Non esistono limiti per i Big Ocean, solo infinite possibilità: l’intervista
Lo scorso aprile la band coreana, la prima composta da artisti sordi, si è esibita al Legend di Milano. Li abbiamo intervistati per farci raccontare la loro storia e le sensazioni provate durante il loro primo concerto in Italia

La musica, a volte, la senti sulla pelle prima ancora che nelle orecchie. Per PJ, Jiseok e Chanyeon è sempre stato così. Loro sono i Big Ocean, la prima band K-pop composta interamente da artisti sordi, ragazzi che ballano a ritmo di vibrazioni e che hanno trasformato la loro voce in segni. Dal debutto nell’aprile del 2024 ai palchi più prestigiosi di Seoul, passando per una nomination di Billboard come Rookie del mese, fino alla consacrazione mediatica internazionale firmata BBC e ABC: in un solo anno, i Big Ocean hanno sfidato le convenzioni di un’industria spesso ossessionata dalla perfezione, conquistando più di un milione e mezzo di follower sparsi tra Europa e Stati Uniti, e diventando oggi una delle realtà più inclusive e innovative nel panorama mondiale.
Se vi state chiedendo come sia possibile cantare senza sentire, la risposta è tutta nelle loro mani, nel linguaggio segreto del corpo e in quella tecnologia che trasforma ogni limite in possibilità. Un modo nuovo di fare musica, certo, ma soprattutto un modo diverso per raccontare al mondo cosa significa ascoltare davvero.
L’intervista ai Big Ocean
Perché avete scelto di debuttare il 20 aprile?
PJ: Il 20 aprile è la Giornata delle Persone con Disabilità in Corea, e abbiamo scelto questa data perché racchiude una verità che volevamo portare nel mondo con il nostro debutto. Glow non è solo una canzone: è una dichiarazione di esistenza, un messaggio che abbiamo qualcosa da dire. Quella giornata ha dato un peso diverso al nostro inizio. Ha trasformato un debutto in un movimento. Volevamo che il nostro primo passo avesse un significato, non solo per noi, ma per chiunque si sia mai sentito invisibile. Glow parla di brillare, anche nel silenzio. Farlo uscire quel giorno non era solo un gesto simbolico. Era una promessa: l’arte, la musica, l’espressione appartengono a tutti.
Quando avete capito che essere “i primi” poteva diventare un punto di forza?
Chanyeon: All’inizio, “essere i primi” sembrava una parola pesante. Ma più incontravamo fan che si rivedevano in noi (soprattutto bambini sordi che sognano il palco) più capivamo che tutto questo andava oltre noi. È lì che “essere i primi” è diventato carburante. Non solo un’etichetta, ma una rampa di lancio per altri.
Jiseok: Per me è arrivato poco a poco, soprattutto quando la gente ci diceva: “Non avrei mai pensato che qualcuno come me potesse fare questo finché non ho visto voi”. È lì che ho capito: non stavamo solo rompendo un tetto di vetro. Stavamo aprendo una porta.
Quale esperienza del vostro passato vi aiuta di più sul palco?
PJ: Prima di diventare idol, ero un content creator che raccontava la propria vita da persona sorda. Quell’esperienza mi ha insegnato a comunicare senza affidarmi al suono, come esprimere emozioni attraverso immagini, ritmo e atmosfera. Quelle abilità sono ancora con me ogni volta che salgo sul palco. Anche nel silenzio, si può dire tantissimo.
Chanyeon: Ho studiato audiologia prima di entrare nei Big Ocean, e questo mi ha dato un rapporto completamente diverso con il suono. Ho imparato come le persone lo percepiscono, come si muove, cosa significa viverlo in modo diverso. Quell’approccio mi aiuta a sentire il ritmo con il corpo e a rispondere con istinto.
Jiseok: Lo sci mi ha insegnato a restare in equilibrio, non solo con il corpo ma anche con la mente. Sul palco ci sono tante distrazioni: luci, emozioni, movimenti continui. È come essere sulla pista da sci: se perdi il controllo, rischi di cadere. Anche se non posso ascoltare la musica nel modo classico, ne percepisco chiaramente il ritmo e le vibrazioni, e lascio che siano loro a guidare ogni mio movimento.
Come decidete quale lingua dei segni usare nei vostri brani?
PJ: Per noi la lingua dei segni è come una coreografia; ogni gesto porta un’emozione, quindi partiamo sempre chiedendoci: cosa vogliamo far provare? A volte la KSL è più dolce, a volte l’ASL ha un ritmo più deciso, e la lingua dei segni internazionale ci aiuta a connetterci con persone di diverse culture. Ma oltre all’atmosfera, pensiamo anche a chi ci rivolgiamo. Quando abbiamo girato Flow a Parigi, abbiamo scelto la lingua internazionale per sentirci più vicini ai fan europei.
