Interviste

Annalisa: «Oggi sei santa o peccatrice nel giro di un minuto»

Con “MA IO SONO FUOCO”, la popstar ligure abbraccia un sound ancora più anni Ottanta e si lascia andare a un’inedita ironia dissacrante: «Le canzoni divertenti sono importantissime». La nostra intervista

  • Il10 Ottobre 2025
Annalisa: «Oggi sei santa o peccatrice nel giro di un minuto»

Esistono due Annalisa, o di più. Non te ne accorgi solo ascoltando le storie e le metamorfosi che racconta nelle sue canzoni. C’è proprio uno scarto tra l’artista sul palco e dietro al microfono e quella che ti spiega l’ironia cercata e studiata per combattere il giudizio. C’è la ragazza pronta all’ennesimo innamoramento, quella che in Chiodi canta «sto esagerando devo darmi una calmata», e la donna che ha ben chiari in testa il sentiero artistico da seguire e i cerchi da chiudere. MA IO SONO FUOCO si lancia nel vortice degli anni Ottanta e lo fa spingendo sui ritornelli e sui synth. Un po’ Raffaella Carrà e un po’ The Weeknd, la cantante ligure torna con un disco che non fa mistero delle influenze.

La ballatona con Marco Mengoni, Piazza San Marco, è l’unica eccezione dell’album. Le restanti dieci tracce sono capitoli semiseri dove il sorriso, quando c’è, nasconde sempre un retrogusto amaro. Sono resoconti in prima persona femminile di passioni e trappole amorose schivate o calpestate che (in)volontariamente disegnano altrettanti ritratti di uomini. La trasformazione di Annalisa nel suo primo singolo Maschio era il preludio alla maggiore libertà agognata nei testi dei nuovi brani. Una libertà che punta a scardinare il binomio santità – dannazione. Se a livello di sound il disco è debitore di un’estetica fin troppo definita e poco innovativa, dal punto di vista testuale sorprende per la vena dissacrante. Non è il disco che ti aspetteresti dopo E POI SIAMO FINITI NEL VORTICE. La donna di Sinceramente si prende con forza i suoi spazi e si scopre la ragazza sfacciata che non ha paura di dichiararsi tale: «Sono Anna, avvelenata».

L’aura quasi blasfema dell’iconico, a suo modo, ritornello «Te lo giuro su Maria», rivive per tutta la tracklist. «Gesù è una donna delusa», le serate in discoteca raccontate in Emanuela riassunte nei versi «settimana santa / anche se non si è credenti / terzo giorno e ti riprendi», fino all’assunto «meglio sola / meglio una pistola». Durante la nostra chiacchierata Annalisa, pur risultando molto più quadrata e schematica di quanto emerga dalle sue canzoni, dove ammette di non essere una santa, rivendica questa scelta e la definisce uno sforzo: «Le canzoni divertenti sono importantissime ma, come faceva la Carrà, vorrei che sotto portino anche un messaggio inclusivo e provocatorio».

Alla fine del disco ci si chiede quali dei tanti io la rappresenti davvero. Forse tutti, forse nessuno. Perché, come ripete più volte, «il tempo comporta un evoluzione continua». Allora, le prime domande sono state proprio sul tempo e sul suo rapporto con esso e con i cambiamenti che provoca.

L’intervista ad Annalisa

Quanto è stato il tempo impiegato per la scrittura di questo nuovo album?
Poco più di un anno perché le prime idee le ho sviluppate nella primavera del 2024 e la scorsa invece ho dovuto fare i conti con il cerchio da chiudere. Avevo già quasi tutti i pezzi, qualche cosa forse da finire, ma l’insieme delle canzoni era definito. Mancava il filo rosso che le collegasse e che ho capito poi essere la trasformazione. Mi sono resa conto che i brani raccontavano il mio modo di reagire alle cose che mi accadono e che in quel momento non mi sembrano positive. Nel creare nuove opportunità ci trasformiamo lentamente, giorno per giorno. Magari neanche te ne accorgi, ma segui il ritmo di quello che ti succede e lo influenzi.

