Gemitaiz: «Per fare musica a lungo servono stimoli, ma anche gli amici giusti»
Esce oggi “Eclissi”, il quarto album in studio del rapper romano. Un progetto che accoglie la solitudine della pandemia e la trasforma in arte, senza perdere un grammo di credibilità
Camicia di un fucsia acceso aperta sul petto, ampio pantalone nero, tatuaggi sempre ben in vista: Gemitaiz non è più il ragazzo dallo snapback al contrario di una decina di anni fa.
Anzi, a dirla tutta, il codice estetico dei rapper nel 2022 ha ormai superato ogni canone riconoscibile. Davide De Luca, classe ’88, più di tutti ha dimostrato che si può cambiare (non solo di abito) pur rimanendo sempre fedeli a se stessi. Me lo racconta negli uffici di Tanta Roba insieme ad altri dettagli sul suo ultimo album, Eclissi, in uscita oggi per la sua label di sempre in collaborazione con Island e Universal Music Italia.
Il primo, omonimo singolo estratto dall’album, con ospite Neffa, aveva già dato una panoramica di quello che poteva essere il mood del quarto album in studio del rapper romano. Qualcosa di fisiologicamente diverso da Davide (2018) ma non così diverso per Gemitaiz, che nell’immagine dell’eclissi sintetizza l’effetto della pandemia sulla sua scrittura, che si fa ancora più intima, sincera, a tratti quasi oscura.
Certo, non mancano brani che riflettono il suo stile anche un po’ goliardico e che gli ha consentito di stringere quel legame tra chi è sopra e chi è sotto il palco per lui da sempre. E non mancano nemmeno i grandi ospiti, con una tracklist che sfoggia facce amiche, come MadMan, Venerus, Coez ma anche Marracash e Noyz Narcos, e anche facce nuove, come Sfera Ebbasta e il nome dello statunitense A$AP Ferg.
Numerosi produttori – da Mixer T a Stabber, fino a Ombra, Frenetik & Orange, Polezsky, PK, MACE, Sine e lo stesso Gemitaiz – ad accompagnare un disco che riesce a suonare omogeneo nella sua eterogeneità. Un album che non vede l’ora di diventare un live, che porterà presto Gemitaiz a ricongiungersi, finalmente, con tutti noi.
Fino al 2020 ho vissuto la mia vita normalmente. Ho fatto il disco insieme a MadMan, abbiamo suonato in estate, e poi a gennaio del 2020 sono stato in Africa con Mace e Manuel (Marini, il regista, ndr). Abbiamo fatto un documentario, tanti pezzi, dei video, un libro di fotografie. Insomma, ci siamo tenuti belli occupati. Ma tornato da lì, con la pandemia sono stato praticamente sempre a casa, da solo, a scrivere. Il nuovo album per me è un proseguimento di Davide come lo è il numero 5 dopo il 4. Eclissi è quello giusto a livello di sound, di testi, per quello che è. Trovo che l’album Davide abbia tante influenze, forse risentendolo adesso ci sono pochissime cose che trovavo acerbe, ma erano giuste così come stavano. Invece questo nuovo album è tutto giusto, non cambierei né aggiungerei nulla.
Ti dico la verità: in realtà no, perché questo tipo di pezzi mi appartiene da sempre, anche sui primi mixtape che magari non erano cantati, o non c’era la melodia. Però a livello pratico c’è sempre stata un’espressione piuttosto chiara di quello che volevo dire. Sul precedente sicuramente era più svagata come cosa, perché la situazione era molto più normale e piacevole, e c’era stato più spazio anche per delle cose meno profonde e pesanti, se così vogliamo chiamarle. Su Eclissi non c’è stato molto spazio per quella roba: ci sono stati due o tre exploit, come nel brano con A$AP Ferg e in quello con MadMan, non ce ne sono altri dove dico che ci divertiamo e in cui faccio “il rapper”.
Tutto il disco penso che sia in ombra. L’eclissi rappresenta un po’ la pandemia per me, quindi quando comincia la pandemia, inizia l’eclissi. E ora che sta finendo è l’eclissi che se ne va, ma il buio è ancora qui. Ora sembra che ne stiamo piano piano uscendo, risalendo in superficie, ma il disco è stato fatto e progettato, suonato e prodotto sempre con questo grande peso sul groppone. Pandemia, Covid, persone care che muoiono. Mentre ti diverti con gli amici o stai in session, rimane sempre quest’ansia di fondo che prima non c’era.
Ti dico il segreto per essere così longevi in tutti i tipi di musica: non smettere di farla. Se tu ogni giorno ascolti musica, cerchi di produrre, scrivere, o incontri qualcuno che ti fa ascoltare a sua volta altra musica, è un po’ come chiedersi come si fa a mangiare tutti i giorni. Se è una necessità non ti poni il problema. Gente come Noyz, che è stato sicuramente il baluardo più underground nel rap italiano per anni, e anche quello meno “commerciabile”, arriva nel 2021 e fa disco di platino in tre mesi. È ovvio che quella è una necessità, non lo fai perché devi. Quindi il segreto della longevità, in tutte le forme di arte, ma così anche nello sport, dipende da te. L’arte deve essere stimolata da te, oppure occorre circondarsi di persone che, quando non hai stimoli, ti stimola. E questa è un’altra cosa molto importante.
