Il favoloso mondo di Catherine Poulain
È nota come modella e influencer ma la sua passione è sempre stata la musica, come testimoniano i suoi DJ set e il suo animo profondamente rock
Milanese, generazione millennial, Caterina Favia è meglio conosciuta come Catherine Poulain e – proprio come quella Amélie da cui ha preso in prestito il “cognome d’arte” – riesce a raccogliere tante figure diverse in un’unica personalità: modella, content creator (soprattutto su Instagram col profilo @official_cat) e, ogni volta che ne ha l’occasione, anche DJ.
La musica infatti è da sempre la grande passione di Catherine Poulain, che dalla consolle dà libero sfogo a gusti che vanno dall’italo-disco al goth rock, sua grande passione. Billboard Italia l’ha vista all’opera come DJ nel suo lungo set di chiusura dell’esclusivo afterparty di Women in Music 2025, dove ha scaldato il dancefloor di UFO Milano fino alle ore piccole.
Mamma del piccolo Ludovico, Catherine Poulain riesce anche a trovare un sano equilibrio fra famiglia, moda e musica. Senza mai perdere quell’animo da ragazza dark di metà anni Duemila che è uno dei tratti più piacevoli della sua estetica.

L’intervista a Catherine Poulain
In alcune interviste hai detto che la musica è sempre stata la tua passione più grande. Come e quando ti sei avvicinata al DJing?
Io sono laureata in Relazioni Internazionali. Ho studiato studi strategici, geopolitica… però volevo occuparmi di musica. Avrei voluto iscrivermi al Master in Comunicazione Musicale della Cattolica di Milano ma non ho fatto in tempo, lavoravo già molto come modella. Ma la mia vocazione e la mia passione sono sempre state lì, non necessariamente come artista ma anche come lavoro dietro le quinte.
Mi sono avvicinata al mondo del DJing con mio marito (Filippo Graziani, figlio del grande Ivan, ndr). Una sera di una decina di anni fa quasi per caso abbiamo fatto un DJ set insieme all’Apollo di Milano. Siamo andati avanti fin quasi all’alba. Da quella sera mi si è aperto un mondo: ho capito che avrei voluto fare anche questo.
Quali sono i tuoi modelli di riferimento?
Mi piace molto Peggy Gou. È forse quella che unisce di più la moda e la musica, come faccio anch’io. La sua immagine è molto forte, e fa tante collaborazioni col mondo della moda, riuscendo poi a creare un bel binomio con la parte di clubbing.
Raccontaci il modo in cui concepisci un tuo set, dalla scelta dei pezzi alla capacità di interpretare la vibe del pubblico sul momento.
Cerco sempre di mettere un tocco francese e un tocco dark, che sono le mie cifre stilistiche principali nella musica. Poi metto anche tanta italo-disco, che mi piace sempre molto, e un po’ di elettronica “elegante”. Per fare un set, penso sempre al luogo e alla vibe delle persone che ci saranno, cercando di mantenere la mia identità ma valutando anche il contesto: per esempio, se si tratta di un aperitivo non ci posso andare giù pesante; oppure se è una festa vado più sul commerciale per far divertire il pubblico.

Quali sono aspetti positivi e negativi della vita da DJ?
Io non faccio veri e propri club anche perché, essendo mamma, sarebbe un po’ difficile fare sempre le ore piccole. Mi piacciono le serate che faccio: eventi di moda o feste private che seguono un po’ lo stesso filone. Ossia sono situazioni divertenti ma “composte”: non il Berghain di Berlino, per dire.
Per te che rapporto c’è fra moda e musica? E che forma prende in particolare nella tua attività professionale?
Non sono affatto due mondi separati. Entrambi hanno un forte potere narrativo e raccontano molto di me, sia gli outfit che indosso che la mia parte musicale. In tutti i miei progetti ho sempre cercato di farli dialogare il più possibile.
Come dicevi, da qualche anno sei mamma. Spesso le musiciste faticano a conciliare la maternità con la loro carriera artistica, motivo per cui molte donne rinunciano a pianificarla o la rimandano a tempo indefinito. Tu come la vivi? E che consigli daresti alle tue colleghe da questo punto di vista?
Quello che dici è vero. Dal giorno in cui ho annunciato di essere incinta ho avuto un sacco di problemi. Una sera di fine novembre ho fatto un DJ set, il giorno dopo l’ho annunciato e da lì non ho più lavorato. Ho fatto tutto il resto della gravidanza senza fare neanche un DJ set, come se la cosa fosse un tabù. Del tipo: “Sta diventando mamma, non è non è più cool, non è più donna della notte”.
Ho fatto un DJ set poco tempo dopo aver partorito, ma ricominciare a lavorare come prima è stato molto lento. Per me non era cambiato nulla: posso capire una donna al nono mese di gravidanza, ma all’estero le DJ vanno avanti a suonare finché possono. Invece qui in Italia ho trovato un grosso tabù sulla gravidanza e la maternità. Ora è tutto molto conciliabile. Certo, il mio bimbo ha due anni e mezzo, non dorme la notte, quindi è un re della notte anche lui… (ride, ndr)

