Mahmood, fuori “Ghettolimpo”: «Ognuno sia libero di pensare con la propria immaginazione»
Il protagonista della copertina del numero di giugno di Billboard Italia ci racconta la genesi del suo atteso secondo album
Il cielo carico di pioggia incombe su Villa Litta a Lainate. È qui – luogo di compenetrazione fra arte e natura, fra il marmo delle statue e il verde del parco – che abbiamo deciso di scattare le foto per la nostra cover story di giugno (in uscita settimana prossima) con Mamhood. Il suo secondo album, l’attesissimo Ghettolimpo esce oggi per Island / Universal Music e noi abbiamo imparato ad ascoltarlo con attenzione, anzi già ad amarlo, per prepararci per questa giornata di shooting strana, plumbea e umida ma consapevoli di aver in mano uno degli album italiani più perfetti nel 2021.
«Alessandro, sei pronto per la prova video?», chiede il sempre premuroso Stefano, il suo manager, e lui con fare calmo lancia uno sguardo curioso tra le stanze del Ninfeo, sfiorando il tripudio di statue, grottesche e mosaici, visibili tra le nicchie che celano giochi d’acqua sul pavimento. La scena è pronta e un sentimento nuovo sembra scorrere nel sangue del giovane guerriero meticcio.
Ghettolimpo, frutto di un lungo lavoro di cesello e produzione, di elaborazione di pensieri e anche di vissuti intimissimi, sarà un successo e anche vessillo di un’Italia musicale che si è scoperta ancor più appetibile nel mondo. Ghettolimpo è solo una tappa di un bellissimo viaggio che ha avuto come punto di partenza una fermata del 15 al Gratosoglio, Milano, per poi viaggiare spediti sul palco di Sanremo e dell’Eurovision. Prossima fermata?
Parto da un pensiero dell’archistar Stefano Boeri: lui ammira il fatto che tanti artisti della scena trap non rinneghino le loro origini dopo il successo. Diciamo, nonostante l’arrivo nell’Olimpo non si dimentica il ghetto.
Capisco benissimo cosa voglia dire Boeri, lui traccia un percorso di partenza e di arrivo ma per me con Ghettolimpo cerco un punto di incontro, cerco di unire due mondi apparentemente lontani, in modo che risultino complementari. Il ghetto per me non è solo il Gratosoglio, con “ghetto” parlo del mondo, della vita, di tutte le esperienze che ho vissuto. Mentre l’Olimpo di base rispecchia la chiave mitologica di questa mia quotidianità. Volevo parlare anche del mio passato: il disco infatti inizia con Dei, i ricordi di quando da bambino sfogliavo questa specie di mini-enciclopedia con i miti dell’antica Grecia. L’album parte ricordando una mia lontana passione, e poi ho allargato il campo.
Mi dicono che l’album abbia poi avuto una lunga gestazione, colpa anche della situazione pandemica nella quale ci siamo trovati?
No, ma in effetti Ghettolimpo non è un lavoro di canzoni concepite di recente, ha davvero avuto una gestazione lunga 2 anni e mezzo. È nato su un volo per Tunisi e in quest’ultimo periodo non ho scritto, ma ti confido che alla fine riascoltando adesso le canzoni, ancora mi rispecchio in questo lungo processo di creazione. Sono molto orgoglioso del risultato perché sento chiaramente il cambiamento che ho fatto da Gioventù Bruciata a livello musicale, di ricerca dei suoni, sulla struttura delle canzoni.
Ghettolimpo è un punto di arrivo stilistico anche dopo l’ascolto di tanta musica. Avevo capito che tipo di canzoni volevo scrivere, non sta a me dire se sono facili o difficili. Prendi una canzone come Ghettolimpo, ho cercato di emulare il suono delle cinque preghiere del giorno, che ascoltavo quando ero bambino in Egitto e poi di rapparci sopra. Nel testo cito Madrid e un feeling contrastante che provavo di quel momento: tra l’euforia per la data sold out nella capitale spagnola e le incertezze interiori. Avevo postato una foto dove indossavo una gonna e aspettavo di capire la reazione di mia madre, così l’ho riportato nel testo. In questa canzone e in tutto l’album scorre un fiume in piena di sensazioni e di umori interiori.
Sempre nella stessa title track, parli di Narciso, la cui figura mitologica è stata di ispirazione per la copertina.
