Melody’s Echo Chamber e le suggestioni nordiche di “Bon Voyage” – Q&A
Grazie all’aiuto di due band scandinave, su “Bon Voyage” Melody Prochet ha ripescato gli umori vellutati della psichedelia folk inizio anni ’70 di quel mondo
Melody Prochet è l’artefice di questo progetto musicale che è a tutti gli effetti un elegante e – per certi versi – filologico viaggio nel tempo. Grazie all’aiuto di due band scandinave, Melody ha ripescato gli umori vellutati della psichedelia folk inizio anni ’70 di quel mondo, addirittura scegliendo di frequentare le magiche foreste di Solna, Svezia. Spicca nel cantato di Melody quel tono blasé erede di band ormai di catalogo che negli anni ’90 scrissero pagine importanti del pop più elevato come Broadcast e Stereolab. Ne parliamo con lei adesso che è tornata in forma smagliante dopo un brutto incidente, elettrizzata da questo suo secondo album in studio Bon Voyage (Domino / Self).
Il primo disco che hai amato alla follia?
Ricordo che da adolescente fu un momento epifanico quando suonavo La Valse Triste di Sibelius con l’orchestra e poi andavo ad ascoltarlo su disco. La mia passione per gli album è arrivata con l’ascolto dei dischi di Broadcast e Stereolab.
L’artista internazionale più sottovalutato?
Ce ne sono tanti. Direi che ho scoperto molto tardi la grandezza di Susan Christie e del suo Paint a Lady (edito dall’ottima etichetta Finders Keepers, ndr).
La copertina più bella di sempre?
Amo le copertine con gli effetti 3D e con qualche magia ottica. Ho scoperto questo favoloso artista, Drew Tets, che ha creato per il mio ultimo album un bellissimo fenachistoscopio (antico strumento ottico che consente di visualizzare immagini animate, ndr).
Tre band o artisti che avresti voluto vedere ma non sei mai riuscita a farlo?
Broadcast, Stereolab e Milton Nascimento.
Vinile, CD, streaming o download: come ascolti la musica?
Io amo ascoltare un album nella sua interezza.
La città dove hai visto i locali più belli?
Quando sono stata a Stoccolma per il nuovo disco ho assistito a un concerto dei Silver Apples in un locale piccolo piccolo ed era favoloso. Per inciso, Simeon Oliver Coxe ha 70 anni e rimane uno dei pionieri della musica elettronica più folli e moderni. Poi ricordo di essere stata al Pappy’s and Harriet a Joshua Tree, un luogo pazzesco.
Le colonne sonore più belle di sempre?
Un Homme, Une Femme di Claude Lelouche: quel “chabadabada chabadabada” rimane bellissimo. Poi direi There Will Be Blood di Jonny Greenwood, Forrest Gump… una volta Sean Lennon mi regalò la colonna sonora di La Planète Sauvage, film d’animazione di Roland Topor e René Laloux, e mi disse che era la preferita di suo padre.
La canzone perfetta da ascoltare il giorno del proprio compleanno?
Mio padre che canta “Tanti auguri” nel registratore del mio telefono.
Per fare l’amore?
Non posso realmente sentire musica quando faccio qualcosa di importante. La musica per me è un ossessione e mi prende troppa attenzione…
E per sfogare la rabbia?
Mi calma per un po’ far finta di suonare la batteria che si sente in Hallogallo dei Neu! o anche provare a imitare Jaki Liebezeit dei Can.
Q&A Extra
Immagino che durante il tuo periodo di convelescenza tu abbia ascoltato molta musica. Cosa ti è piaciuto di più?
Devo dire che ho amato ascoltare musica e danze popolari di Béla Bartók e poi Claude Debussy, Özdemir Erdoğan, Susan Christie, Wendie & Bonnie, i Rotary Connection e Clube da Esquina (mitico album brasiliano del 1972 di Milton Nascimento e Lô Borges, ndr).
Com’è stato lavorare con i ragazzi svedesi dei Dungen e The Amazing? Il sound di Bon Voyage pare davvero influenzato dal folk psichedelico scandinavo, in particolare degli anni ’70.
Reine Fiske dei Dungen è un mostro di virtuosismo e possiede la più favolosa music library che abbia mai visto. Tempo fa Reine lavorava per alcuni archivi musicali nordici che hanno l’intento di salvare le registrazioni delle canzoni della tradizione popolare. La sua passione per la musica pura è encomiabile. È stata una benedizione lavorare con lui su Bon Voyage, all’inizio ero molto rispettosa di quelle ricerche e un po’ timida. Invece Fredrik Swahn dei The Amazing è un “mostro di generosità e buone vibrazioni”, essenziale. Tutti e due hanno quest’aura di tenerezza, dolcezza e purezza: molto nordici!