Hai una presenza social importante. Che rapporto hai con i social?
Equilibrato. I social sono uno strumento che uso molto, ma lo faccio con attenzione. Racconto di me e del mio lavoro ma cerco di mantenere un po’ di privacy. Certo, i miei follower sanno di sono mio marito e mio figlio, ma per me sono più che altro uno strumento di lavoro.
Ti capitano hater?
Ho una community sempre molto affettuosa. Gli hater ci sono stati e – forse per la mia sensibilità – mi colpiscono sempre molto: se succede anche solo una volta al mese, quel singolo episodio mi segna per un bel po’ di giorni. Però sono fortunata: i miei follower non criticano e mi sostengono.
Andando un po’ indietro nel tempo, il tuo rapporto con i social è di vecchia data perché intorno ai 18 anni eri molto popolare su MySpace. Quindi tu hai visto tutta l’evoluzione dei social per come li conosciamo oggi: hai dei ricordi o aneddoti particolari su quel mondo proto-social di metà anni Duemila?
Era bellissimo e mi stupisco sempre quando molte persone non ce l’hanno presente, perché sono troppo giovani o perché non lo utilizzavano. Era il mio mondo. Ero una delle persone più seguite su MySpace in Italia e mi piaceva da morire. Lì c’era anche tanta musica, a differenza di Facebook, e si facevano conoscere i nuovi artisti: ricordo per esempio un Mika agli esordi. Mi inviavano tanti album – ricordo in particolare uno dei Meganoidi – da ascoltare e recensire.

Tornando all’oggi, tutta la top 5 delle canzoni del tuo Spotify Wrapped è dominata dagli Afterhours: quasi una devozione. Raccontaci questa tua passione per la band di Manuel Agnelli.
Io sono una rocker: ascolto rock sia italiano che internazionale, soprattutto cose più goth. Gli Afterhours mi sono sempre piaciuti moltissimo, li seguo da quando andavo in prima media.
Raccontaci allora il lato rock and roll di Catherine Poulain. Immagino che c’entri anche tuo marito Filippo, che è un bel rockettaro.
Gran rockettaro e gran chitarrista, ma quella più metallara della famiglia sono io! Lui è più sul rock anni ’60 e ’70. Io invece vado sulla musica anche più deprimente, più emo, per usare un altro riferimento della generazione MySpace.
Qual è un tuo sogno come DJ? Magari fare un set a un grande festival?
I festival sono una mia grande passione, molto più dei club. Sono stata a Coachella, Glastonbury, Primavera Sound, Mad Cool… Adoro anche il Firenze Rocks. Suonare a un festival sarebbe una grande emozione. Forse anche una bella agitazione!
Sono una rocker: ascolto rock sia italiano che internazionale, soprattutto cose più goth
Catherine Poulain
Quali sono alcune esperienze da spettatrice ai festival che ti sono rimaste più impresse?
Mi è piaciuto moltissimo il Firenze Rocks 2022, quando suonarono i Muse e i Placebo. Anche il Coachella, che però negli anni è diventato sempre più orientato al Latin. Ma avendo così tanti palchi c’è sempre qualcosa di figo da ascoltare.
Parli cinque lingue e hai una laurea in Relazioni Internazionali. Questo quanto ha influito sulla tua voglia di viaggiare e puntare a orizzonti lontani?
Moltissimo. Ho sempre viaggiato, sin da piccola. Da quando sono diventata mamma faccio meno viaggi lunghi. Prima, per esempio, andavo a Los Angeles almeno cinque volte l’anno. Comunque ho studiato a Berlino, a Bristol, a Washington… Ho sempre cercato di conoscere nuove culture, anche dal punto di vista musicale. Sogno di visitare Nashville: continuo a posticipare il viaggio ma lo farò.
Per chiudere, dicci la playlist ideale per darsi la carica secondo Catherine Poulain.
Vado sul sicuro: Sweet Dreams degli Eurythmics, Do You Want To dei Franz Ferdinand, Tear You Apart dei She Wants Revenge, Personal Jesus dei Depeche Mode e Time Is Running Out dei Muse.