Per me immagine e musica sono complementari: fortificano il messaggio che vuoi dare. Ed è per questo motivo che nella copertina ho scelto la figura di Narciso ma raffigurandolo come un personaggio “marcio”, non attraente. A differenza del mito classico dove lui è talmente attratto dal suo riflesso sull’acqua che ci annega dentro.
Hai voluto sottolineare la morale del mito di Narciso che poi è una sorta di ammonizione ovvero: attenzione al piacersi troppo?
Non è proprio questo che ho recepito dalla figura di Narciso: io non nascondo il fatto di piacermi. Sono abbastanza sicuro di me stesso ma c’è stato un periodo negli ultimi due anni in cui mi sentivo disconnesso rispetto a ciò che di bello e piacevole mi diceva la gente intorno e quello che provavo io interiormente.
Ghettolimpo è secondo me un bel brano, ambizioso, cambia stile e ritmo, è stato un tour de force per te realizzarlo? O è arrivato in maniera più semplice di quello che si possa immaginare?
In realtà è nata in maniera molto spontanea! Sono andato in studio da Marcello (Grilli, ndr) e Francesco Fugazza che sono i miei amici produttori (tutti e due molto presenti nell’album, ndr) e la canzone è arrivata subito, soprattutto il flow. L’unica cosa che ho cambiato qualche mese fa è stata la seconda strofa che non mi piaceva. Sono contento Sono contento che tu abbia notato una certa complessità che è alla base di quel lavoro di ricerca post Gioventù Bruciata di cui ti ho parlato prima.
Apprezzo l’asciuttezza nell’elenco dei featuring, nelle canzoni che non conoscevamo dell’album sono solo Elisa e Woodkid.
Non volevo mettere troppi featuring, non era mia intenzione dar vita a una “accozzaglia” perché rischiava di far perdere “personalità” al disco.
Il refrain di Klan è uno dei più contagiosi e ispirati di questa stagione. La notte è stata un tabù per molti giovani durante questo periodo pandemico. Che succederà adesso che con il vaccino dovremmo tornare a una presunta normalità?
Mi fa sorridere il fatto che il video di Klan sia girato di giorno con quella luce pazzesca (ride, ndr)! All’inizio saremo tutti sull’attenti – io stesso faccio fatica a stare ora in mezzo a un assembramento – ma appena riapriranno le discoteche son sicuro che i giovani torneranno ad assaporare la libertà di una volta!
Volevo chiederti del tuo rapporto creativo con Riccardo Tisci, peraltro avete in comune il fatto che la figura femminile della madre è stata importante nella vostra vita.
In realtà, farei più riferimento alla famiglia. Sia per me che per lui la famiglia è una fonte di ispirazione. Riccardo non si ripete mai, riesce sempre a stupirmi nonostante lo conosca oramai bene. Come è successo quando mi ha proposto quell’abito nero indossato quest’anno sul palco di Sanremo! Tra il gotico e il college.
Un college però provocatorio, vista la gonna plissé. Immagino i commenti dell’Italia perbenista…
Assolutamente. Mi sento sempre a mio agio quando indosso le sue creazioni, pensa ad esempio all’abito pazzesco che indosso nel video di Inuyasha, quell’outfit è un piccolo gioiello. Credo che Riccardo non voglia mai stare fermo in un punto, ogni sua collezione è un passo oltre. Anche io sono così, d’improvviso mi faccio ispirare per esempio dai manga per i quali ho una vera e propria passione!
Ti senti pronto per gli USA?
Sai che ci sono stato una sola volta negli States e mi sono esibito prima di Ciara che è stupenda dal vivo. Guardandola mi chiedevo: “ma perché sembra un po’ affaticata?”. Poi ho scoperto che era incinta. Capisci? La professionalità degli americani, Ciara nonostante tutto ha fatto una performance pazzesca. C’è solo da imparare! E sai una cosa?
Son curioso.
Mi è sembrata piccolina NYC! Sarà che ho visto troppi film e troppe serie TV con questa metropoli protagonista o come sfondo! (ride di gusto, ndr). Io voglio andare negli States!
E con chi ti piacerebbe lavorare?
Jazmine Sullivan, la ascolto da 10 anni.
Non perderti l’intervista integrale con Mahmood sul numero di giugno di Billboard Italia!