Interviste

«La disco music è intramontabile», parola di Dimitri From Paris (che ha remixato la Berté)

Da poco è in circolazione un bel remix di “In Alto Mare” firmato dal DJ e producer parigino: una sorta di appetizer di un più ampio progetto corale di omaggio alla grande Loredana

  • Il18 Maggio 2025
«La disco music è intramontabile», parola di Dimitri From Paris (che ha remixato la Berté)

Dimitri From Paris

È tornato a far parlare di sé uno dei grandi protagonisti del French touch: Dimitri From Paris, che all’epoca – parliamo della seconda metà degli anni ’90 – si distinse da tutto il resto della nuova ondata di producer parigini per una certa attrazione per i suoni retrò.

Nel suo album di debutto, Sacrebleu del 1996, si respiravano le atmosfere vellutate e molto chic della musica lounge dentro un tessuto ritmico decisamente house. Poi nel tempo Dimitri From Paris si è distinto per aver lanciato un sottogenere di grande presa sul pubblico, la “cocktail disco”, generando un interesse enorme per la disco nelle nuove generazioni di clubber, anche grazie a un mirabile lavoro sul catalogo degli Chic e ai remix in quello stile dei brani di Dua Lipa.

In questa cornice di ripescaggi dal passato – tra groove funky e disco in stile Philly – si adatta benissimo una notizia di attualità. Infatti Dimitri From Paris è stato coinvolto dall’etichetta italiana Nar International nel progetto di remixare alcuni brani storici di Loredana Berté, un repertorio che tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 contiene gemme strepitose.

Con lui sono stati coinvolti altri cinque nomi più o meno emergenti del clubbing italiano, dal già consolidato Protopapa ai nomi in ascesa come quello di Evissimax. In Alto Mare è stato uno dei primi remix a uscire, mentre adesso sono in circolazione le versioni di Ninna Nanna ad opera di Twenty Six, La Goccia remixata da Protopapa e Fare l’Amore firmata Evissimax. Le altre uscite sono previste tra luglio e settembre.

L’intervista a Dimitri From Paris

Ammiro il rispetto e il tocco elegante che hai sempre quando lavori con materiale musicale del passato. Non solo quando hai fatto i tuoi album ma anche quando hai lavorato sulle produzioni di icone della disco, come gli Chic. Adesso è accaduto con un’artista italiana. È la prima volta che lavori su una produzione italiana, giusto?

Ti ringrazio! Direi di sì.

Come sei arrivato a conoscere Loredana Berté? Ovviamente saprai che è diventata un’icona in Italia non solo per i suoi dischi ma anche dal punto di vista del costume.

Certo. L’ho scoperta per caso, e non molto tempo fa. In un negozio di dischi c’era un suo album in diffusione: l’ho comprato subito. Ho pensato che fosse davvero molto bello e volevo inserirlo nei miei DJ set. Così ho fatto un edit veloce partendo solo dal disco, senza nessuna traccia separata o materiale di produzione.

Circa sei mesi dopo, ho avuto la possibilità di lavorarci ufficialmente. È stato quasi un miracolo, perché normalmente, quando ti piace qualcosa, ci vuole tantissimo tempo per trovare le persone giuste con cui parlarne. Che sia successo tutto in meno di un anno è qualcosa che non mi era mai successo prima. Sono stato davvero felice.

Hai lavorato sul brano In Alto Mare, che è una traccia bellissima.

È un brano molto particolare. Ho tradotto le parti del testo che non capivo e ho scoperto un significato profondo, intenso. È una canzone che mi ha colpito, forse proprio perché non l’avevo mai ascoltata prima. In questo pezzo si intrecciano alla perfezione molte delle caratteristiche musicali che definiscono il mio stile: melodia, groove disco, una certa atmosfera cinematografica… Ho semplicemente cercato di enfatizzare la ricchezza musicale.

Dimitri From Paris - intervista - remix Loredana Berté - 2
Dimitri From Paris

Tu hai dato vita alla cocktail disco. Come nacque questa bellissima intuizione?

È una storia divertente, risale a più di dieci anni fa. Un mio amico stava lanciando una web radio dal suo salotto: invitava gli amici a portare dischi e a mettersi ai piatti. Era tutto molto DIY, prima che lo streaming da casa diventasse qualcosa di comune. All’epoca era una novità assoluta, e tra il nostro gruppo di amici aveva già un bel seguito.

Un giorno mi invitò e portai con me alcuni dischi che avevo appena comprato, anche se in realtà erano vecchi, degli anni ’70. Mentre li mettevo su, mi resi conto che avevano tutti un suono simile, un filo stilistico che li univa. Così, mentre li presentavo, mi venne spontaneo chiamarli “cocktail disco”. Fu un’intuizione immediata, istintiva.

In seguito mi chiesi se avessi altri dischi con quello stesso tipo di suono. Scoprii che sì, ne avevo parecchi. Così misi insieme una compilation. Erano brani con un sound molto “lussuoso”, pieni di arrangiamenti ricchi – una cosa che ho sempre amato – e, allo stesso tempo, perfetti per il dancefloor. Non saprei dire esattamente com’è successo, ma il termine e il fenomeno cocktail disco sono nati in modo naturale!

Peraltro ho l’impressione che ci sia un forte revival della disco music. Chi oggi ha 30/40 anni ha voglia di ballare questo genere di musica, mentre ai giovanissimi piacciono sempre di più le produzioni con i BPM a 140/150.

Tutto segue dei cicli. Oggi i ragazzi sono attratti da musica molto veloce, ed è comprensibile: quando sei giovane, hai il desiderio di rompere con l’establishment, di distinguerti. Quindi ha perfettamente senso che scelgano suoni radicalmente diversi, che attirano una parte del pubblico e ne allontanano un’altra. Dall’altro lato c’è invece qualcosa di più musicale, come la disco.

La disco è sempre stata una forma di canzone: ha una strofa, un ritornello, strutture tradizionali e un’anima funky in cui molti si riconoscono. È nata per far ballare, e funziona ancora benissimo per questo. È cantabile, ha una melodia riconoscibile e resta facilmente in testa. Non ha mai davvero abbandonato le piste da ballo. A volte la trovi nei grandi club, altre nei piccoli locali o ai matrimoni, ma è sempre presente.

Non credo che ci sia stato mai stato un vero e proprio revival: piuttosto, tanti piccoli revival nel tempo. Sì, oggi stiamo vivendo un altro di questi momenti, perché la musica sta cambiando, e alcune persone cercano qualcosa di più “classico” e strutturato. Io, personalmente, amo le cose tradizionali e per me la disco resta il genere di musica da ballo più efficace e intramontabile che ci sia.

Share: