Interviste

Centomilacarie racconta “Neanche anch’io”. Il track by track

Classe 2004, l’artista di Varese ha pubblicato venerdì per Maciste Dischi il suo EP d’esordio che ci ha raccontato traccia per traccia

Autore Billboard IT
  • Il26 Marzo 2023
Centomilacarie racconta “Neanche anch’io”. Il track by track

Centomilacarie, foto di Josè Limbert

Anticipato dai singoli Strappami la pelle a morsi e Senza la barba sono grande anch’io, Centomilacarie ha pubblicato il suo EP d’esordio, Neanche anch’io, uscito venerdì per Maciste Dischi. Nato in provincia di Varese nel 2004, Simone si affaccia al mondo dell’arte quando ha solo cinque anni, iniziando dal violino per poi arrivare alla chitarra e al pianoforte. Poi, durante l’adolescenza le prime folgorazioni musicali: la colonna sonora di Final Fantasy, XXXTENTACION e Michael Jackson.

Le prime soddisfazioni arrivano nel 2022, quando si esibisce sull’agognato palco del Mi Ami e apre i concerti di Fulminacci, Chiello e Gazzelle, quest’ultimo nelle prestigiose venue di Milano Summer Festival e Rock In Roma. Ora, un anno dopo, Centomilacarie è pronto per lanciare il suo primo progetto, composto da quattro brani che ci ha raccontato in questo track by track.

“Neanche anch’io”: il track by track di Centomilacarie

Senza la barba sono grande anch’io

Era una giornata qualunque, stavo litigando con mio padre riguardo al mio futuro, come spesso accade, e c’era parecchia tensione. Ma poi, sotto la doccia, in quel momento di relax e di solitudine, la frase “senza la barba sono grande anch’io” mi è balenata nella mente. Non so bene da dove sia arrivata, ma l’ho sentita profondamente mia.

Ero nudo e bagnato, con l’acqua che scivolava via dal mio corpo, ma ho sentito subito che quella frase doveva essere messa in musica. Con una melodia che si è formata spontaneamente nella mia testa, sono andato in cameretta, ho preso la chitarra e ho iniziato a suonarla, altrimenti l’avrei sicuro dimenticata. Mentre cantavo, ho notato che la mia stanza si era mezza allagata, ma non mi sono fermato. Mamma si sarebbe incazzata un sacco (come poi è successo) ma era come se quella canzone stesse nascendo insieme all’acqua che si espandeva sul pavimento. La frase “senza la barba sono grande anch’io” mi aveva preso completamente e non riuscivo a pensare ad altro.

Non so bene cosa significhi, ma so che ha un senso profondo per me. Forse è una metafora, o forse è solo un gioco di parole, ma mi piace come suona e come risuona nella mia testa. E mi piace pensare che, nonostante tutto, senza la barba, anche io posso essere grande. E così è nata questa canzone, nata da un momento di tensione e poi sbocciata sotto la doccia. La musica è sempre stata la mia salvezza, il modo per esprimere quello che non riesco a dire a parole semplici. E ogni volta che scrivo una canzone, combatto i miei demoni e creo qualcosa di nuovo, di bello. Come se, insieme alla musica, creassi anche me stesso.

Strappami la pelle a morsi

Quando ho scritto Strappami la pelle a morsi, mi sembrava di fluttuare in un mondo irreale. Avevo quindici anni e ogni cosa intorno a me mi sembrava confusa e nebulosa. In quel momento, avevo solo bisogno di uno sfogo e mi sono rivolto al mio diario per trovare un po’ di conforto. Così, quello che inizialmente doveva essere solo un dialogo interiore si è trasformato in una canzone, che ha preso vita come una cinepresa che registra vecchi pensieri scritti su un foglio, in continua trasformazione.

