La vita tra cinepresa e palcoscenico di Khaotung Thanawat: l’intervista
Abbiamo incontrato l’attore thailandese protagonista, tra gli altri, di “The Heart Killers”. Con lui abbiamo parlato della sua passione per il cinema, dei suoi hobby e del suo rapporto con i fan
Ha capito di voler recitare alle medie, non dopo una scuola d’arte. Prima pensava di studiare medicina, poi per un casting arrivato per caso ha cambiato strada. Parliamo del 27enne attore e cantante thailandese Khaotung Thanawat Ratanakitpaisan, formatosi nella factory GMMTV e protagonista di diversi successi televisivi come Tonhon Chonlatee, The Eclipse, Moonlight Chicken, Only Friends e, da ultimo, The Heart Killers. Il legame con il pubblico italiano è già consolidato grazie anche ai due fanmeet JIB Dream che lo hanno visto due volte protagonista sul palco a Roma, dove ha trovato una platea pronta ad accoglierlo senza bisogno di presentazioni. Il pubblico lo immagina tenero e coccoloso, un po’ come Stitch. Si sbaglia. L’ha detto lo stesso Khaotung nella nostra intervista: «I’m not cute, I’m cool»
L’intervista a Khaotung
Perché hai deciso di diventare attore?
Penso di averlo capito quando ero alle medie. In realtà volevo studiare medicina, ma poi ho avuto la possibilità di partecipare a un casting e ho deciso di provare. È successo un po’ per caso, ma da lì è iniziato tutto.
Palco o macchina da presa, cosa cambia nel tuo modo di lavorare?
Nei live show c’è qualcosa di unico. L’energia del pubblico arriva subito, la senti e ti attraversa. È completamente diverso dal set, dove tutto è mediato dalla cinepresa.
La tua chimica con gli attori con cui lavori, come First Kanaphan, è sempre molto forte. Qual è il segreto per creare un legame così autentico sullo schermo?
Tutto parte dal tempo passato insieme. Può essere chiunque, ma bisogna conoscersi davvero, passare momenti di qualità e costruire fiducia. Quando ti fidi dell’altro, si crea un ponte invisibile che fa la differenza.
Cosa ti ha attratto inizialmente della recitazione e come è cambiata la tua prospettiva da allora?
Quando ero piccolo ho visto Titanic e ho pianto. Mi sono chiesto come fosse possibile che gli attori riuscissero a far provare certe emozioni. Da lì ho iniziato a chiedermi se anche io potessi far sentire qualcosa al pubblico. Non pensavo che sarei arrivato fin qui, ma è successo e sono felice del percorso che ho fatto.
Fuori dal set, quali sono i tuoi hobby?
Giocare ai videogiochi, suonare e dormire. Dormire molto.
Tre difetti e tre qualità.
A volte sono pigro e non faccio niente tutto il giorno, mi sdraio a guardare il soffitto. Poi direi che sono un perfezionista, voglio che tutto sia sotto controllo, e questo può essere un limite. Tra le qualità direi che sono una persona tranquilla, che ama conoscere gli altri e imparare da chi mi circonda. E poi amo i fiori, soprattutto i crisantemi, perché piacciono anche a mia madre.
Qual è la parte del tuo lavoro che le persone tendono a idealizzare, ma che in realtà è più dura di quanto sembri?
Molti pensano che sia tutto facile, ma non lo è affatto. A volte va tutto liscio, altre volte l’ambiente, le persone o le situazioni rendono tutto complicato. Dipende sempre da molti fattori.
Se avessi totale libertà creativa, che tipo di storia vorresti raccontare?
Mi piacciono i drammi romantici, quelli che fanno piangere. Una volta parlavo con un amico che lavorava in un bar, mi raccontava di una persona che vedeva spesso e che poi si era trasferita all’estero. Una storia semplice, romantica e malinconica. Amo i film che fanno piangere, che mostrano la bellezza nella tristezza.
Se domani decidessi di lasciare la recitazione, quale altra passione seguiresti senza esitazione?
Probabilmente farei il bartender. O il barista. Mi piace preparare cocktail o caffè. A casa mi diverto a fare il caffè senza fretta. E mi piace stare nei bar, incontrare persone nuove che non sanno chi sono. Mi rilassa e mi fa stare bene.
Se potessi prenderti una pausa dal lavoro per viaggiare ovunque, dove andresti e perché?
Vorrei vedere l’aurora boreale. È un sogno che ho da quando ero piccolo.
Com’è la tua giornata ideale senza impegni o telecamere?
Mi sveglio tardi, do da mangiare al cane e al gatto, mi preparo un caffè e faccio colazione. Mi piace cucinare, fare un po’ di sport, poi magari fare un pisolino. Durante il giorno gioco ai videogiochi, esco con gli amici o semplicemente resto con i miei animali.
Cosa pensano di te i fan che però non corrisponde alla realtà?
Credono che io sia una persona carina e dolce. In realtà non sono questo, io sono cool.
Quando sei stressato o di cattivo umore, qual è il tuo comfort food?
Il cibo di mia madre. In particolare il pad krapao, con carne macinata e basilico. Ma in generale qualsiasi piatto cucinato da lei mi fa sentire bene.
Il tuo film preferito di sempre e perché?
Notting Hill. Mi piace per la sua innocenza e semplicità. È una storia lineare ma piena di sentimento.
Cosa porti sempre con te, oltre al telefono?
Una chiave portafortuna. La tengo sempre con me, mi dà sicurezza.
Se potessi mandare un messaggio al te stesso del futuro, cosa vorresti che ricordasse di questo momento della tua vita?
Vorrei ricordare la sensazione di stare sul palco, di vedere il pubblico e sentire le loro voci. E anche i momenti in cui viaggio, incontro persone e scopro culture diverse. Voglio ricordare come ci si sente a vivere tutto questo davvero.
Articolo di Ambra Schillirò
