Coma_Cose, come a casa
California e Fausto sono diventati grandi, sotto tutti gli aspetti: dal matrimonio ai dieci anni di storia del loro progetto musicale, passando per la terza partecipazione al Festival di Sanremo, una conversazione con il duo più indie del mainstream italiano
Quest’anno faranno il Forum di Assago e il Palazzo dello Sport di Roma, coronamenti di un percorso che parte da lontano e che è cresciuto nel tempo in modo sano e graduale: il progetto muoveva i primi passi nel 2015, nato a loro volta sulla scia di altre esperienze precedenti. Dai primi singoli al dominio della scena “itpop” (ma vi ricordate questo termine?) fino alla grande vetrina del Festival di Sanremo, i Coma Cose sono diventati una delle formazioni in duo uomo-donna più cool e in vista del nuovo panorama musicale italiano.
All’Ariston, poi, i Coma Cose sono ormai di casa: quella di Sanremo 2025 – dove si presentano con il brano Cuoricini – è già la terza partecipazione, dopo il 2021 (l’edizione “del lockdown”, senza pubblico, dove presentarono Fiamme negli Occhi) e il 2023 (con L’addio). Senza particolari velleità di vittoria, California e Fausto vanno in riviera per continuare a raccontare la propria storia, con integrità e coerenza, come hanno sempre fatto. Mostrando un nuovo colore del proprio sound: se i primi due brani sanremesi erano rispettivamente un mit-tempo melodico dal sapore acustico e una ballad introspettiva, questa volta promettono un approccio più “up”, ma senza rinunciare a quel gioco di contrasti e molteplici livelli di lettura che caratterizza le loro canzoni.
Poco prima dell’inizio di Sanremo 2025, incontriamo a Milano i Coma Cose “a casa loro”, ovvero presso la sede di Asian Fake, che da sempre è la loro label (fieramente indipendente). Ne sono successe di cose dai tempi in cui cantavano di after sui Navigli e birrette ai concerti: oggi Fausto e California sono più grandi, sono diventati marito e moglie, e le birrette «ce le facciamo a casa», come racconta lei.
I Coma Cose a Sanremo 2025: l’intervista
Domanda di rito: di cosa parla Cuoricini? Come descrivereste il brano dal punto di vista del sound?
California È una canzone che parla di rapporto di coppia al giorno d’oggi. Chi più chi meno, siamo tutti vittime dei social e del telefono. Per quanto io personalmente mi sforzi di staccarmi il più possibile e vivere il momento presente, faccio fatica, perché siamo tutti un po’ succubi di ciò. La canzone parla dell’essere presenti. C’è una frase che dice “Un divano, due telefoni, è la tomba dell’amore”: si vive insieme, si sta sempre assieme e ci si aliena un po’ col cellulare. Racconta di noi. Tratta il tema anche con leggerezza, perché la produzione è abbastanza “up”, però il testo va in collisione con questo. A un primo ascolto ti può sembrare un pezzo leggero ma la tematica è anche più ostica.
Fausto Come sempre, ci piace giocare con i contrasti. Il testo va per la sua strada rispetto alla musica. La canzone parte dalla dimensione di coppia – perché siamo una coppia, ci raccontiamo così, perché cantiamo in due – ma ha un linguaggio universale, ognuno ci si può rivedere. Giocando con i paradossi: siamo arrivati al fatto che magari sotto una notizia catastrofica c’è qualcuno che mette like. La musica parte dalla new wave. Ci eravamo quasi dati l’imperativo che – se avessimo fatto un terzo Sanremo come Coma Cose – avremmo portato un codice musicale diverso. Il primo linguaggio (Fiamme negli Occhi, ndr) era una canzone mid-tempo, per farci conoscere, per dare una prima fotografia di quello che eravamo. Il secondo (L’Addio, ndr) ha portato una tematica un po’ più profonda e la forma della ballad. Volevamo far vedere un terzo colore: quello più spensierato, quantomeno nella ritmica.
In generale che tipo di compromesso trovate fra lo spirito sperimentatore dei Coma Cose e la necessità di comunicazione con il pubblico nazional-popolare per eccellenza, quello di Sanremo?
Fausto Sai, comunque la produzione musicale è stratificata, per cui magari a volte infila delle reference stravaganti o ricercate all’interno di arrangiamenti che – a una prima lettura – arrivano in modo molto “accogliente”. È quello che abbiamo sempre fatto, anche in questo caso. Siamo partiti da artisti new wave anche strampalati, ma raggiungendo alla fine un sound che è intellegibile a tutti. Quella è la vittoria. Non vogliamo che la musica sia un esercizio di stile fine a se stesso. Se faccio sentire la canzone a mia madre e le piace, missione compiuta.
Quali sono state queste reference new wave? Peraltro non è il primo mondo sonoro che mi viene in mente pensando ai Coma Cose.
Fausto Già in un brano come Chiamami (dall’album Un Meraviglioso Modo di Salvarsi, ndr) esploravamo un pochino quell’attitudine.
California Ci piacciono molto i Flying Lizards, un gruppo inglese davvero folle, anche loro un duo uomo-donna. Un altro gruppo new wave che ci piace molto sono i Fat White Family. Volevamo quel sound un po’ industrial, “rigido”, e trasporlo in italiano.
Fausto Per il ritornello invece abbiamo scomodato i Blur: il basso ricalca un po’ la linea di Girls & Boys. Sono molto felice di come è venuto questo brano perché è un linguaggio che può anche essere mainstream, pur rimanendo molto alternativo. Se in radio passano una cosa così, per me è motivo di orgoglio. Tra l’altro il brano è nato nel giro di un pomeriggio.
