Interviste

Caos e imprevedibilità sono OK: l’intervista a okgiorgio

Musicista, produttore e DJ, Giorgio Pesenti è considerato una delle next big thing della musica elettronica del nostro Paese. La sua direzione? Non avere una direzione. Un’anticipazione dell’intervista presente sul numero cartaceo Electronic Issue

  • Il11 Agosto 2025
Caos e imprevedibilità sono OK: l’intervista a okgiorgio

Foto di Alessio Alban, Total look SUNNEI

A Giorgio non piace quando lo scherzo dura poco. Vuole giocarci su, fargli fare il giro e trasformarlo in un trend come il suo nome d’arte. Per lui, cresciuto in studio, tra strumenti vecchi e nuovi che non vede l’ora di provare e che sostiene di non saper suonare bene, va sempre tutto ok anche quando non è ok. Come nel suo primo EP ok?, uscito quasi un anno fa e che l’ha fatto conoscere al di fuori delle sue vesti da produttore. In studio Giorgio Pesenti, di notte okgiorgio.

La sua parabola è iniziata in una band, gli ISIDE, ed è proseguita “dietro le quinte” con una collaborazione dietro l’altra: dai conterranei Pinguini Tattici Nucleari fino a Fulminacci e molti altri ancora. «Poi un giorno un mio amico mi ha chiesto di suonare le mie demo a un evento a Milano e mi sono buttato, anche se non avevo mai fatto un DJ set», racconta mentre siamo in attesa di fotografarlo per uno dei suoi primissimi shooting. Da quella serata, dove venne particolarmente apprezzata quella che poi sarebbe diventata ok 🙂, la sua carriera è cambiata di nuovo. Non più solo il producer emergente cercato da tutti gli artisti, ma uno degli esponenti più in voga dell’elettronica del nostro Paese. Tant’è che c’è chi lo definisce il Fred Again.. italiano…

Foto di Alessio Alban, Total look SUNNEI

L’intervista a okgiorgio

Come prendi questo paragone?
Mi fa piacere, ma è un po’ esagerato. Sto cercando di capire come mai. La cosa che forse ci accomuna è l’approccio “nerd”, da musica in cameretta. Però credo che musicalmente siamo diversi. Lui utilizza molto di più i sample vocali. La sua grandezza è il fatto che comunque, oggi, se fai elettronica, devi confrontarti con lui. È inevitabile. Per esempio, alcune volte mi rendo conto di essermi avvicinato troppo al suo stile e dico: “No, devo prendere una direzione diversa”.

Sei nel pieno del tuo primo tour “solista”, un’esperienza nuova per te. Come la stai vivendo?
Mi sto divertendo molto, anche se è impegnativo. Sono passato dal trascorrere tutti i giorni in studio come un matto, solo a produrre, a uscire per concerti, festival e a beccare gente. Sono proprio uscito dalla gabbia. Devo dire che sono ancora molto confuso sulla direzione che voglio prendere col mio percorso, e questa cosa mi rende felice. Mi piace muovermi a tentoni, che è anche il motivo per cui ho iniziato un po’ così, quasi per caso, vedendo la reazione positiva del pubblico.

Quindi anche il tuo approccio durante i set è sempre improntato all’imprevedibilità.
Sì, totalmente. Adoro molto di più il live del DJ set proprio perché ho la possibilità di cambiare in corsa, sistemare la traccia. Spesso sfrutto le esibizioni dal vivo proprio per capire se un pezzo nuovo funziona oppure ha ancora bisogno di essere modificato. Di solito, quando faccio partire un inedito, scendo dal palco e lo ascolto in mezzo alla gente per vivere la loro reazione da vicino. E mi appunto sul telefono le cose che vanno e che non vanno. Per me l’esperienza dal vivo è un dare e avere. Non suono solo per essere ascoltato.

Quando componi invece sei più metodico?
Funziona allo stesso modo. Mi piace sperimentare. Lo studio per me è un laboratorio dove provo cose nuove. Arrivo e attacco alla spina l’ultimo strumento che ho comprato o che mi hanno prestato gli amici e vedo fino a che punto posso arrivare, finché non capisco che un’idea funziona. A quel punto la campiono e finisce nel pezzo.

Foto di Alessio Alban, Total look SUNNEI

Quanti strumenti suoni?
Ti direi tutti, ma male (ride, ndr). Dal pianoforte a tutta l’elettronica. Mi piace proprio prendere uno strumento che non so suonare e vedere cosa viene fuori, magari usandolo in maniera diversa.

E da quale sei partito?
Dalla chitarra. Avevo dieci anni, era estate, tutti i miei amici erano fissati col calcio e andavano a giocare al campetto. A me non è mai piaciuto molto, però era l’unica cosa che potessi fare. Finché un giorno non ho visto quel cartello con scritto: “Corso di chitarra”. Mi sono detto che piuttosto che fare il calciatore avrei preso lezioni. È uno dei primi ricordi che ho legati alla musica.

Qual è la differenza tra il produrre per altri e produrre te stesso?
Per me fare produzione è un po’ essere lo psicologo dell’artista. Ascoltarlo, consigliarlo e tentare di farlo esprimere. Talvolta diventi il suo specchio e devi fargli vedere una cosa che è palese ma invisibile ai suoi occhi. Per questo motivo è molto più facile produrre per gli altri piuttosto che per se stessi. Con la mia musica faccio molta più fatica e spezzo scazzotto con il PC. È facile dare un consiglio agli altri, darselo da soli è più complesso. Chi è il produttore del produttore?

okgiorgio è uno dei protagonisti dell’Electronic Issue di Billboard Italia, già disponibile qui in pre-order e da fine luglio in punti vendita selezionati. Leggi l’intervista completa acquistando il nostro magazine.

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