Interviste

DJ Shocca crede ancora in quel piatto, rullante e cassa: l’intervista

A distanza di 20 anni esce oggi il secondo capitolo di una delle pietre miliari del rap italiano, “60 Hz”, tra rework di grandi classici e nuovi brani che competono alla grande con gli originali: Roc Beats ce lo ha raccontato

  • Il30 Giugno 2025
DJ Shocca crede ancora in quel piatto, rullante e cassa: l’intervista

DJ Shocca

In un mercato che cambia alla velocità della luce, in cui tutto segue delle logiche ben precise e escono così tanti dischi da cannibalizzarsi tra di loro ogni settimana, fare un album che tra 20 anni potremo considerare un classico sembra una missione più che impossibile. Chiederci quanti dei progetti che ascoltiamo oggi rimarranno tra un paio di decenni è una domanda che forse ci spaventa, e se nel 2025 abbiamo certamente molta più varietà di scelta, proprio questa moltitudine sembra decretare la breve vita dei dischi nelle nostre playlist. Un problema che certamente non si poneva nei primi anni del 2000, quando il rap italiano stava vivendo il suo momento di massimo blackout e gli album che uscivano stavano davvero gettando le fondamenta di qualcosa di nuovo e duraturo.

Mentre Fabri Fibra sputava fuori tutto l’odio possibile con Mr. Simpatia, i Club Dogo raccontavano la loro Milano in Mi Fist e di lì a poco i Co’Sang sarebbero diventati la CNN di Napoli con Chi more pe’ mme, un ragazzo del profondo Veneto pubblicava un disco che da lì in poi definirà un suono e un immaginario ben preciso. L’album si chiamava 60 Hz, e al suo interno DJ Shocca aveva radunato il meglio della scena dell’epoca. Oggi quel culto compie 20 (+1) e Roc Beats ha deciso di celebrarli con 60 Hz II: non un’operazione nostalgia acchiappa-streaming, ma un incontro di generazioni legate dalla passione per questa musica e l’ennesima dichiarazione d’amore per quel piatto, rullante e cassa in cui crede ancora come il primo giorno.

DJ Shocca su “60 Hz II”: «Non è un bancomat o una cazzata furba»

“Si stava avvicinando l’anniversario dei vent’anni. Il decennale l’avevo skippato perché mi spaventava il fatto di ricreare in modo artificioso ciò che era stato fatto sulla scia dell’istintività”, ci racconta DJ Shocca in un caldissimo pomeriggio di giugno a Milano. “Stavolta però non potevo tirarmi indietro, quindi mi sono messo a lavorarci su. Avevo sicuramente la preoccupazione di ricreare le atmosfere di un periodo le cui premesse erano completamente diverse, ma a un certo punto mi sono detto “O lo fai o non lo fai, è inutile girarci attorno”. Ho iniziato a lavorarci abbastanza a ridosso, non troppo prima. Più che altro per non overthinkare”.

Toccare dei capisaldi del genere come Notte Blu, Ghettoblaster, Sempre Grezzo e Rendez Vous Col Delirio – del resto – è un qualcosa che richiede una cura maniacale, una dedizione e un rispetto che solo chi li ha plasmati può avere. “La parte più difficile è stata quella dei rework dei classici. 20 anni fa c’era un momento culturale diverso, un paese diverso, quindi ho dovuto fare i conti con l’idea di dover fare in modo che queste riproposizioni fossero efficaci almeno tanto quanto l’originale, se non di più. La cosa mi ha veramente messo alla prova perché doveva rimanere un’operazione super real, non un bancomat o una cazzata furba. Ho rifatto da zero i beat tentando di arricchirli. “Mi sono ammalato per fare questo disco: ci tenevo così tanto che la mia mente ha iniziato a giocarmi degli scherzi bastardi”.

Le “new entry” di “60 Hz II”, da Izi a Ele A

60 Hz II, però, non è solo una riproposizione del passato con la freschezza del presente, ma DJ Shocca ha inserito dei nuovi brani che si calano perfettamente nel contesto – come Stella Nera con Ghemon e Neffa, Fiamma Viva con Guè, Izi e una strofa gigante di Primo (“come tutti i grandi ha lasciato un sacco di materiale postumo”, commenta il producer), Baggy con Ele A e Nitro, Giorni di piombo con Inoki e Danno e molte altre ancora -, restituendone le atmosfere seppur arrivando dopo. Un incastro naturale e mai forzato. “Man mano che i beat prendevano forma e pensavo “okay, ci siamo”, ho iniziato a lavorare anche ai pezzi ex novo”, racconta Roc Beats. “Guardandolo adesso, a ritroso, penso che come sempre io mi crivello di paranoia, ma alla fine sono arrivato al risultato che volevo: solido, inattaccabile al 100%“.

La paura del giudizio era ovviamente inevitabile, ma DJ Shocca è consapevole di avere “messo sul tavolo dei rework che sono altrettanto cazzuti e solidi”: “avevo paura nel momento in cui avevo iniziato, ma adesso no. So benissimo che l’effetto nostalgia può verificarsi perché un certo passato sarà sempre nel cuore delle persone“. E sul suo rework preferito non ha dubbi: “Tutti. Ci vorrà qualche tempo perché le persone si abituino al nuovo. Io stesso direi “no, fanculo, io amo l’originale”. Ma chi deve capire capirà”.

Il rework di “Rendez Vous Col Delirio” con i Club Dogo

Tra i rework che spiccano in 60 Hz II c’è senza dubbio quello di Rendez Vous Col Delirio, brano che esattamente un anno fa i Club Dogo avevano portato sul palco di San Siro: “l’idea è arrivata qualche mese prima del concerto”, svela DJ Shocca. “L’avevamo già registrata: io avevo preparato il beat cercando il sample originale, tagliandolo, ma soprattutto tenendo le vibes dell’originale, ma aggiungendo tutto il mio percorso di vent’anni successivi. Questa era la para principale: non la paura, ma il pensiero di prendere un pezzo del genere e renderlo ancora meglio dell’originale. Lo stesso è stato per le lyrics. Niente doveva assolutamente essere anche solo un gradino sotto, altrimenti lo avrei accantonato subito. Dopo 20 anni li ho trovati ancora in formissima. A Milano ho assistito al recording di Guè: è stato fantastico, c’era persino sua madre in studio”.

DJ Shocca porterà 60 Hz II in tour questa estate, per poi approdare all’Alcatra di Milano il 1° ottobre per una grande festa.

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