Interviste

Le righe contemporanee di Missoni: Filippo Grazioli ci parla della nuova collezione e del sound di Populous per la sfilata

La collezione AI 2024/25 è un riuscito omaggio alla maison, ma anche un passo in avanti. Passato, presente e futuro si sono intrecciati anche grazie alla musica, creata ad hoc per il catwalk dal producer scelto con la complicità di noi di Billboard Italia

Autore Tommaso Toma
  • Il1 Marzo 2024
Le righe contemporanee di Missoni: Filippo Grazioli ci parla della nuova collezione e del sound di Populous per la sfilata

Foto di Jason Lloyd Evans

È da ricordare come uno dei momenti più intensi della recente fashion week milanese questo atto d’amore alle righe e alla lunga storia creativa che la famiglia Missoni nei decenni ha portato avanti, con coraggio e innovazione. Sin dal 1958, quando Ottavio e Rosita Missoni idearono un provocatorio allestimento alla Rinascente di Milano, coprendo gli occhi dei manichini con delle sciarpe a righe colorate. Ed è da un aspro commento dell’epoca “Poor girls, luckily they are blindfolded. If they could see themselves” (Povere ragazze, per fortuna sono bendate. Se potessero vedersi) che parte l’invito della collezione AI 24/25 di Missoni curata dal direttore creativo Filippo Grazioli. Sì proprio da loro, “quelli delle strisce”. Il tutto con la musica del producer Populous.

Foto di Jason Lloyd Evans

Sul catwalk sono sfilate le modelle, con passo talvolta deciso o con piglio più sensuale. Noi, nel frattempo, siamo rimasti affascinati e ipnotizzati dal ritmo di queste righe che sugli abiti sembrano espandersi, danzare dalla testa ai piedi, contrarsi e poi frenare. Allineate in abiti dal volume pieno, nei top e nelle lunghe gonne che sbiecano a portafoglio. E poi nelle tute, ma anche nei lunghi abiti che aderiscono. È chiaro lo scopo, le righe ci aiutano a capirlo: tutto è matched invece che mixed.

Per sottolineare magnificamente il passo delle modelle Filippo Grazioli, creative director di Missoni, ha deciso di far creare, in esclusiva, un’unica lunga traccia. Si è snodata elegantemente in una sorta di suite, grazie all’inventiva di Andrea Mangia, in arte Populous che noi di Billboard seguiamo da tempo per le sue produzioni sempre dal gusto internazionale.

L’intervista a Filippo Grazioli, creative director di Missoni

Perché il nome The Ones of the Stripes a questa nuova collezione? Mi piace molto il concetto che unisce le linee, segno distintivo di Missoni con il tracciare nuove storie.
Da quando sono arrivato in Missoni, quasi tre anni fa, ho affrontato molte sfide, sia personali che professionali. Una delle principali è stata comprendere appieno l’essenza del marchio ed evolverlo. Ho dedicato molto tempo a immergermi negli archivi a Sumirago, che si trovano nella storica sede vicino a Varese, e a stabilire un forte legame con l’eredità della casa madre che è una fonte continua di ispirazione.

Lavorare con un marchio così iconico significa anche bilanciare il rispetto per la sua storia e il desiderio di innovazione e cambiamento. In un contesto instabile come quello in cui viviamo, volevo che la moda mantenesse un senso di divertimento. Soprattutto quella di Missoni che è colore. La mia idea per questa collezione donna Autunno/Inverno 2024 era riprendere le prime righe, reinterpretandole in una maniera contemporanea.

Cosa pensi di aver portato di nuovo in questi tre anni della tua sensibilità artistica e su quali principi si è formato l’ideale di donna Missoni ‘24?
Il mio obiettivo era portare modernità, contemporaneità, desiderio, femminilità e leggerezza nei tessuti e nelle grafiche. Nella creazione delle collezioni ho cercato di esprimere un concetto di libertà e femminilità, giocando con una contrapposizione tra maschile e femminile con silhouette che segnano il corpo e lo allungano e volumi decisi che lo avvolgono. Per me, Missoni rappresenta uno stile di bien vivre, in sintonia con il vero spirito del made in Italy. Sono convinto che i codici della maison si adattino bene a molte donne, offrendo una varietà di stili che permettono ad ognuna di trovare la propria espressione unica.

