Après La Classe: «Giusto che la musica cambi, purché resti la sostanza»
Lo storico gruppo salentino ha pubblicato quest’anno il nuovo album “Santa Marilena”, con collaborazioni da Manu Chao e Alborosie, realizzato grazie al bando Puglia Sounds Record 2022
Dalla loro super hit Paris del 2002 in poi, gli Après La Classe sono rimasti scolpiti nell’immaginario di una generazione – oggi di 30/40enni – come caposaldo di quella scena alternativa italiana che fu la colonna sonora dell’ondata di contestazione fra fine anni ’90 e primi Duemila.
La musica del gruppo salentino non ha mai rinunciato a un approccio che valorizzasse tanto la sostanza quanto la forma: la prima con contenuti spesso e volentieri “impegnati” (oggi diremmo forse conscious); la seconda andando a intercettare come un radar i suoni del mondo, come da migliore tradizione della loro terra.
Fedeli alla linea, quest’anno hanno pubblicato il loro nuovissimo progetto discografico, Santa Marilena (Get Up Music / Epic / Sony Music): otto tracce che vedono le collaborazioni con parte di quella stessa scena musicale di cui sopra, da Alborosie al loro grande mito Manu Chao. La realizzazione dell’album è stata resa possibile dal supporto di Puglia Sounds, che l’ha finanziato tramite il bando Record 2022 (dedicato appunto alla produzione discografica: qui tutte le informazioni sui bandi 2023). Ne abbiamo parlato con il bassista Combass.
Combass, hai detto che avete registrato Santa Marilena «in modo lieve, senza troppi vincoli, un po’ come c’era accaduto quando nel 2002, all’età di 15-16 anni, incidemmo il nostro primo album». Una sorta di seconda giovinezza artistica per voi?
Assolutamente. Riusciamo a rinnovarci evitando di risultare troppo prevedibili nelle nostre scelte sonore ascoltando costantemente musica proveniente da ogni zona del mondo. Ascoltiamo quotidianamente dalle classifiche pop a quelle trap, da quelle world music a quelle alternative rock, electropop e così via. Tutto ciò ci dona stimoli per spingerci oltre.
Manu Chao, Piotta, DJ Gruff, Alborosie… A scorrere i featuring di Santa Marilena si legge in filigrana la storia di certa musica alternativa italiana e internazionale a cavallo fra anni ’90 e Duemila. Cosa unisce quella scena oggi?
Un po’ come la moda di certi anni, anche la musica fa un giro assurdo e ritorna ciclicamente. La musica prodotta in un certo modo se ritorna fa solo bene. Se penso alla musica anni ’70, penso a Giorgio Moroder, ha ancora tanto da insegnare. Se penso alla musica anni ’80, penso ai Duran Duran, ai Talk Talk: che suoni fichi avevano? E infatti sono ritornati anche quei suoni nelle nuove produzioni. Quindi se parliamo di anni ’90 in Italia, non possiamo non citare ad esempio Gruff: ha scritto la storia del rap in Italia ed è ancora un’icona. Idem Piotta e tanti altri: hanno lasciato il segno nel cuore della gente. L’hanno lasciato anche nel cuore degli Après: collaborare con loro è stato fantastico.
In particolare mi pare che siate davvero entusiasti della collaborazione con Manu Chao. In che modo lui è stato “maestro” per la musica degli Après La Classe?
Se non fossero nati i Mano Negra e i Mau Mau, probabilmente non sarebbero mai esistiti gli Après La Classe. Manu è sempre stato il nostro mito. Prima irraggiungibile per noi, ora amico. Abbiamo realizzato un sogno collaborando con lui.
Avete realizzato l’album anche grazie al supporto di Puglia Sounds: perché è giusto che un ente pubblico sostenga attivamente la produzione musicale?
La musica è cultura e la forma più efficace di comunicazione, coinvolge tutte le classi sociali senza alcuna distinzione. Migliora la vita di chi la produce, di chi lavora accanto agli artisti, dei proprietari di tutte le infrastrutture adibite alla musica dal vivo, dei proprietari degli studi di registrazione… Potrei fare altri mille esempi citando altre categorie che beneficiano di tutte le attività musicali svolte da una band come la nostra. Tutto ciò crea business e cura l’anima della gente.
Vi siete mai chiesti come mai proprio in Salento si siano sviluppate così tante musiche “meticce” come anche la vostra? Cosa fa del tacco dello Stivale un’antenna sintonizzata sulle frequenze delle periferie del mondo?
Siamo un vero e proprio “porto” nel quale attraccano diverse etnie da millenni. Credo che stia continuando un processo creativo esistente da sempre, noi siamo solo degli operai che stanno portando avanti il lavoro iniziato mille vite fa dai nostri antenati. Abbiamo tanta responsabilità visto il potente mezzo che abbiamo a disposizione. Perché noi andremo via un giorno, ma la musica continuerà a vibrare in eterno.
La Notte della Taranta di quest’anno è stata un’edizione memorabile, lo stesso Dardust la ricorda come una delle sue esperienze più belle di sempre. Ci raccontate com’è andata?
Ci siamo emozionati ancora una volta su quel mega palco. Siamo fortunati ad avere un festival così in Salento, in Puglia, in Italia… Ce lo invidiano in tutto il mondo. La gente ha apprezzato molto il nostro show, il pubblico era infuocato!
Ai tempi dei vostri esordi e del successo di Paris esisteva – anche in musica – una componente di impegno sociale e politico molto marcata. Oggi i movimenti ambientalisti e le battaglie per l’uguaglianza di genere, per esempio, fanno pensare che quello spirito di contestazione non sia andato perduto. Per voi quali sono dei punti di contatto fra passato e presente da questo punto di vista?
Da sempre utilizziamo la musica per comunicare qualcosa, per denunciare, per informare. Ora lo si fa in maniera velata. Nel mainstream spesso si ha paura di dire troppo per il timore di non essere passati in radio o mal capiti dal proprio pubblico. Anni fa non avevamo questi filtri. È giusto cambiare nella forma col passare degli anni contaminando la musica, purché resti un minimo di sostanza.