Alice: «Sono diventata uno strumento della musica di Franco Battiato»
“Eri con Me” è l’omaggio orchestrale che l’artista ha appena fatto uscire. Ma è anche un gesto di affetto e gratitudine al grande Maestro e amico di quasi una vita
Il lungo rapporto artistico e di grande amicizia con Franco Battiato, che iniziò per Alice cantando la magnifica canzone Il vento caldo dell’estate del 1980, non poteva interrompersi con la dipartita del Maestro. Lui stesso ha sempre insegnato ad amici ed ascoltatori della sua vasta opera musicale che il nostro corpo è solo una tappa di una lunga ascesi.
In ordine di tempo, Alice ha interagito con il Maestro, facendo un magnifico tour assieme nel 2016, poi arrivò la scomparsa di Battiato nel 2021. Ma Alice l’anno prima aveva già intrapreso un bel tour, Alice Canta Battiato, come se lei avesse preso idealmente in mano il testimone di questa lunga “staffetta” artistica, ancor prima della dipartita del Maestro. Con la complicità di Carlo Guaitoli, già speciale collaboratore di Battiato stesso per oltre vent’anni.
C’era d’aspettarselo che prima o poi arrivasse Eri con Me (ARECIBO / BMG), una raccolta di 16 canzoni di Battiato. Per fortuna è accaduto, perché queste versioni orchestrali con la voce di Alice sono sublimi, ed è davvero il miglior omaggio al Maestro sentito dalla sua scomparsa. Questa che leggete è un estratto dall’intervista che leggerete nel prossimo numero di Billboard in uscita il 2 dicembre.
L’album
Eri con Me (ARECIBO / BMG) contiene sedici cover di brani di Franco Battiato ed è stato registrato in studio con Carlo Guaitoli (pianoforte, direzione) e I Solisti Filarmonici Italiani.
Scrive Francesco Messina nella prefazione del disco: «Le canzoni inserite nell’album in buona parte risultano quelle ascoltate nei concerti, ma non del tutto. Infatti se alcune di queste appartenevano già al repertorio discografico di Alice (I treni di Tozeur, Prospettiva Nevski e la stessa Eri con me), molte altre sono per lei decisamente inedite. Tra queste una nuova versione di Da Oriente a Occidente (proveniente dall’album Sulle Corde di Aries), L’addio (di cui Franco è co-autore con Mino Di Martino e Ippolita Avalli) e Torneremo ancora, l’ultima canzone da lui scritta e registrata; un brano al quale teneva veramente molto».
Alice quest’anno ha ricevuto quest’anno il Premio Tenco alla carriera.
L’intervista ad Alice
Parto dalla copertina del disco: oggi le anime sensibili trovano pace e senso dell’esistenza prendendosi cura della natura, magari curando un piccolo giardino. Metaforicamente con queste canzoni – oltre a prenderti cura di alcune preziose composizioni di Franco Battiato – prendi a cuore anche tutto un certo mondo del Maestro: la sua sensibilità, la sua cura del linguaggio rispetto alla frettolosità dei social…
Certo, tutto condivisibile quello che dici. Il linguaggio di Battiato merita un’attenzione supplementare per i motivi a cui accennavi. Ma in generale il suo messaggio era anche prendersi cura della vita e degli altri, con amore, e anche per me tutto questo è fondamentale. Questo lavoro è un gesto d’amore, com’è stata tutta la produzione di Franco nei nostri confronti. Devo ringraziare anche Francesco Messina, che mi ha immortalato con questo album di canzoni “familiari”, e lo ha fatto quasi a mia insaputa.
Complice anche il maestro Carlo Guaitoli? Il pianista e direttore d’orchestra, già speciale collaboratore di Battiato stesso per almeno vent’anni.
Il Maestro Guaitoli conosce tutto il repertorio di Franco e per me quest’esperienza è stata qualcosa di molto particolare. Anche perché inizialmente non avevo nessuna intenzione di fare questo tipo di programma dal vivo, con l’orchestra, nonostante le insistenze – che alla fine si sono rivelate giustificate – anche di Francesco Cattini. Poi nel 2020 mi sono ritrovata con Carlo Guaitoli e insieme abbiamo approcciato in questa nuova dimensione le canzoni di Battiato. Ci siamo trovati immediatamente perché lo scopo era che io diventassi uno “strumento” della musica di Franco. Il nostro desiderio è di continuare a “vivificare” il suo lavoro, anche se la sua opera è sempre presente grazie al suo catalogo. Mi son dovuta ricredere quindi sull’aspetto live, perché lavorando assieme io e Carlo ci siamo resi conto di quanto le persone abbiano bisogno di condividere il momento dal vivo queste canzoni.