Cosa rende una canzone perfetta per lo stile “S-Pop”?
Chanyeon: E’ partito come “Signed Pop” ma per noi è diventato qualcosa di più grande. Oggi definiamo la nostra musica “Free-Soul Pop”: musica che libera la mente e l’anima per guarire. Ma S-Pop vuol dire anche musica firmata, sensoriale, piena di anima e con una storia da raccontare. Una vera traccia S-Pop ha un ritmo che possiamo sentire, testi che possiamo esprimere visivamente e messaggi che vanno oltre il suono. Non è solo uno stile—è un nuovo modo di ascoltare: con gli occhi, con le mani e con il cuore.
Cosa avete imparato collaborando a brighT con studenti disabili?
PJ: Lavorare a brighT insieme agli studenti mi ha ricordato che la musica va oltre il suono. Ognuno di noi comunicava in maniera diversa: alcuni usavano parole semplici grazie all’aiuto dell’AI, noi utilizzavamo la lingua dei segni e ci muovevamo seguendo il ritmo. Quello che ci univa davvero, però, era l’emozione. Quando le parole da sole non riescono ad arrivare al cuore, la musica riesce comunque a farlo. brighT non è stato qualcosa che noi abbiamo regalato agli studenti, ma qualcosa che abbiamo creato insieme, unendo i nostri cuori e trovando una lingua comune.
Qual è il pregiudizio più comune che volete smentire?
Chanyeon: Molti pensano che non possiamo sentire la musica. Ma la musica non si ascolta soltanto, si guarda, si tocca, si vive. La sentiamo nelle vibrazioni, nel ritmo, nelle emozioni. Essere sordi non limita il nostro rapporto con la musica. Lo rende più profondo.
Se non fosse musica, in quale ambito vi piacerebbe lavorare?
Jiseok: Penso che la moda sarebbe davvero significativa per noi. I vestiti sono come i movimenti, puoi esprimere qualcosa senza parlare. Ultimamente, io e PJ stiamo esplorando nuovi stili, provando capi diversi e riflettendo su come ci presentiamo visivamente.
PJ: La moda sta iniziando a sembrare un’estensione della nostra identità. Non siamo esperti, ma stiamo imparando e ci stiamo divertendo. Quando possiamo, andiamo alle fashion week e osserviamo come gli altri si esprimono con l’abbigliamento.
Come passate una giornata senza impegni?
PJ: Inizio la mattina con dello stretching leggero, studio inglese e poi vado in una caffetteria a leggere. Di sera mi rilasso con Netflix prima di dormire.
Chanyeon: Appena mi sveglio controllo la mia agenda. Anche nei giorni di riposo, organizzo tutto per non dimenticare nulla. Restare strutturato mi aiuta a sentirmi sereno.
Jiseok: La mia routine inizia con un bello stretching per svegliarmi. Poi vado dritto a esercitarmi, dicendomi: “Resistiamo anche oggi”. Anche nei giorni off, mi piace restare attivo e concentrato.
Cosa non manca mai nella vostra valigia?
PJ: Porto sempre un face roller. Dopo aver dormito in aereo, il viso si gonfia un po’ e mi aiuta a sgonfiarlo.
Chanyeon: Le vitamine e una borraccia. Alcuni mi chiedono “Ma ti serve davvero tutto questo?” Per me sì: restare in salute è fondamentale.
Jiseok: Una fotocamera digitale. Mi piace catturare ciò che vedo con i miei occhi, non solo col telefono.
Che musica ascoltate per rilassarvi o durante i viaggi?
PJ: Ultimamente ascolto molta musica classica. Una canzone a cui torno sempre è Near Light di Ólafur Arnalds. Mi dà calma e stabilità.
Chanyeon: In questi giorni ascolto spesso “Higher” di Ailee. Amo sia il testo che la melodia.
Jiseok: In questo periodo ascolto jazz e hip-hop strumentale, senza testi. C’è qualcosa nell’atmosfera che creano che mi parla, anche senza parole.
Qual è l’app che usate di più? E riuscireste a farne a meno?
PJ: Sicuramente Bstage (Una piattaforma ufficiale dove gli artisti pubblicano contenuti esclusivi per i fan, n.d.r.). La controllo spesso perché i PADO, cioè i nostri fan, lasciano sempre nuovi messaggi e commenti.