Foto di Jason Lloyd Evans

La musica che sfila

So che hai una grande passione per la musica, ti faccio una domanda generalissima: chi sono per te le cantanti italiane che oggi ti affascinano e ti stimolano di più per il tuo lavoro?
Ho sempre voluto legare il mio lavoro alla scena musicale italiana, ma anche internazionale. Avendo vissuto tanti anni in Francia non conoscevo la musica italiana, ma quando sono tornato ho da subito iniziato a lavorare al progetto per Sanremo 2023 insieme a Lazza, Elodie e Mara Sattei, poi con Rose Villain, Emma e i Negramaro per Sanremo 2024. L’aspetto unico della musica è che è senza confini. I nostri progetti si sono infatti aperti internazionalmente, con Sabrina Carpenter, Beyoncé, Rita Ora e Suki Waterhouse.

Quanto è importante la musica per la buona riuscita di uno spettacolo vero e proprio come può essere una sfilata?
Fondamentale. La musica è la parte che crea emozioni. Deve integrarsi perfettamente con la collezione in modo da trasmettere un messaggio coerente. Lou Reed è spesso il mio punto di partenza, le sue canzoni mi ispirano sempre in tanti modi diversi.

Proprio parlando di una canzone di Lou Reed, Walk on the Wild Side è iniziato il tuo dialogo creativo con Populous, cosa hai trovato di speciale nel lavorare con lui?
Un professionista di grande ispirazione, è stato bello parlare con un creativo che ha interpretato in musica quello che volevo trasmettere nello show. L’aspetto entusiasmante è stato che per lui è stata la prima volta in cui ha scritto la musica di uno show e durante la sfilata si è emozionato. Avere questo tipo di scambio tra creativi è fondamentale.

Hai scelto un artista italiano per rimarcare il senso del Made in Italy o non ti precludi a collaborazioni con artisti internazionali, magari di ricerca ma innovativi come nel caso di Populous?
Penso sia fondamentale valorizzare gli artisti italiani. Ci siamo domandati se avere una voce in italiano nella musica dello show proprio per enfatizzare questa identità italiana. Poi abbiamo fatto il testo in inglese anche per poter raggiungere tutto il pubblico. Ma non mi precludo di collaborare con artisti internazionali nel futuro.

Populous e Filippo Grazioli, foto di Jason Lloyd Evans

L’intervista a Populous

Ci racconti com’è nato il brano per la recente sfilata?
Partendo dal concept visivo della collezione, assieme a Rocco Rampino abbiamo provato a esplorare le varie declinazioni di musica pop. Quele che avessero un tocco di psichedelia e quella declinazione melodica bittersweet che contraddistingue pezzi come Walk on the Wild Side di Lou Reed che è stato il punto di partenza di tutto il lavoro. Le linee della collezione ci hanno fatto immediatamente pensare all’optical pop, così abbiamo inserito ripetizioni, arpeggiatori circolari e loop che si stratificano poco alla volta, come a creare una sorta di trance estatica. Il beat doveva essere presente, potente, ma mai dominante. Volevamo che il suono fosse intenso ma mai massimalista. Abbiamo lasciato che tutto respirasse, di modo che il non percepito dalle orecchie, fosse colmato dagli occhi. 

È stata la tua prima esperienza come costruzione di un brano su “commissione” per un défilé? E che lezione è stata nel quadro del tuo percorso professionale?
Mi era successo altre volte di “prestare” brani editi a sfilate di noti fashion brand. Tuttavia, l’emozione di scrivere qualcosa ad hoc non è neppure minimamente paragonabile. Nonostante faccia questo da tanti anni, continuo a sentirmi più un appassionato di musica che un musicista nel senso tradizionale del termine. Il termine sound designer forse è ciò che mi descrive meglio. Se penso al lavoro dei sogni penso subito a Michel Gaubert, che nella moda è “il” sound designer per eccellenza, pur senza essere né compositore né musicista. 

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