VIVA! Festival: e vai sul sicuro
L’edizione 2022 ha vinto facile con nomi collaudati, ma raddoppiando le presenze rispetto al 2019
«Vorrei dire scusa a Jon Hopkins che suona dopo di noi: stasera faremo un po’ di ritardo» dice dal palco Apparat, con il tono di chi dal suddetto palco non vorrebbe mai scendere. Con i due Modeselektor ai fianchi ha appena suonato le bombe più grandi del repertorio Moderat, da Rusty Nails a Bad Kingdom. E ora sta per arrivare il gran finale di New Error, forse le terzine più famose di sempre nell’elettronica. Se proprio vogliamo trovarne uno, è forse questo il momento più intenso del Viva Festival 2022.
Continuo a pensare che il 90% del successo dei Moderat sia merito dei Modeselektor, però qualche lancia va spezzata anche a favore del barbuto cantante del progetto, che a momenti fa commuovere mezza Masseria Grofoleo quando a metà del set ringrazia il pubblico: «Se non altro, in questi ultimi anni abbiamo imparato a non dare mai per scontati questi momenti, essere sul palco davanti a voi.» Amen.
Viva! Festival, da Jon Hopkins al Slowthai
Per inciso, Jon Hopkins poi mica se l’è presa per il lieve ritardo che ha fatto slittare di una mezz’oretta il suo set. Sale in consolle, attacca le cuffie e spara per due orette treni a 130 BPM ininterrottamente, forse anche un po’ troppo ininterrottamente ma tant’è. The kids want techno, dice l’antico proverbio. Diverso discorso per Floating Points, che il giorno prima al Viva! Festival suona un DJ set di classiconi tipo gli LFO. Quindi, per quanto un po’ paraculo, non gli si può dire proprio un cazzo.
Peccato invece per il pacco all’ultimo minuto da parte di Yasiin Bey, conosciuto ai più come Mos Def. Pare per motivi familiari, l’entità semi-divina del rap vecchia scuola non si presenta sul palco di Locorotondo il venerdì, giorno prima dei Moderat. Al suo posto sale soltanto il suo DJ, che comunque per una buona oretta suona una Santa Barbara di missili East Coast, tra cui ovviamente quelli del suo sodale assente.
La quota rap della sera viene comunque coperta da uno Slowthai in forma smagliante, agile e spavaldo ma anche emotional e sensibile all’occorrenza. A un certo punto chiama dal pubblico un fan, tale Tommaso, per fargli fare la strofa di Skepta in Inglorious. Un compito non propriamente facile, che però al buon Tom alla fine riesce discretamente. Come a Milano, dopo aver saltato come una molla per un’ora di live, chiude mandando tutto splendidamente in vacca con Barbie Girl degli Aqua: senza cantarla, semplicemente sculettandola. Uno dei migliori rapper di questa generazione, senza dubbio.
Tirando due somme, all’edizione 2022 del Viva! Festival è piaciuto vincere facile, puntando su nomi collaudati e ben noti e forse sacrificando un po’ la parte di digging, di scoperta e scommessa su nuovi artisti che nelle scorse edizioni era più tangibile. Ma in fondo cosa importa, se poi alla fine raddoppi le presenze di pubblico del 2019 (qualcosa come 15mila persone) e il risultato viene portato a casa?