Chanyeon: Per me non è tanto un’app. È che tengo sempre la luminosità del telefono al massimo. Mi piace vedere tutto nitido e chiaro, anche se consuma la batteria velocemente.
Jiseok: YouTube è quella che uso di più, adoro guardare i variety show. Quanto a Instagram… potrei anche cancellarlo. Tanto finisco sempre per guardare tutto su YouTube comunque.
Quale programma o film vi rilassa di più dopo una lunga giornata?
PJ: Prima di dormire adoro guardare film d’azione Marvel, supereroi o commedie su Netflix. Mi aiutano a resettare l’umore e ad addormentarmi facilmente.
Chanyeon: Di solito guardo video di gaming o contenuti sci-fi, fantasy, thriller e horror. È il mio modo per evadere dalla realtà. Ultimamente però penso di tornare a leggere libri di saggistica.
Jiseok: Per me è Infinite Challenge. È un vecchio variety show coreano, ma mi fa sempre ridere. È il mio preferito di sempre.
Cosa portate con voi che potrebbe sorprendere i fan?
PJ: La mia borsa è tipo la tasca magica di Doraemon. Cambia ogni giorno, in base al programma. Oggi per esempio contiene un face roller, un supporto per il telefono, occhiali da sole, una lettera dei PADO, due libri e una bottiglia d’acqua.
Chanyeon: Un Vita Stick, cioè un inalatore aromatico che aiuta a controllare la respirazione. Mentre facevo esercizi vocali, mi sono accorto che respiravo nel modo sbagliato, quindi ora lo uso ogni giorno per allenarmi e migliorare la respirazione.
Jiseok: Polvere per proteine in stick. Sono davvero appassionato di fitness, e se non la porto con me mi sento “fuori fase”.
Cosa fate subito dopo le prove, quando le telecamere sono spente?
PJ: Probabilmente mi vedreste seduto sul divano dell’agenzia con gli occhi chiusi, ad ascoltare musica classica. È il mio modo per svuotare la mente dopo le prove.
Chanyeon: Spesso fisso il pavimento e resto immobile. Di solito sto ripassando i movimenti nella testa o pensando ai dettagli. La gente pensa che sto sognando ad occhi aperti, ma in realtà sono super concentrato.
Jiseok: Riempio sempre uno shaker con l’acqua e la bevo piano. Restare idratato è un’abitudine che prendo molto sul serio, è come un rituale dopo ogni sessione.
Cosa vi ha colpito per primo appena arrivati in Italia?
PJ: Onestamente, la prima cosa che ho pensato è stata: “Quando mangerò finalmente pizza e pasta?” Poi ho guardato fuori, c’era un tempo perfetto, e il paesaggio era bellissimo, molto diverso dalla Corea. Quel pensiero è svanito subito.
Chanyeon: Mi è subito venuta in mente la Torre di Pisa, è un posto iconico. Mi immaginavo a dare il cinque alla gente che fa finta di tenerla nelle foto. Purtroppo non abbiamo avuto tempo di andarci.
Jiseok: Quello che mi ha colpito di più sono stati gli edifici storici. Erano così maestosi e carichi di atmosfera che sembrava di camminare dentro a un ricordo, anche se in realtà era la prima volta che ero lì.
Quale piatto italiano vi è piaciuto di più?
PJ: Pasta al tartufo e risotto con lo zafferano! Sono rimasto sorpreso dal profumo così ricco e intenso. Il gusto di nocciola rimaneva in bocca a lungo, indimenticabile.
Chanyeon: La pizza margherita. Fin da piccolo, per me l’Italia significava “pizza” e mangiarla nel Paese d’origine è stato un altro livello. Il sapore era incredibile.
Jiseok: Il risotto mi ha colpito profondamente. Le spezie erano uniche, i colori bellissimi, sembrava quasi troppo bello per essere mangiato.
Che messaggio volete lasciare ai fan che hanno assistito al vostro primo concerto in Italia?
PJ: Grazie mille. Forse non parliamo la stessa lingua, ma la vostra energia ha detto tutto. Avete ballato e cantato con noi, e ci avete ricordato perché facciamo tutto questo. Porteremo quel ricordo ovunque andremo.
Chanyeon: Era la nostra prima volta in Italia, ma ci avete accolto come vecchi amici. Non dimenticherò mai il calore nei vostri occhi. Grazie per averci mostrato che la musica non ha confini.
Jiseok: Mi ha commosso il fatto che così tanti di voi abbiano imparato la lingua dei segni per comunicare con noi. Questo ha significato tutto. Grazie per il vostro amore, la vostra luce, i vostri cuori. Torneremo più forti, aspettateci.
Articolo di Ambra Schillirò