Matteo Romano: «”Part of Me” con Cian Ducrot è stato un viaggio interiore»
La prima collaborazione internazionale con la pop star irlandese Cian Ducrot è stata l’occasione per il giovane artista di guardarsi dentro e confrontarsi con temi delicati come la mancanza e la salute mentale
Il Matteo Romano che si racconta davanti alla videocamera su Zoom, alla vigilia dell’uscita di Part of Me in collaborazione con Cian Ducrot, è un ragazzo sereno e felice. Non ha paura di ammetterlo: «È una cosa che avevo in ballo da parecchio tempo e che non vedevo l’ora di fare uscire» esordisce sorridendo. L’opportunità di poter cantare sia in inglese che in italiano l’ha stimolato e lo ha reso più consapevole delle proprie capacità. Non è roba da poco a soli 21 anni.
Sì, perché il featuring con l’ormai star UK Cian Ducrot, una rivisitazione del singolo Part of Me, rimane comunque uno dei primi progetti di un giovane cantautore che è esploso a soli 18 anni nel 2020 su TikTok. Da Concedimi ne ha fatta di strada Matteo. Tre anni in cui sono cambiati sogni, prospettive e durante i quali ha provato nuove sensazioni, come quella di collaborare con un artista internazionale.
L’uscita del singolo è stata l’occasione per fare anche un punto sulla sua carriera e sul lavoro che Matteo sta facendo su di sé. «È normale a 21 anni» ha voluto precisare. In realtà non esiste un’età limite, probabilmente non si smette mai di lavorare su se stessi.
L’intervista a Matteo Romano
Quando è nata l’idea della collaborazione tra Matteo Romano e Cian Ducrot? Come siete entrati in contatto?
Cian lo conoscevo già da un po’ perché usiamo entrambi TikTok. Mi comparivano molto spesso i suoi video nella pagina dei seguiti. In realtà è stato lui a contattarmi, o meglio, ci è arrivata una richiesta da parte del suo team. Quando mi hanno comunicato la notizia che Cian Ducrot voleva registrare Part of Me con me, sono rimasto tipo: “Ma in che senso?”. Non me l’aspettavo, soprattutto per il fatto che la proposta arrivava da qualcuno così importante a livello internazionale. Cian nel Regno Unito ha veramente spaccato con il suo album di debutto (Victory, agosto 2023).
Part of Me è una canzone che tratta temi molto delicati come la perdita di una persona cara e il suicidio. Come ti sei approcciato alla scrittura della tua parte?
Non è stato facile, perché l’argomento era molto personale e riguardava un caro amico di Cian. Per questo motivo l’ho affrontato nel modo più rispettoso possibile. Per me è stato complicato anche perché non ho mai vissuto una cosa del genere. La mia paura era di dire le cose sbagliate, per cui ho tentato di indirizzarlo verso una chiave che fosse mia. Mi sono chiesto: “Cosa vuol dire per me perdere qualcuno e sentire la mancanza di una persona?”.
È stato un processo lungo, immagino.
Sì, decisamente. Io sono una persona che tende a compiere viaggi mentali. Devo dire che grazie a questo brano ho avuto modo di riflettere molto su determinati argomenti. Ho rimuginato tanto su cosa scrivere e come dire certe cose; quindi, tengo un sacco al testo perché è stato veramente pensato.
Nel fare questo ti sei ispirato anche a qualche artista in particolare oppure hai scavato solamente dentro di te?
Se devo essere sincero, non mi sono ispirato a nessuno in particolare. Più che altro perché volevo dare un mio tocco al brano, la mia interpretazione. Ero contentissimo che lui avesse voluto me per questo progetto e a maggior ragione, volevo portare l’italianità, soprattutto per quanto riguarda le melodie. Nello specifico ho cercato di creare delle linee melodiche più larghe, tipiche del nostro modo di cantare, per donare al brano una freschezza in più.
Per la tua generazione il tema della salute mentale è molto importante, sembra proprio che ci sia più consapevolezza. In Italia, per esempio, si sentono ancora troppo spesso storie di giovani universitari che non riescono a gestire la pressione. Matteo Romano, nel lavoro, come vive la pressione? Hai notato delle differenze passando dalla tua cameretta a una casa discografica?
