platinum costa la bellezza di 2000 dollari).

Tra un contenuto e l’altro, è possibile gironzolare tra i più classici stands del Creative Expo. Si tratta di un gigantesco spazio adibito a fiera dove aziende innovative e delegazioni di vari Paesi hanno la possibilità di presentare i propri prodotti e servizi e le “case” dei main sponsors, tra cui gettonatissime quelle di Dolby Atmos e Audible Magic.


L’Italia, grazie a ITA – Italian Trade Agency – era presente con uno stand e una delegazione di sette startup, tra cui le musicali Visual Notes e Sounzone.

Qualche svago particolare

Se questi intrattenimenti dovessero risultare troppo standard, si può sempre fare un salto al terzo piano del Fairmont Hotel, per l’XR Exhibition. Lì ci si può registrare per provare metaversi e visori di ogni tipo. La vera sfida qui è provarne più di due senza farsi venire la nausea.

Oppure si può fare un salto alla So Satisfying House di Warner, per rilassarsi con poltrone massaggianti e ASMR in cuffia. O ancora, passare allo stand della NASA per ascoltare i suoni dei buchi neri, sonificati da ingegneri del suono spaziali.

Foto di Anna Zò

La programmazione musicale di SXSW

La programmazione musicale è altrettanto imponente. Oltre 200 artisti da tutto il mondo si alternano con performance da 35/40 minuti nelle diverse location sparse per la città, seguendo la logica dello showcase festival diffuso. Un modello che in Europa è storicamente rappresentato dall’Eurosonic, espanso poi in varie forme e dimensioni in più o meno tutti i Paesi del Continente.


Il festival musicale si articola tra venue da 3000 persone (che in quest’edizione hanno ospitato gli storici New Order e The Zombies), minuscoli palchi come quello del Chess Club, cortili di hotel allestiti con divani e puff come nel caso del delizioso Hotel Saint Cecilie, storiche venues con palco interno ed esterno come l’Hotel Vegas.

Mi sento di citare tre live che mi sono piaciuti parecchio (sono tutte band rock/alternative/indie, forse ero influenzata dal contesto): gli inglesi Golden Dregs e Bilk e gli americani Be Your Own Pet. Bella anche la serata organizzata dal festival di musica elettronica WISE, che ha portato DJ e visual artist delle scene newyorkese e berlinese su una suggestiva terrazza al centro di Austin.

Una pecca e due buone pratiche

Negli ultimi anni, soprattutto grazie al lavoro fatto con Music Innovation Hub in materia di musica dal vivo e ESG (Environment, Social and Governance), sono inevitabilmente portata a osservare con occhio critico questi aspetti e ad includerli nella valutazione di un evento. Nel caso del SXSW è evidente che lo sforzo per il rispetto dell’ambiente sia insufficiente. La raccolta differenziata è quasi nulla e l’escursione termica da aria condizionata si aggira sui 30 gradi.

Tuttavia, sono da sottolineare alcune buone pratiche in tema di accessibilità e rappresentanza di generi ed etnie.


Per quanto riguarda il primo punto, tutti i panel sono sottotitolati ed i principali dispongono della traduzione simultanea per i non udenti. Inoltre le varie location sono attrezzate per assistere persone con problemi di mobilità.

Per quanto riguarda il secondo, conferenza e festival sembrano portare sul palco la diversità in varie forme. Anche se non mancano iniziative simili americane, è stato bello assistere allo sbarco in US del progetto europeo dedicato alla rappresentanza di genere nell’industria musicale Keychange, di cui Linecheck Music Meeting and Festival è partner fondatore in Italia.

Multidisciplinarietà e futuro

Ci sono poi due aspetti del South By Southwest che mi hanno colpito particolarmente. Il primo è la multidisciplinarietà. Durante i giorni del festival, Austin accoglie creativi, startupper, artisti, manager, pubblicitari, imprenditori, nerd e smanettoni da tutto il mondo, creando un ecosistema vibrante e colorato, nel quadro di una città calda e sorridente che sta sempre più accogliendo professionisti di diversi settori, dal culturale al tecnologico, in esilio da Los Angeles, San Francisco e New York, dove il costo della vita è diventato insostenibile ai più.

Esplorando oltre 25 filoni tematici (dal futuro del lavoro alla smart mobility, da cannabis e psichedelici al MedTech), il SXSW catalizza e connette professionisti e curiosi con profili, background e prospettive variegate, creando interessanti livelli di scambio e contaminazione.


Il secondo è il fatto che, per una settimana, si parla di futuro, non di status quo. Ogni argomento è trattato con indosso le lenti dell’innovazione. La sensazione è quella di essere proiettati cinque anni avanti. Non di più, perché il cambiamento è oggettivamente rapidissimo.

Ormai due anni fa, in un articolo di Wired scrivevo di come gli NFT stessero approdando nel settore musicale per offrire un modello economico alternativo e un’evoluzione nel rapporto tra artisti e fan base, citando il producer americano Justn 3lau come esempio di sperimentatore.

Martedì scorso 3lau ha parlato a un panel di fronte a una platea gremita di persone, raccontando degli oltre 20 milioni di dollari raccolti attraverso la vendita primaria di suoi NFT e dell’evoluzione del suo progetto imprenditoriale Royal, un marketplace blockchain-powered per investire nella musica dei propri artisti preferiti e guadagnare dalle royalties generate.

Sfide e innovazione

Il SXSW ci ricorda che lì fuori c’è un mondo, che va veloce, molto veloce. In una settimana vorticosa, in cui si ha l’impressione che tutto sia possibile (tranne mancare all’evento, al punto che le band selezionate viaggiano a proprie spese pur di esserci), la sensazione è che sia necessario approfondire tanti degli spunti offerti da questa frenesia texana futurista.


È anche quella di essere connessi ad un ecosistema pulsante e in espansione, popolato da persone brillanti e spinto dal motore dell’innovazione. Sentirsi piccoli, ma connessi, per guardare più avanti, pensare più in grande, essere più ambiziosi (e un po’ meno autoreferenziali) è una bella sfida per il nostro settore che mi porto a casa.

Foto di Anna Zò

Articolo di Anna Zò

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