So che ami cantare anche nelle chiese e hai affermato che cantare è una sorta di preghiera. Ma in fin dei conti le canzoni di Battiato spesso sono delle preghiere, dei salmi contemporanei.
Le canzoni sono una forma elevata di preghiera, questo l’ho sempre pensato e già dichiarato più volte. Ci sono in effetti molti brani di Franco che possono essere paragonati a… come hai detto tu, dei salmi contemporanei: è una definizione bellissima.
Perché hai scelto anche un brano poco conosciuto di Franco come Da Oriente a Occidente, dall’album Sulle Corde di Aries?
Le canzoni le ho scelte tutte io per il disco ma per questa composizione la storia è un poco diversa… Ho chiesto a Francesco Messina se potesse darmi un suggerimento su un brano che fosse antecedente a L’Era del Cinghiale Bianco, che segnò la svolta stilistica di Battiato. Lui mi ha proposto questa canzone, che è straordinaria: è una sorta di anello di congiunzione se ci pensi, no? In questo brano c’è tantissimo di Franco e ci aiuta a conoscere meglio la sua figura artistica e umana.
Pensandoci bene, Battiato alla fine della sua vita è tornato dall’Occidente nuovamente verso Oriente…
Accidenti (ride, ndr), ma certo!
Hai lavorato con tantissimi straordinari artisti. C’è sempre stato un legame con gli ex Japan: non hai mai pensato a un duetto con David Sylvian? Poi volevo chiederti un tuo ricordo di un bassista davvero di culto, unico, come il compianto Mick Karn.
Fu meraviglioso lavorare assieme a Mick, facemmo un lungo tour italiano ed europeo. Lui era non solo un musicista sublime ma anche un artista a tutto tondo, dipingeva e faceva sculture. Sempre alla ricerca della perfezione, era molto esigente. Solo alla fine dell’ultimo concerto, a Zurigo, mi disse: «Ecco, ora siamo perfetti assieme, potremmo ripartire in tour…». Questo ti fa capire l’intensità e la dedizione al lavoro di Mick Karn. Era molto simpatico ma anche molto riservato. Nella sua personalità erano molto accentuate sia una certa introversione che una manifesta estroversione. Sono stata onorata di aver condiviso con lui un piccolo pezzo della sua vita.
Rimpiangi ancora non aver fatto qualcosa con Ryuichi Sakamoto?
Touché (sorride, ndr)… Certamente, ma è andata così.
Di recente una canzone degli anni ’80 di Kate Bush ha avuto una seconda vita. Running up That Hill è diventata una hit grazie alla sua presenza in Stranger Things. Ecco, se un regista volesse prendere una tua composizione di quel decennio, quale ti piacerebbe che avesse oggi una seconda vita?
Una delle canzoni che ho composto e ritengo una delle mie migliori e con una tematica senza tempo come l’amore impersonale è Dammi la mano amore (dall’album Charade del 1986, ndr).
Ero presente alla Milanesiana del 2013 quando eri sul palco assieme a Battiato. Lui raccontò un aneddoto molto divertente sulla vostra partecipazione all’Eurovision del 1984 con I treni di Tozeur. Avevate un distacco che è diametralmente opposto all’enfasi che i Måneskin hanno avuto all’annuncio della vittoria…
Noi vivemmo quella partecipazione a quel festival in maniera davvero distaccata. Ridemmo in diretta di tutte le previsioni che saltarono in aria, come il fatto che i Paesi latini – che in teoria avrebbero dovuto sostenere I treni di Tozeur – ci lasciarono quasi a zero point, mentre quelli scandinavi erano impazziti per noi (ride, ndr). Ma sinceramente l’Eurovision mi interessa poco o nulla, se non a piccolissime pillole.
Un ultimo pensiero su Franco Battiato, che potrebbe essere anche una sorta di lezione di vita?
Franco è sempre stato sé stesso, in ogni circostanza.