Interviste

Se siete in fissa con “Soda Pop” il merito è anche di Lee Jung: l’intervista alla coreografa di “Kpop Demon Hunters”

La creativa e ballerina di THE BLACK LABEL, che vanta anche collaborazioni con LISA e Saweenie, ha curato alcuni dei balli del film d’animazione Netflix e sogna di lavorare con i BTS

  • Il10 Settembre 2025
Se siete in fissa con “Soda Pop” il merito è anche di Lee Jung: l’intervista alla coreografa di “Kpop Demon Hunters”

Courtesy The Black Label

KPop Demon Hunters, a mesi dalla sua uscita, continua a battere record su record. Dopo essere diventato il film più visto nella storia di Netflix, il brano di punta Golden è in vetta alla Billboard Hot 100 da tre settimane, mentre l’album della colonna sonora è fisso da tempo alla seconda posizione della Billboard 200, la classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti. Il film d’animazione incentrato sul K-pop (qui la nostra recensione) una pietra miliare nella storia stessa del genere. La sua popolarità ha superato ogni confine, al punto che persino Novak Djokovic agli US Open ha esultato mimando il ballo di Soda Pop dei Saja Boys (la band maschile antagonista delle HUNTR/X).

Da cosa deriva l’impatto così forte del film d’animazione Netlfix? La risposta può essere ricercata nello stesso contesto che ha portato alla popolarità globale del K-pop. Nel corso della sua evoluzione, il genere ha sempre mantenuto un equilibrio tra musica, performance e coreografia. (Ne avevamo anche parlato con Son Sungdeok, coreografo e direttore creativo dei BTS e di HYBE America) I video delle performance sono diventati quasi obbligatori insieme ai video musicali e ogni promozione di un nuovo singolo è accompagnata da una sfida di ballo. Il K-pop non è mai solo musica, ma musica accompagnata da performance. Allo stesso modo, KPop Demon Hunters ha immerso il pubblico nel mondo della musica coreana e di tutte le sue particolarità.

I due esempi principali sono legati a due delle canzoni più amate del cartone. All’inizio del film, l’entrata in scena delle HUNTR/X con il loro brano How It’s Done le mostra mentre si lanciano con il paracadute da un aereo: una premessa irreale abbinata a una coreografia audace che cattura immediatamente l’attenzione degli spettatori su questi nuovi personaggi. Allo stesso modo Soda Pop dei Saja Boys è diventata una forza trainante che ha incrementato la popolarità del film con gli idol del K-pop che mano a mano si sono uniti alla sfida.

Billboard Korea ha incontrato Lee Jung, coreografa e ballerina di THE BLACK LABEL, che ha creato le coreografie sia per How It’s Done che per Soda Pop. «Più ballo, più mi sento sicura. Adoro la frase “Coreography by me”: mi fa sentire viva» ha svelato Lee che può vantare collaborazioni con LISA e Saweetie. Parlando con lei abbiamo approfondito la sua visione artistica, il suo rapporto con la Corea e con il K-pop.

L’intervista con Lee Jung

Hai detto di essere rimasto profondamente colpito sin dal primo incontro con il team produttivo di Kpop Demon Hunters.
Quella sensazione mi è rimasta dentro per giorni. Durante quel primo incontro, tutti hanno spiegato con passione perché volevano realizzare questo film, perché avevano bisogno di me e cosa speravano di trasmettere. L’energia nei loro occhi era innegabile. Forse è un modo ottimistico di pensare, ma credo che quando i creativi parlano del loro lavoro con quel tipo di entusiasmo, il risultato non può che essere eccezionale. Nel momento in cui li ho ascoltati, ho pensato: «Devo farlo e avrà sicuramente successo».

Questa convinzione è cresciuta man mano che il progetto andava avanti?
Assolutamente sì. Dopo diversi incontri, ho ricevuto la musica ed era incredibile. Questo ha solo rafforzato la mia certezza. Lavorare con dei visionari era già una benedizione, ma avere una musica di tale qualità come base per la mia coreografia… ogni momento era fonte di felicità e ha rafforzato le mie impressioni iniziali.