Sì, soprattutto perché nel corso di questi di anni sono passato da essere un diciottenne che viveva a Cuneo, a essere un ventunenne che vive a Milano e frequenta l’università. È stato complicato ed è proprio in questo che diventa importante la terapia. Subito dopo il successo di Concedimi ho iniziato il mio percorso di analisi. Io sono una persona che non tende tanto a parlare delle proprie cose ad amici parenti, quindi, avere uno spazio in cui raccontarmi e soprattutto dare voce a ciò che sento, è essenziale e mi ha aiutato molto nell’affrontare il lavoro.
Nel mercato musicale c’è un’ansia costante, solo per il fatto che un momento sei al top e un attimo dopo scompari. Per questo è necessario imparare anche a far valere la tua idea in quanto artista e persona nel lavoro, senza sentirti inferiore. Io mi sono ritrovato ad essere un bambino in un mondo di adulti.
A proposito di questo aspetto, a distanza di un anno e mezzo, come valuti la tua esperienza a Sanremo?
Io ho vissuto benissimo quel momento. Ora, guardandomi indietro, forse farei tante cose in modo diverso perché sono un perfezionista, uno che cambia idea in continuazione nel corso dei mesi, anche dei giorni qualche volta. Però sono super orgoglioso di come l’ho affrontata, è stato un momento pazzesco. Io non ero tanto consapevole di cosa mi stava accadendo, come invece lo sarei ora, e questa ingenuità mi ha aiutato a vivere il tutto come un sogno che si stava realizzando. Senza troppa pressione.
Matteo Romano e Cian Ducrot sono nati entrambi sui social. Come valuti il loro ruolo nel mondo della musica, possono davvero aiutare o aumentano solo la concorrenza?
Secondo me ognuno deve seguire la propria strada, quindi essere fedele a se stesso e trovare il metodo con il quale riuscire sfruttare al meglio i propri mezzi. In questo senso i social sono stati la mossa giusta per me, perché mi rendo conto che, per esempio, i talent non sarebbero stati adatti al mio carattere. Di sicuro i social ti permettono di arrivare a molte più persone in un secondo, anche solo con un cellulare.
Nel tuo caso c’è da dire che TikTok ha funzionato alla grande, anche nel farti incontrare con Cian Ducrot.
Sono stato a trovarlo a Londra dove abbiamo registrato il videoclip di Part of Me. Cian è una persona molto alla mano ed è stato tanto carino con me. La mia più grande paura era che non riuscissi a capirlo per via dell’accento irlandese. Per fortuna, ci siamo trovati fin da subito. È stato come una qualsiasi collaborazione in Italia. Uno magari pensa: “Chissà come collaborano a Londra?”. Invece, non ho notato molte differenze dal featuring con Luigi Strangis di quest’estate (Tulipani blu).
Ti è piaciuta Londra? Ti piacerebbe lavorarci?
Io vado fuori di testa per Londra. Mi sto trovando tanto bene a Milano, sento proprio che è la mia città e ho sempre voluto viverci da quando sono piccolo perché volevo fare musica. Però devo dire che sarebbe bello prima o poi riuscire a ad andare Londra, magari a scrivere e registrare un disco.
A proposito di sogni, Part of Me è la tua prima collaborazione internazionale, se dovesse chiederti la tua collaborazione dei sogni?
Andando proprio sul grande, sui sogni importanti, al momento mi piacerebbe lavorare con Lizzy McAlpine, proprio sogno della vita, oppure Billie Eilish o Reneé Rapp. Sono le mie le mie tre fisse di questo periodo.
Il prossimo progetto di Matteo Romano è l’album di debutto?
Ci sto lavorando ma non ho fretta, voglio uscire quando sentirò che sarà il momento giusto. Potrebbero esserci anche brani in inglese a questo punto. Fan Fact: io ho iniziato scrivendo in inglese, perché era un modo per essere meno a nudo. Uno schermo.
A che punto è il percorso di Matteo Romano? Quanto è cambiato dal ragazzino in cameretta?
Domanda tosta. Vorrei potermi guardare da da fuori e poterti dare la risposta. Di sicuro sono cresciuto e quello che vedete è un Matteo Romano, anche se non mi piace il termine, un po’ 2.0. Mi sento più concentrato, più carico e ho tanti nuovi sogni. Quelli che avevo due anni fa sono cambiati anche perché il Matteo di due anni fa ha avuto modo di fare Sanremo e fare persino il tour l’estate dopo. Sono una nuova versione di me pur rimanendo sempre me stesso.