Interviste

Casa, natura, club e la bancarella a Sant Jordi: Marcelo Burlon ci racconta la sua Ibiza

Dalla sua prima visita nel 2003 è sbocciato l’amore con l’isola ibizenca dove Marcelo si è trasferito definitivamente da cinque anni. Nella nostra intervitsa abbiamo parlato, non solo di musica, ma anche di turismo e rsipetto per l’ambiente

Autore Tommaso Toma
  • Il7 Agosto 2024
Casa, natura, club e la bancarella a Sant Jordi: Marcelo Burlon ci racconta la sua Ibiza

Foto di @thecaptaingringo-@chicolatkid-

Chiunque abbia un certo interesse per le connessioni tra l’universo moda e il mondo del clubbing sa che Marcelo Burlon è diventato nel tempo una sorta di istituzione. Un inizio di carriera nei club come PR e poi anche DJ, incontro felice nei primi anni Duemila a Milano con alcune personalità della moda, e poi la nascita e il successo del suo brand County of Milan che da poco ha venduto. La sua storia è tutta racchiusa in un bel libro che Rizzoli fece uscire nel 2021. Il presente, per adesso, è da residente a Ibiza a tempo pieno, felice di vivere nella sua villa tra gli ulivi e carrubi centenari, isolata da tutto il resto. Ma Marcelo non ha perso la sua curiosità, a partire dal guardare la gente che arriva sull’isola dal tavolo di un bel ristorante tutto bianco.

L’intervista a Marcelo Burlon

Com’è nato questo amore per l’isola e quando è stata la prima visita a Ibiza?
Quando sono venuto per il matrimonio di una coppia di amici. Era il 2003. Premetto che, avendo fatto parte del mondo del clubbing come PR per anni, volevo stare alla larga da quest’isola, visto che in tanti di quel settore superficialmente la associavano a un luogo di perdizione. E invece, una volta arrivato a questo matrimonio, è scattato il colpo di fulmine. Mi sono innamorato di Ibiza e di tutte le sue sfaccettature, visto che la frequento ormai da tanti anni e adesso ci vivo. Ho preso parte attivamente a tutti i suoi aspetti: è un’isola che ha tante vite, a differenza di quello che sapevo in precedenza.

Se ho voglia di casino vado in centro, quando sono preso bene vado nei club. Ieri sera sono andato al DC 10 dove a mixare c’era Chloé Caillet, mia amica, e anche Marco Carola. Ho suonato e suono un po’ ovunque. Una delle primissime volte fu allo Space nel 2011, e poco tempo fa ero in consolle al Pacha per le serate XTRA Party. All’inizio per isolarmi da tutto prendevo in affitto una casa, racimolando assieme a miei amici i soldi per pagare l’affitto. Poi piano piano, quando la mia vita è cambiata, nel 2019 ho deciso di comprarla nella parte nord, in aperta campagna, zona storicamente hippy e più tranquilla.

Nel tuo isolamento hai percepito e colto anche l’anima più spirituale di Ibiza, oltre a quell’aspetto di perdizione di cui parlavano i tuoi amici?
Certo! Oggi conosco bene Ibiza, e poi la parola “perdizione” assume un significato diverso ora: per me vuol dire anche perdersi per poi ritrovarsi, dopo un processo prima di estraniamento e poi di ritrovamento del proprio io. Una cosa tipicamente legata alle pratiche spirituali, no?

Adesso che sei ibizenco a tempo pieno, secondo me avrai anche un sacco di energia creativa da trovare per un prossimo futuro post County of Milan!
Ma anche no! Ho solo voglia di dedicarmi solo a me, a mio marito e ai miei i cani.

Ci sono dei punti di riferimento imprescindibili al di là di casa tua?
Sicuramente delle spiagge, dei posti dove ci sono queste casette dei pescatori che rimangono molto nascoste da tutto il caos. Sono luoghi – spesso a nord – che, con un tacito assenso di chi ci abita, si preferisce non far conoscere con i social, per proteggerli. Ovviamente arrivano tantissimi turisti che vengono qua magari per tre o quattro giorni, non gliene frega nulla di rispettare l’ambiente e la peculiarità di alcuni posti e postano tutto.

Poi ho una bancarella al mercato di Sant Jordi con mio marito: arriviamo alle 6 di mattina ogni sabato e già alle 9 si crea una lunga coda attorno. Vendiamo tanti pezzi miei storici, delle scarpe di Off White in limited edition. Sempre lì c’è la bancarella di un 65enne inglese, Peter, che vende vinili bellissimi da Grace Jones a David Bowie… Quando sei immerso in questo mercato hai anche il polso di come va il turismo da queste parti: è pazzesco, il riflesso di quello che succede sull’isola è anche appunto il mercato di Sant Jordi. Adoro poi andare a cenare a La Oliva a Dalt Vila e vedere la gente passare. Ho sempre un occhio curioso sul mondo esterno.

Tu non sei mai stato uno snob, lo so dai tempi in cui lavoravamo assieme in redazione!
Tanto tempo fa in effetti… Oggi con mio marito il mio passatempo preferito è andare la sera in città e magari mangiarci una pizza e guardare i turisti. Ecco, sicuramente mi infastidisce chi non ha rispetto dell’ambiente: come dicevo prima, mi arrabbio quando vedo le strade con i rifiuti gettati senza un minimo scrupolo. La natura va rispettata.

E cosa hai capito del flusso dei turisti? Sono cambiate le cose negli anni?
Sicuramente qualcosa è cambiato dopo la pandemia, che io ho vissuto interamente qui a Ibiza. Sai una cosa? Che tantissimi professionisti, persone che conosco, ma non solo, dopo quel periodo si sono trasferiti sull’isola. Molta gente anche interessante che ha deciso di lasciare la città ha anche staccato definitivamente con le sue abitudini e con il tipo di lavoro che faceva. Alcuni fanno addirittura i contadini o creano prodotti artigianali o, se hanno ancora un legame con la loro professione, lavorano da remoto.

Tutto fantastico quindi?
Ibiza è un’isola magica, ma ti può ricevere a braccia aperte così come ti può rifiutare. Ti possono anche succedere cose per le quali devi abbandonarla, di fretta, come accade nella casa del Grande Fratello (ride, ndr). Consiglio di guardare un documentario molto interessante che è stato girato da Julien Temple (con la complicità di Fatboy Slim, ndr). Si intitola Ibiza: The Silent Movie ed è anche un docufilm scomodo perché racconta molte verità che magari non vogliono far conoscere troppo.

Storicamente quest’isola è stata prima occupata dai Fenici, poi dai Romani e dagli arabi. In ogni passaggio si distruggevano le testimonianze dei popoli precedenti. Nel Novecento prima si trasformò nel rifugio dei dadaisti, poi degli hippie e da decenni è l’isola del clubbing ma anche degli incontri a livello più spirituale, mistico. Ma la peculiarità è che i paesani, le persone che da sempre abitano qui, hanno sempre accolto il nuovo. A Ibiza inoltre puoi vedere i ricchi accanto alle persone meno abbienti: può succedere in una discoteca, in spiaggia, ovunque. Un’isola “democratica”, se vuoi.

Share: