Interviste

Motociclette, automobili e cartoni animati: Ohm Pawat si racconta

Abbiamo incontrato l’attore thailandese negli studi della GMMTV dove ci ha parlato di vita, lavoro e di come la serie televisiva Bad Buddy abbia cambiato tutto

  • Il21 Aprile 2025
Motociclette, automobili e cartoni animati: Ohm Pawat si racconta

È bastato un open casting a sedici anni per far capire a Ohm Pawat (all’anagrafe Chittsawangdee) che la recitazione sarebbe diventata il suo habitat naturale. Da quel momento ha costruito una carriera tra serie televisive, film e musica. Nato a Bangkok, Ohm ha studiato digital media con specializzazione in recitazione e regia e ha fondato il brand di abbigliamento NO EXCUSE. Coltiva passioni eclettiche dalle gare di moto allo streaming di poker e, a suo dire, possiede un talento sorprendente nel leggere in un istante la personalità di chi ha davanti. Lo abbiamo incontrato negli studi della GMMTV dove ci ha parlato di vita, lavoro e di come la serie televisiva Bad Buddy abbia cambiato tutto.

L’intervista a Ohm Pawat

Quando hai scoperto la tua passione per la recitazione?
Avevo sedici anni quando un amico mi ha trascinato a un open casting per la serie Make It Right. Non avevo programmato di fare l’attore, ma il brivido di quel primo ciak mi ha travolto e mi ha fatto capire che volevo restare in questo settore.

Quali fattori consideri quando scegli nuovi progetti o ruoli da interpretare?
Il personaggio viene sempre prima di tutto. Se un ruolo mi offre la possibilità di esplorare qualcosa di inedito o di mettermi alla prova in modo nuovo, allora mi interessa. Cerco sceneggiature in cui la parte sia autentica e rappresenti una chiara opportunità di crescita come attore.

Tra i generi televisivi e cinematografici in cui ti sei cimentato, quale ti ha messo più alla prova e quale ti ha gratificato maggiormente?
I temi sovrannaturali sono i più impegnativi. Nella serie televisiva He’s Coming to Me ho dovuto girare intere scene piangendo davanti a uno schermo verde, senza un vero interlocutore, perché il mio co-protagonista era un fantasma. Recitare contro il nulla mi ha costretto a scavare in profondità per riuscire a esprimere le reali emozioni del personaggio. È stato il compito più arduo e al tempo stesso il più gratificante.

Ci sono attori o registi che hanno influenzato in modo significativo il tuo percorso?
Keanu Reeves mi ha insegnato come un action hero possa restare autentico. Ammiro il regista thailandese Kongkiat Komesiri per la sua precisione tecnica, e guardo a James Cameron per la sua ambizione e la capacità di creare interi universi.

Tra i personaggi che hai interpretato, quale ti ha lasciato un’impronta più profonda e perché?
Il ruolo nel film Dew mi ha segnato profondamente. Ho vissuto per un mese a Chiang Mai, praticamente non lasciavo mai il set. Quell’isolamento ha fatto sì che il personaggio entrasse nella mia vita quotidiana e che le persone del posto mi trattassero davvero come lui. È stata un’esperienza immersiva e indimenticabile.

C’è un drama in particolare che senti abbia avuto un impatto significativo sulla tua carriera?
Bad Buddy è stato un vero spartiacque, ha cambiato tutto. Il suo successo improvviso ha aperto porte inaspettate, dai programmi di varietà agli eventi live fino alle collaborazioni con i brand. Ho capito che in questo settore non basta recitare, dovevo ampliare le mie competenze nel canto, nella musica e nella cura dell’immagine. Quell’esperienza mi ha trasformato in un artista a tutto tondo.

C’è un incontro con i fans che ti è rimasto particolarmente impresso?
In un evento privato i fan e io eravamo sullo stesso livello, senza palco, un fatto che accade raramente. Tutti si sono fatti prendere dai balli e dalle chiacchiere, arrivando persino a dimenticare che fossi io l’ospite. Quella serata mi ha ricordato che, quando le persone si divertono davvero, si concentrano sul momento. Proprio come farei io se partecipassi ad una festa con Marc Márquez e perdessi di vista il motivo per cui mi trovo lì.

Da dove nasce la tua passione per il motorsport, in particolare per Marc Márquez?
La scintilla è scattata a ventitré anni, quando ho visto un reel di un pilota in curva pazzesca. Mi sono iscritto a quello che credevo fosse un corso di sicurezza stradale e mi sono ritrovato per sbaglio in una lezione di guida professionale. Da allora mi alleno in pista ogni volta che posso e conto di partecipare alla mia prima gara amatoriale entro fine anno.

Fuori dalla recitazione che attività ti appassionano?
Metto al primo posto motociclette e automobili e passo le giornate in garage a sistemarle. Ho deciso di ridisegnare la mia casa da solo perché affidarmi a professionisti sarebbe stato troppo costoso, perciò mi occupo personalmente dei progetti, scelgo i materiali e seguo la disposizione degli ambienti, mentre le imprese edili gestiscono i lavori più pesanti. Per tenermi in forma mi dedico esclusivamente al cardio, alternando sedute in palestra, corse nei dintorni di casa e nuotate in piscina. Il sollevamento pesi, che ho praticato per tre anni, mi ha annoiato e irrigidito, così ho smesso.

Quale hobby o abilità hai che sorprenderebbe i tuoi fan?
Ho sviluppato la capacità di “leggere” rapidamente le persone. Dopo poche battute capisco se cercano un’amicizia sincera, visibilità o hanno cattive intenzioni. Non è infallibile, ma mi ha già salvato in diverse occasioni. Inoltre, adoro guardare le partite di Texas Hold’em in TV: cerco sempre di indovinare la mano dei giocatori prima del reveal.

I tuoi amici più stretti come descriverebbero il tuo pregio migliore e il tuo difetto più fastidioso?
I miei amici direbbero che sono quello capace di strappare una risata e di aiutare a rilassarsi dopo una giornata intensa, ma si lamentano perché parlo in continuazione, anche quando desiderano il silenzio. Quanto più mi infastidiscono, tanto più parlo a ruota libera.

Com’è una tua giornata tipo fuori dal lavoro?
Mi sveglio tardi, ordino la colazione o preparo qualcosa di semplice, poi guardo le partite di poker in TV e gioco con il mio cane. Il pomeriggio lo dedico alla ristrutturazione della casa, a una corsa o a una nuotata. La sera trascorro il tempo in garage sistemando l’auto e, dopo mezzanotte, spesso arrivano gli amici per guardare un film o chiacchierare fino alle tre o alle quattro del mattino. Vado a letto molto tardi, talvolta anche all’alba. Non bevo alcolici perché non mi piacciono e i postumi rovinano la giornata dopo. Per rilassarmi faccio un giro notturno in macchina e, prima di dormire, guardo cartoni animati.

Se non fossi un attore, che carriera avresti scelto?
Da bambino volevo fare l’astronauta, poi il pilota da corsa. Oggi, se dovessi smettere di recitare, probabilmente mi dedicherei al poker professionistico. Magari un giorno mi iscriverò a un torneo internazionale.

Dove ti vedi tra dieci anni, sia nella vita privata che professionale?
Oggi, a venticinque anni, non saprei rispondere con certezza. Questo settore è instabile e, tra le professioni, in realtà, solo quelle governative offrono una vera stabilità.  Così vivo il presente e do il massimo in ogni occasione. Qualunque cosa accada, la mia dedizione verso famiglia, amici e cani non cambierà.

Articolo di Ambra Schillirò

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