Ogni volta che aprivo il mio diario e scorrevo tra le pagine, leggevo qualcosa di diverso e ritrovavo tra le parole nuovi dettagli e immagini, come se facessi una parafrasi delle mie stesse frasi. La canzone è nata così, come una sorta di riflessione personale sulla mia vita e sulle emozioni che mi stavano travolgendo. Scrivevo di lei per immaginarla ancora di fianco a me, come se le mie parole potessero avere il potere di farla apparire davanti ai miei occhi. Quando ho finalmente pubblicato Strappami la pelle a morsi su SoundCloud, mi sono reso conto che avevo scoperto una passione per la scrittura e per la musica che non sapevo di avere. Da quel momento, ho iniziato a scrivere canzoni con più costanza e ad esplorare nuovi mondi sonori.

La musica è diventata la mia via di fuga dai miei mostri interiori e la mia fonte di ispirazione per creare nuovi demoni, forse ancora più cattivi. Ma sono grato di avere questo strumento per esprimermi e per far sentire la mia voce al mondo. La musica mi ha salvato e mi continua a salvare ogni giorno, e spero che le mie canzoni possano avere lo stesso effetto positivo sugli ascoltatori.

Dove non posso guardare

Dove non posso guardare è un brano che rappresenta il mio stato d’animo al momento della sua creazione: impulsivo come un temporale e allo stesso tempo solo se non ho le parole con me. Ho lavorato a questo pezzo con Oscar (Bdope), ci siamo immersi e ne siamo rimasti travolti. Abbiamo passato ore a discutere e a cercare il modo migliore per esprimere le nostre emozioni attraverso la musica. Siamo partiti da un’idea embrionale e, passo dopo passo, abbiamo creato qualcosa di unico e coinvolgente.

La musica è una parte importante della mia vita e credo che ogni canzone debba avere un significato profondo. Dove non posso guardare rappresenta una corsa in mezzo alla nebbia, un viaggio intenso che mi ha fatto scoprire cose che non sapevo di me stesso. Mentre cantavo questo brano, mi sono reso conto che stavo aprendo la mia anima al mondo e che, per la prima volta, mi sentivo libero di mostrare tutta la mia vulnerabilità.

La canzone è stata ispirata dal desiderio di esprimere le emozioni che provo quando mi trovo in situazioni difficili. Dove non posso guardare rappresenta quindi la mia lotta interiore e il mio tentativo di superare le mie paure. Credo che molti di noi possano identificarsi con questa sensazione di smarrimento e di incertezza, ma è proprio in quei momenti che dobbiamo trovare la forza di andare avanti e di superare le nostre paure. Spero che questa canzone possa avere lo stesso effetto su chi l’ascolta che ha avuto su di noi durante la sua creazione: un’esperienza intensa e coinvolgente che ti lascia senza fiato. Questa canzone rappresenta la mia anima e la mia vita, e sono felice di poterla condividere con voi.

Parlami di +

Parlami di + è una canzone molto personale, l’ennesimo tentativo che ho fatto per cercare di capirmi, di capire cosa mi impedisce di godere a pieno i colori delle giornate. Ho scritto questa canzone senza avere in mente nessuno in particolare, è nata per caso, quasi per impulso, e fin da subito mi ha disorientato. Credo che sia proprio questo il bello della musica, quella capacità di creare qualcosa di autentico e spontaneo, che prende vita in modo del tutto imprevedibile.

Questa canzone rappresenta per me un momento di grande viaggio, un viaggio dentro di me per cercare di capire quali sono le mie paure, i miei limiti, ma anche i miei sogni e le mie ambizioni. Scrivere Parlami di + è stata una sfida, perché ho dovuto mettere a nudo le mie emozioni e i miei pensieri più profondi, e sono felice di averlo fatto, perché ho avuto l’impressione di aver messo a fuoco qualcosa di importante.

Spero che chi ascolterà questa canzone possa apprezzarla per ciò che è, una riflessione sincera su me e sul mondo che mi circonda. Parlami di + non deve essere vista come una canzone triste o malinconica, ma piuttosto un invito a guardare la vita con occhi nuovi, a scoprire la bellezza che si cela dietro le cose più semplici. Spero che questa canzone possa far riflettere chi la ascolta, aiutarmi a rivedere il mondo per come è, non in bianco e nero, ma nella sua piena sfumatura di colori e di emozioni. Perché alla fine è questo che conta: trovare la forza di guardare al di là delle apparenze e di godere appieno della vita.

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