Interviste

“Forever”, esordio solista di Francesco Bianconi (Baustelle): «Sono sempre io, ma con meno retorica»

Un lavoro coraggioso e assai poco pop: venerdì 16 ottobre esce il primo album solista del frontman dei Baustelle. L’abbiamo intervistato

  • Il15 Ottobre 2020
“Forever”, esordio solista di Francesco Bianconi (Baustelle): «Sono sempre io, ma con meno retorica»

Foto di Laura Villa Baroncelli

Dopo vent’anni di dischi come frontman e centro di gravità di quei Baustelle che sono tuttora la sua band, Francesco Bianconi ha esordito da solista con un lavoro coraggioso e assai poco pop, Forever (Ponderosa / BMG). Un album “d’autore” nei testi e nelle musiche, oltre che dotato di un particolare respiro internazionale, che per l’artista toscano costituisce una sfida al mercato, al proprio (presunto) ruolo, a se stesso. Gli argomenti in ballo erano tantissimi. Affrontarli è stato impegnativo, ma anche molto stimolante. Ecco un estratto dell’intervista che troverete integralmente sul numero di ottobre di Billboard Italia.

Francesco Bianconi - Certi Uomini (Official Video)

Dalla prima volta in cui mi accennasti della possibilità di un tuo disco personale saranno passati dieci anni, e alla fine ce l’hai fatta. Perché proprio ora?

Ho sempre mille idee in testa, anche mentre sono occupato con progetti che, come i Baustelle, mi soddisfano appieno. A livello teorico il pensiero di un album soltanto mio c’era in effetti da tempo, ma non si è concretizzato soprattutto per via del lungo, bel periodo vissuto con la band. Chiuso il capitolo duplice – e davvero totalizzante – de L’Amore e la Violenza, coinciso con la scadenza del contratto con la Warner, per il gruppo era il momento di una pausa, e questa ha aperto lo spazio per il mio “famoso” debutto da solista.

Che doveva uscire in primavera ma che, comprensibilmente, è stato rimandato causa pandemia.

Ero molto carico e determinato… in fondo era un esordio, no? Il congelamento mi ha scosso, ma in rapporto ai disastri del virus si tratta ovviamente di una questione di scarsissima rilevanza. Ora è stato compiuto il passo fondamentale della pubblicazione. Per i concerti si vedrà, ma che li avessi previsti nei teatri renderà forse più semplice organizzarli in condizioni di sicurezza.

I primi versi di Forever sono: “Non è tempo di cantare / Alterare la realtà”. Col senno di poi, non ti sei sentito un po’ Cassandra?

Quando ho scritto e inciso Il Bene, decidendo di lanciarlo il 13 marzo come singolo apripista, non potevo immaginare ciò che a breve sarebbe accaduto. Sono stato profetico, sì, e questo mi ha stranito, ma non abbiamo voluto bloccare la diffusione del brano, benché sarebbe stato ancora possibile farlo. Il messaggio de Il Bene è positivo e come ha aiutato me speravo sinceramente potesse in qualche modo servire a quanti l’ascoltassero. In definitiva, non conta che il testo fosse stato ispirato dalla constatazione di una deriva di massa cinica e nichilista del genere umano, e della mia voglia di cercare qualcosa di alternativo.

Al di là dei motivi più prosaici, di norma si fanno dischi da solista per ego o per portare avanti proposte differenti da quelle della propria band. Forever, invece, riecheggia abbastanza i Baustelle di Fantasma.

Sono sempre io. Sul piano progettuale, Rachele e Claudio mi lasciano molta libertà di manovra, e pertanto la mia scelta non ha nulla a che spartire con il sentirmi “imprigionato”. Mi premeva dire altre cose. La differenza fondamentale è che volevo essere più intimo e diretto, con meno trucchetti e meno retorica nell’accezione linguistica del termine. Con i Baustelle le parole arrivano sempre dopo le musiche, mentre in Forever non è stato sempre così. C’è stata più libertà, più rilassatezza. Inoltre, il produttore artistico non sono io, come regola da I Mistici dell’Occidente. Ho preferito delegare certi aspetti per concentrarmi solo su cosa dire.

Intervista di Federico Guglielmi

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