Il fatto di lavorare con l’animazione sembra aver liberato una fantasia ancora più grande. Mi viene in la coreografia di How It’s Done.
Ricordo vividamente quella riunione. Il team mi disse, con gli occhi luccicanti: «Immagina le componenti che si lanciano con il paracadute da un aereo e atterrano nella sala concerti». In quel momento, sentii il desiderio di diventare una persona senza limiti. La parte più importante di qualsiasi esibizione è il modo in cui ti presenti e con le HUNTR/X che letteralmente saltano dal cielo, l’intera scena era già completa nella mia mente. Ecco perché la coreografia è risultata più esplosiva e audace del solito. Non si trattava solo di aggiungere intensità, ma di incanalare tutta la mia energia e immaginazione in movimenti che simulavano il volo. Anche adesso, ripensarci, mi fa venire la pelle d’oca.

Qual è stata la lezione più importante che hai imparato da un progetto che ha coinvolto così tanti creativi?
Le innumerevoli ore di motion capture negli Stati Uniti, la coreografia e la musica ripetutamente perfezionate, il design dei personaggi e la trama: ogni singolo elemento racchiudeva il duro lavoro di qualcuno. Tante persone hanno davvero puntato tutto su questo progetto. Io ero solo una piccola parte ed è stato possibile solo grazie all’energia di tutti. Guardare quel processo mi ha fatto desiderare di diventare un giorno il tipo di persona in grado di trasmettere la stessa energia agli altri.

Una volta hai detto: Street Woman Fighter era la Lee Jung ventenne, Money di LISA era la Lee Jung venticinquenne. In base a questo metro di misura, cosa rappresenta per te KPop Demon Hunters?
È il risultato di tre anni di lavoro che mi hanno portato a diventare quello che sono oggi. Anche se il video dura meno di un minuto, racchiude tutta la mia formazione, le mie esperienze e la mia crescita. Per me è più di una semplice coreografia: è una testimonianza dell’orgoglio e del tempo stesso. E ancora una cosa: l’animazione è un mezzo che diventa un ricordo indelebile dell’infanzia di una persona. Il fatto che il K-pop sia stato scelto come soggetto dimostra quanto sia cresciuta la sua influenza.

Nel programma World of Street Woman Fighter la tua coreografia per Saweetie si è particolarmente distinta quando hai enfatizzato la “sensibilità K-pop”. Secondo te, cosa definisce lo stile distintivo del K-pop?
Quando i team internazionali che hanno assistito alla nostra coreografia durante la mission hanno detto: «Sembra proprio K-pop» ho capito che il K-pop è diventato davvero un genere a sé stante. Ovviamente non è facile definire logicamente le caratteristiche di un genere, ma questa è la natura dell’arte. Se qualcuno lo riconosce a prima vista e dice: «Sembra K-pop» credo che sia sufficiente. Se posso aggiungere con cautela un altro pensiero, credo che ciò che crea quella sensibilità unica sia la nostra “etnicità”. Le caratteristiche linguistiche e culturali uniche dei coreani, insieme al nostro rapido ritmo di sviluppo, hanno contribuito a plasmare il K-pop in un genere che risuona a livello globale. In questo senso, provo un immenso orgoglio come coreana.

Nel K-pop, dove la performance visiva è fondamentale, cosa rende buona una coreografia?
Per me lo standard è semplice: una buona coreografia è semplicemente una coreografia davvero buona. Può sembrare vago, ma è anche lo standard più difficile da soddisfare. Ogni anno dobbiamo soddisfare innumerevoli spettatori e se il risultato valorizza la canzone stessa, è sufficiente. Un buon numero deve collegarsi perfettamente al messaggio della canzone, comunicare in modo intuitivo e allo stesso tempo apportare qualcosa di nuovo. Raggiungere questo equilibrio è difficile, ma è il compito del coreografo ogni occasione.

Cosa pensi che renda distintive la tue coreografie?
Onestamente penso che il mio lavoro sia… gustoso. [Ride] Non è una frase altisonante, ma riassume ciò a cui aspiro. Mi spingo sempre al limite, fino al punto in cui penso: «Non potrei fare di meglio». Quando un artista esegue il mio numero e raggiunge quell’indiscutibile apice, quello è il mio obiettivo.

Tra i tuoi lavori passati, quale progetto ti è rimasto più impresso?
Money di LISA. Ha mantenuto l’essenza della coreografia K-pop, rompendo gli schemi e provando qualcosa di nuovo. Quando ho una convinzione, la coreografia viene fuori rapidamente: questa l’ho finita in un solo giorno. Per me ha raggiunto quel livello di “nessuno potrebbe farlo meglio”. Fortunatamente, molti erano d’accordo e mi ha fatto vincere il premio come miglior coreografa ai MAMA 2021. Essendo la mia prima vittoria, rimane particolarmente significativa. E, naturalmente, LISA l’ha eseguita in modo brillante.

Hai detto che collaborare con vari artisti K-pop ti ispira come ballerina.
Sì. Sono persone il cui lavoro riguarda la danza, ma che la affrontano con grande sincerità e passione, a volte anche più di me. Mi sono sempre considerata una persona che non molla mai, ma la loro energia a volte mi stupisce. In quei momenti mi rendo conto che il compromesso non farà mai parte della mia vita. Questo mi spinge ad andare avanti.

Quando lavori con artisti con una forte identità, come comunichi con loro?
Comincio sempre chiedendo quale messaggio vuole trasmettere la canzone. Poi chiedo all’artista come vuole esprimerlo. Se non è possibile avere una conversazione diretta, mi rivolgo alla loro agenzia. «Come volete presentare questo brano?». Questo è il punto di partenza. Su questo costruisco la mia interpretazione. In definitiva, la chiave è trovare un terreno comune tra l’artista, l’autore della canzone e me stesso. Una volta trovato, la coreografia prende vita da sola.

Il tuo campo di attività continua ad ampliarsi. Come ti definiresti ora?
Non voglio essere limitata dalle definizioni. Preferisco non limitarmi a una sola parola. La mia domanda più grande ora è: fino a dove posso arrivare con la danza? Questo mi rende entusiasta del mio futuro. Credo di poter andare oltre anche ciò che immagino.

Perché pensi che il mondo ami così tanto il K-pop?
Una sola parola: convinzione. Tutti gli artisti con cui ho lavorato avevano un’immensa fiducia in se stessi. Hanno visioni chiare, non si accontentano mai e continuano a puntare sempre più in alto. Quando persone così si riuniscono, anche i fan possono percepire quella convinzione e quell’energia. Ecco perché il K-pop continua a crescere e perché la cultura coreana non ha motivo di smettere di evolversi.

Hai vissuto negli Stati Uniti durante le scuole medie. Com’è cambiata la percezione e la presenza del K-pop da allora?
È incomparabile. All’epoca era il periodo di Gangnam Style, un trend globale enorme. Eppure dovevo ancora spiegare alla gente chi fosse l’artista, da dove venisse e cosa significasse K-pop. Adesso? Niente di tutto questo. Quando dici “K-pop” o ‘Corea’, non servono spiegazioni. La “K” stessa è diventata un marchio.

Con quale artista pop globale ti piacerebbe collaborare per la coreografia?
I BTS. Credo che abbiano superato il semplice status di gruppo K-pop per diventare qualcosa di ancora più grande. Collaborare con artisti internazionali sarebbe ovviamente significativo, ma quando si parla di musica globale, non c’è davvero alcun motivo per escludere il K-pop dalla conversazione. I BTS sono quelli che hanno preservato l’identità del genere e allo stesso tempo ne hanno ampliato la presenza sulla scena globale. Poiché anch’io voglio essere una creator di quel tipo spero di poter un giorno lavorare con loro.

E quali sono i tuoi progetti futuri?
Andrò sempre oltre ciò che chiunque possa immaginare di me. [Ride]

Articolo di Billboard Korea

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