Prendendo spunto dalla copertina del disco, questo anno e mezzo per te è stato più tigre o fuoco?
Entrambe le cose. È stato fuoco per la voglia di lasciarmi trasportare in questo nuovo ciclo fatto sicuramente di momenti belli come l’uscita dell’album o il tour che partirà a breve. Ed è stato anche tigre perché quando inizi un viaggio devi fare del tuo meglio e tirare fuori gli artigli per far sì che vada come desideri. Ogni volta che si ricomincia è una scommessa.

Il linguaggio di questo nuovo disco è molto più pepato e scorretto rispetto al passato con questo filone “religioso”: lo giuri su Maria, Gesù è una ragazza delusa, in ogni brano c’è un riferimento. Com’è nata quest’idea?
Volevo porre l’attenzione, con una punta d’ironia, sul tema del giudizio. C’è questa tendenza a ergersi sempre al di sopra di quello che ci circonda e a giudicarlo. Non ci sono vie di mezzo. Si è peccatori oppure santi. Il più delle volte tutto questo può essere stravolto nel giro di un minuto, semplicemente per una piccola cosa. Penso che sia parte della vita di tutti, magari in maniera meno continuativa rispetto a chi fa il mio mestiere. Si è sempre difronte a un pubblico. Scherzandoci su e portando all’estremo questa opposizione senza sfumature tra santi e dannati, volevo spingere a una riflessione chi ascolta. Bisogna reimparare a mettersi nei panni degli altri. Le persone possono sbagliare, rimediare, crescere ma soprattutto hanno il diritto di vivere una vita diversa dalla tua.

Se è vero che ti «fa santa il pubblico a casa», senti mai la pressione?
Sì, ma non nei confronti del loro giudizio. Sento la pressione di portare degli spunti di riflessione giusti, raccontarmi con onestà, essere inclusiva e di essere di buon esempio. Il che a volte vuol dire anche essere scorretta, rompere le scatole, risultare scomoda e combattere per qualcosa in cui credi davvero. Il mio pubblico e le persone che mi seguono se lo meritano per ciò che abbiamo vissuto insieme in questi anni di carriera e per ciò che si aspettano da me. Più che pressione, in questo caso è una responsabilità che mi prendo volentieri.  

In questo disco ti racconti sempre in prima persona, ma c’è sempre un maschio dall’altra parte. Tant’è che alla fine ne vengono fuori dei ritratti di uomini diversi.
Sì, me ne sono accorta a lavoro finito. Io ho raccontato delle esperienze che ho vissuto. Situazioni dal punto di vista femminile in cui mi sono sentita non valorizzata, poco compresa o addirittura sbagliata. Momenti in cui mi è capitato di rendermi conto di far più fatica rispetto ai maschi. Credo che sia venuta fuori questa cosa perché in realtà ci sono tante storie, non solo la mia, ma altre che ho visto vivere a qualcun altro. Non faccio mai riferimento a un episodio preciso.

Hai mai desiderato, in termini di carriera musicale, essere un maschio?
Sì, lo ammetto. Il fatto di desiderarlo ovviamente non significa che non mi piaccia essere una cantautrice. Anzi, mi stimola molto esserlo per provare a fare dei passi avanti e prendere uno spazio in più e lasciarlo a chi arriverà dopo. Sono convinta che sia uno sforzo dovuto per la generazione che segue. Un regalo che si lascia alle artiste che verranno e che raccoglieranno il testimone. Sì, dobbiamo fare più fatica, ma ne vado fiera.

Hai rimpianti?
L’unica cosa alla quale ogni tanto penso è legata al ritmo con cui ho fatto le cose. Io sono una persona cauta che se non si sente perfettamente capace non si butta. Sono sempre andata avanti per gradi. Questo ha influito sui tempi. Non ho mai spinto per arrivare subito. Se da un lato trovo che sia stato un processo più solido, spero anche più duraturo, dall’altro spesso mi dico: «Se avessi fatto prima certi passi, oggi magari avrei avuto delle opportunità diverse». Però siamo qua.

Dopo il terzo posto al Festival di Sanremo del 2024, (vinto da Angelina Mango), in molti avevano parlato della competizione che ci sarebbe dietro le quinte tra le artiste donne italiane. Quanto c’è di vero?
So per certo che tra di noi c’è molta solidarietà. Ci rispettiamo molto e ci sosteniamo. Probabilmente queste idee sono frutto più della passione di parte del pubblico e dei fan. D’altronde, è normale che alla gente adori spettegolare. In fondo, lo comprendo. Non posso dire che mi piaccia, ma lo comprendo.