L’altro giorno parlavo con un fotografo americano molto bravo, uno con tipo 200 follower, e mi ha chiesto come si fa ad essere una star che ne ha invece milioni al seguito. Gli ho risposto “scegliti bene gli amici”, subito. Quella è una cosa molto importante. Con “amici” intendo poi quelli con cui lavori o collabori in quello che fai, perché ho un miliardo di amici che però non influenzano la mia musica. Quelli che lo fanno, è importante che siano quelli giusti.
Se si parla di featuring, sicuramente sì. Con Sfera ci siamo sempre scritti nell’ultimo paio d’anni, tipo “oh quando lo famo sto pezzo?”. E alla fine mentre stavo facendo una session in studio sul Lago di Garda, gli ho chiesto se fosse a Milano e se volesse passare un giorno o due. E così è stato. Poi quel pezzo l’abbiamo buttato e ne abbiamo fatto un altro, a distanza (ride, ndr). Con lui ci conosciamo e rispettiamo già da tempo, ci siamo visti altre volte, ma sì, come accoppiamento – a parte A$AP Ferg – è quello più inedito rispetto a chi mi è già stato “intorno”, diciamo così.
Secondo me è semplicemente normale! Già tanti americani hanno collaborato con artisti inglesi o francesi, che sono anche meno famosi di tanti artisti italiani che invece ci hanno collaborato solo dopo, con gli americani. Tutti ci siamo sempre detti “ora mandiamo un pezzo a uno di questi qui”, solo che poi lì per lì non lo fai! Perché non ti viene spontaneo. In questo invece è stato molto utile Sfera, perché quando lessi che aveva un pezzo con Quavo mi sono detto “vedi, perfetto”. È giusto e mi sembra la cosa più normale del mondo. Per altri invece era la cosa più scioccante di tutte. Comunque, non è un obbligo chiamare un artista americano, ho solo pensato che su quel pezzo Ferg sarebbe stato perfetto e infatti ha fatto una strofa stupenda.
Ho mandato questo pezzo ad Harsh e ho pensato “mandalo un po’ in quella direzione”. Io non sono il tipo che scrive su Instagram, anche perché Ferg perché dovrebbe leggere i messaggi su Instagram? Non lo faccio io, figuriamoci lui. Ho però l’etichetta che può farlo. E poi, dopo due settimane, Daniele (Harsh) senza dirmi niente mi ha rimandato il pezzo con lui sopra e io nemmeno sapevo che ci aveva risposto! È così che riconosci un professionista. Anche io sono così: se mi chiedi un featuring dopo un po’ ti arriva la strofa, se ti dico che lo faccio lo faccio. È l’approccio giusto.
Io ho sempre tratto ispirazione da chi ascoltavo, e quindi dopo un po’ che ti senti Drake… ti verrà di fare un pezzo alla Drake. Penso che sia normale. Io cerco sempre di fare un connubio con tutto quello che mi piace, per questo sul disco c’è di tutto. Ci sono anche pezzi che sembrano essere usciti nel 2010, tipo quello con Noyz.
Il disco deve semplicemente suonare omogeneo. Poi se un pezzo è solo piano e l’altro no, devi solo trovare il modo di rendere omogenea la musica. Pure se vuoi fare un disco di tanti generi diversi, come quello di Mace per esempio.
No, perché tanto quando facciamo musica siamo tutti insieme e si decide tutti insieme.
Per un producer album è un po’ presto, ma già che ho messo un’altra mia base sul disco sono contento! Vediamo.
Sulle scelte artistiche c’è sempre stata tanta fiducia, poi ovviamente ci si confronta. E poi ho imparato tanto rispetto agli inizi su come si fa magari la promo o il business vero e proprio. Un artista non può fare tutto da solo, diventerebbe matto.
No, perché il tour rimandato è stato quello nei palazzetti insieme a MadMan, mentre per le mie date non avevo ancora pensato a niente, ma sarà davvero un bel palco. Porteremo il mixtape QVC9, che non è stato mai suonato dal vivo (sono 17 tracce). Ne vorrei fare un bel po’ insieme ai pezzi nuovi.
Ecco le date annunciate per quest’estate dell’Eclissi Summer Tour di Gemitaiz:
18 GIUGNO – ROMA – ROCK IN ROMA
28 GIUGNO – PADOVA – SHERWOOD FESTIVAL
30 GIUGNO – PORDENONE – PORDENONE LIVE 2022 (PARCO SAN VALENTINO)
5 LUGLIO – LEGNANO (MI) – RUGBYSOUND
6 LUGLIO – COLLEGNO (TO) – FLOWERS FESTIVAL
9 LUGLIO – SENIGALLIA (AN) – MAMAMIA FESTIVAL
16 LUGLIO – BRESCIA – ARENA CAMPOMARTE
22 LUGLIO – CATANIA – CATANIA SUMMER FEST (VILLA BELLINI)
17 AGOSTO – GALLIPOLI (LE) – SOTTOSOPRA FEST (PARCO GONDAR)
27 AGOSTO – PRATO – PRATO È SPETTACOLO