California Da un po’ di tempo cercavamo un brano adatto a Sanremo. Abbiamo fatto tanti tentativi ma non ci convinceva nulla. Così abbiamo scartato tutto e siamo partiti da una cosa che ci piaceva, cioè una produzione in stile new wave.
Fausto La new wave è un’attitudine più che un genere: sono New Wave tanto i Devo quanto i New Order. Ma anche Donatella Rettore, i CCCP…
Ho un ricordo molto tenero della vostra prima partecipazione a Sanremo, quando cantaste per la prima volta Fiamme negli Occhi. Francesca sembrava piuttosto nervosa, Fausto più sicuro di sé. Vi siete fatti forza a vicenda semplicemente guardandovi negli occhi per tutto il tempo della performance, che alla fine fu impeccabile. Ci raccontate “dal di dentro” le emozioni di quei momenti?
California Io sono sempre tranquilla fino al momento in cui devo iniziare. Me lo ricordo bene: scendo le scale, arrivo davanti al microfono, provo a respirare e non ci riesco. Che fare? Tra l’altro il brano iniziava con uno stacco di batteria e poi subito la mia voce: non avevo neanche una nota di riferimento. Il fatto di guardarci negli occhi, dedicandoci questa canzone, ci ha estraniato dal resto. Poi non c’era il pubblico (era l’edizione del 2021, ndr): sembrava di fare una grande prova.
Fausto Quello per noi era il momento di socialità, perché uscivamo dall’albergo e vedevamo qualcuno. Per il resto stavamo tutto il giorno seduti in camera a fare interviste da remoto. Invece il nostro secondo Sanremo (2023, ndr) è stato finalmente “vero”.
Per la serata delle cover avete scelto L’estate Sta Finendo, classico dei Righeira, e sarete accompagnati dallo stesso Johnson Righeira. Anche questa non è la prima scelta che ci si aspetterebbe dai Coma Cose a Sanremo: cosa amate di quel brano e dello spaccato culturale che esso evoca?
California I Righeira erano anche loro molto new wave, di rottura.
Fausto Io sono abbastanza agé da ricordarmeli a Sanremo. Da bambino le loro canzoni mi piacevano anche perché loro erano tutti colorati, con le coreografie… Per la nostra esibizione sono andato a rivedermi quel materiale: era davvero roba folle. Il trait d’union forse è proprio questo linguaggio stravagante, ricercato, unico, ma con una forte energia pop. Oltretutto – anche se poi finiscono nel calderone degli anni ’80 – erano molto interessanti le loro produzioni firmate dai fratelli La Bionda, che, oltre ai grandi pezzi pop, fecero anche cose molto alternative.
In anni recenti c’è stato un forte revival dell’italo disco, filone di cui i Righeira e i La Bionda sono stati fra i massimi protagonisti. Secondo voi qual è il segreto di quel genere? Si tratta di semplici corsi e ricorsi storici o c’è qualcosa di senza tempo in quei suoni sintetici e in quei testi naif?
Fausto È la fortuna dell’Italia, che si trova al centro del Mediterraneo ed è da sempre un polo culturale aperto alle contaminazioni. Quando è venuta un po’ meno la tradizione più “classica”, alla Modugno, ed è partita l’era delle contaminazioni, siamo stati delle spugne e si è creato un sound iconico. Come la new wave, anche l’italo disco è un’attitudine più che un genere: comprende tante cose diverse. È un concetto: senti un pezzo e capisci che è italo disco. Ma perché? Perché sì.
La prima parte della vostra discografia era piena di riferimenti a Milano. Adesso è come se con l’espansione del vostro pubblico si fossero anche ampliati gli orizzonti: che posto trova oggi la città nella vostra musica?
California Sicuramente non ci sono più reference così descrittive di Milano, anche perché in questi anni abbiamo viaggiato molto e usciamo forse un po’ meno di prima. Viviamo quasi una vita di provincia: abitiamo a Milano sud, a un passo dai campi. All’inizio abitavamo sui Navigli, vivevamo molto di più quella realtà e quelle atmosfere. Adesso siamo quasi tornati alle nostre origini: in fondo siamo due ragazzi di provincia.
Fausto Quella narrativa scanzonata faceva parte di quella fase della vita. Quelle situazioni adesso succedono di meno: si diventa più grandi.
California Le birrette le beviamo a casa.
Come è capitato spesso negli ultimi anni, anche questa edizione di Sanremo è stata accompagnata da polemiche sul fatto che una manciata di autori ha firmato la maggior parte dei brani in gara. Il vostro ovviamente è un caso diverso, visto che siete autori del vostro brano, ma cosa pensate di questo tema?
Fausto Se tornano quegli autori, è probabilmente perché sono bravi (e hanno un palmarès che lo attesta). La polemica non è neanche molto interessante. Dipende da cosa vuoi essere: interprete o cantautore, la dicotomia è questa. Non ne farei uno spunto di polemica. Ascoltiamo le canzoni e valutiamo quelle.
Avete all’orizzonte due date live molto importanti a ottobre: Unipol Forum di Milano e Palazzo dello Sport di Roma. Come vivete questi traguardi? E che tipo di spettacolo vedremo?
California È un sogno che si avvera. Abbiamo tante idee sullo show, non abbiamo ancora avuto il tempo di metterle bene a terra.
Fausto Alla fine sono dieci anni del progetto Coma Cose, perché il primo provino è datato 2015. Il 2016 è stato di gestazione e il primo singolo è uscito nel 2017.
California Faremo un bel racconto di tutto ciò che è la nostra storia.