In Dipende canti «Non si esce sani dagli Ottanta». In E IO SONO FUOCO non ne esci proprio, anzi, abbracci ancora di più quelle sonorità.
Mi sento molto rappresentata da questo tipo di ricerca sonora anche se non è stata una scelta presa a priori. Un po’ come il tema della metamorfosi, l’ho compresa in divenire. Parto sempre dalla scrittura di tradizione italiana che amo. Il processo successivo è renderla giusta per me, trasformarla, mescolarla e sovrapporla ad altro, cercando di non ripetermi. Ascoltando molto l’electro pop internazionale che pesca tanto dagli anni Ottanta, è stato inevitabile che ne sia stato influenzato anche il disco. Della musica di quel periodo mi piacciono i sintetizzatori e in generale tutto quel mondo.

A proposito di riferimenti al passato, in questo disco si sente tanto l’influenza di Raffaella Carrà, molto di più rispetto al passato, in particolare in quel tocco ironico che dicevamo.
Da parte mia c’è proprio uno sforzo nel riuscire a ottenere l’effetto che suscitavano le sue canzoni nelle persone. La cosa che amo di più di Raffaella Carrà è il fatto che i suoi brani sono apparentemente leggeri. Sono divertenti, magari li canti mentre fai il trenino. E le canzoni divertenti sono importantissime. Però dietro hanno dei messaggi pesantissimi, di grande provocazione. Sono attuali. Io provo a fare la stessa cosa, a nascondere dei temi sotto un ritmo accattivante.

Questo poi si riflette anche nel modo in cui affronti la tua carriera?
Credo di sì, perché alla fine io sono pop nell’animo. Ho voglia di parlare con la gente e di far sì che le canzoni, anche se è più complicato, abbiano un ampio raggio. Per esempio, in Avvelenata parlo di salute mentale, di genitori che non si baciano più e di isolamento sociale.

Tra l’altro, in quel brano per la prima volta Paolo Antonacci, oltre a scrivere con te il pezzo, lo canta. Com’è nata la cosa?
Lavoriamo insieme da tantissimo, stiamo parlando di quasi dieci anni. Abbiamo passato talmente tanto tempo e tante ore insieme che condividere finalmente condividere una canzone insieme con le nostre voci, oltre che nella scrittura, è stato del tutto naturale.

«Ballo per lo spirito, prego per il fisico» canti in Io sono. Com’è cambiato rapporto con il tuo corpo in questi anni? Oggi sul palco balli e fai coreografie, sei più diva rispetto al passato.
È un lento processo di accettazione. Rispetto a quindici anni faovviamente mi sento più a mio agio. Di anno in anno va sempre meglio. Tuttavia, se ti dicessi che sono perfettamente in sintonia con il mio aspetto mentirei. Ognuno ha le sue fisse mentali, ma non mi vergogno di dirlo (ride, n.d.r.).

Le date del tour

Annalisa a metà novembre inizierà il tour CAPITOLO I nei palazzetti, di seguito tutti gli appuntamenti:

  • sab 15 nov 2025 Palazzo del Turismo Jesolo (VE) (SOLD OUT)
  • dom 16 nov 2025 Palazzo del Turismo Jesolo (VE)
  • mar 18 nov 2025 Kioene Arena Padova
  • ven 21 nov 2025 Palazzo dello Sport Roma
  • sab 22 nov 2025 Palazzo dello Sport Roma
  • lun 24 nov 2025 Nelson Mandela Forum Firenze
  • ven 28 nov 2025 Unipol Forum Milano (SOLD OUT)
  • sab 29 nov 2025 Unipol Forum Milano (SOLD OUT)
  • mar 02 dic 2025 Palasele Eboli (SA)
  • ven 05 dic 2025 Palaflorio Bari
  • sab 06 dic 2025 Palaflorio Bari
  • mer 10 dic 2025 Unipol Arena Bologna
  • sab 13 dic 2025 Inalpi Arena Torino (SOLD OUT)
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