Greta Van Fleet di nuovo in Italia, Sam: «Måneskin chi? Forse sono un po’ sconnesso dalla musica di oggi»
La band è impegnata in un lungo tour mondiale che tocca il nostro paese due volte: oggi (9 giugno) a Milano e il 19 giugno al Firenze Rocks. Abbiamo conversato con il bassista Sam Kiszka poco prima della tappa milanese
Un vero e proprio tour de force: partito a febbraio negli USA per approdare in Europa passando dal sud America e quindi chiudere di nuovo negli States con date schedulate fino a dicembre, il tour 2022 dei Greta Van Fleet ricorda davvero i monumentali “trek” delle grandi rock band di una volta. Speriamo solo che in quest’occasione le corde vocali del cantante Josh Kiszka non ne risentano (nel 2019 alcune date furono rimandate per problemi di questo tipo).
Sicuramente c’entra anche la voglia di ritrovare il proprio pubblico dopo due anni e mezzo di stop forzato. Ad ogni modo, nonostante gli impegni, i quattro ragazzi appaiono sempre solari e rilassati. Come il bassista Sam che, Spritz alla mano, trova il tempo per conversare con noi poco prima della tappa milanese del loro tour, oggi (giovedì 9 giugno) agli I-Days. Prossimo appuntamento, il 19 giugno al Firenze Rocks (dove condivideranno il palco con i Metallica, conosciuti proprio nel corso degli ultimi mesi).
Com’è tornare in Europa dopo il periodo che abbiamo attraversato?
È come rivedere un mondo che avevamo quasi dimenticato. È così rassicurante tornare qui con tutte queste città familiari e questa bella gente. Ma è successo: ci siamo, finalmente. L’aspetto più interessante è quello che riguarda noi stessi: tornare qui negli stessi posti mi fa rivedere chi ero tre anni fa e capire chi sono adesso.
È passato un anno quasi esatto dall’uscita del vostro secondo album, The Battle at Garden’s Gate. Come vedi il disco dopo questo lasso di tempo?
Nella scrittura e nel sound non cambierei niente. In genere nella realizzazione di un album c’è sempre qualcosa che ti fa storcere il naso, anche perché ognuno di noi quattro è testardo sulle proprie opinioni. Ma nel caso di quest’album non ho niente da ridire. Quando inizieremo a fare colonne sonore per i film – e lo faremo – quel sound sarà il nostro riferimento. Ci serviva solo abbastanza tempo per trovare la giusta chiave.
Il discorso delle colonne sonore è un progetto concreto su cui state lavorando o un vostro desiderio?
Al momento è un desiderio. Adoriamo il cinema, è una splendida fusione di tante arti diverse, fra cui anche la musica. E adoriamo i grandi compositori di colonne sonore. Sicuramente faremo progetti legati al cinema in futuro.
Siete in tour da tempo e avete altri svariati mesi di concerti di fronte a voi. Cosa fate per combattere lo stress di una simile mole di impegni?
Vorrei essere più bravo in questo. Danny (il batterista, ndr) per esempio gioca a golf, lo sta facendo proprio in questo momento. La cosa importante per tenere i piedi per terra è stare alla larga da stili di vita non salutari e cercare un contatto con la natura. Io adoro stare in mezzo ai boschi, è una cosa che mi rilassa e mi fa sentire a casa. Noi, del resto, siamo cresciuti circondati dalla natura.
Trovo che voi come Greta Van Fleet abbiate più di un aspetto in comune con i Måneskin. Cosa pensi di loro?
Chi? Mommy Skin?
Måneskin. Sono diventati molto famosi dopo la vittoria all’Eurovision l’anno scorso.
Oddio, sono davvero sconnesso da ciò che succede musicalmente. Ma lo faccio apposta.
Sam, tu come bassista usi quasi esclusivamente il Fender Precision, giusto?
Sì, è uno strumento così versatile: puoi usarlo per qualsiasi tipo di musica. Il motivo per cui mi sono innamorato del Precision Bass sono i dischi della Motown. Volevo quel sound un po’ felpato. John Paul Jones dei Led Zeppelin è stato un’enorme ispirazione per me, infatti ho cominciato con il Jazz Bass (altro storico modello Fender, molto usato da Jones, ndr). Ma mi piaceva la maggiore ricchezza di frequenze basse del Precision.
E se non sbaglio usi le corde lisce…
Sì, uso solo corde lisce, proprio come James Jamerson (storico bassista dei dischi Motown, ndr). Ho montato la prima muta di corde lisce qualcosa come 9 anni fa e da allora uso solo quelle!
Nel brano Heat Above ti sei cimentato con l’organo Hammond.
Quando ho iniziato a vedermi seriamente come musicista, non volevo essere “solo” il bassista. Tutti i miei bassisti preferiti erano polistrumentisti: Paul McCartney, John Paul Jones, Jack Bruce… Così mi misi a imparare il pianoforte. Adoro Elton John e il suo modo di suonare il piano. Dopodiché mi sono appassionato all’organo perché ho scoperto che il mio bisnonno aveva un organo Hammond. Fui immediatamente colpito da quel bellissimo strumento, che ha uno dei suoni più pazzeschi che abbia mai sentito. In generale l’album The Battle at Garden’s Gate è pieno di tastiere perché con quelle puoi dipingere il quadro, costruire un’atmosfera. Mi piace scrivere musica alla tastiera.
E usi un vero Hammond anche adesso in tour?
Sì, durante la pandemia io e il mio buon amico John Doyle di Detroit, che è il nostro tecnico per Hammond e tastiere, abbiamo recuperato questo fantastico modello B3 degli anni ’40. Un sogno che aspettavo diventasse realtà da quando avevo 12 anni.
My Way, Soon si ispirava alla vostra vita in tour. Adesso che state facendo di nuovo così tanti concerti, il testo di quella canzone che suggestioni ti dà?
Suonare quel pezzo dal vivo oggi ci fa stare bene. Durante la pandemia abbiamo volutamente scelto quel pezzo come primo singolo dell’album perché c’era bisogno di positività. Non è necessariamente un album molto gioioso ma ha diversi momenti di speranza. In definitiva, è un album che parla della cosa più importante per gli esseri umani: la speranza. Senza quella, non vale la pena di credere in niente. Suonare oggi quella canzone mi fa ricordare quei momenti e guardare avanti.
Quando sentiremo nuova musica dei Greta Van Fleet?
C’è un progetto che è già in fase avanzata. Dovrebbe vedere la luce piuttosto presto. Il concetto è che, se The Battle at Garden’s Gate aveva un sound molto grosso e cinematico, abbiamo voluto riportare le canzoni a una dimensione “da garage”, più grezza, senza fronzoli.