Il “Gotico Romanzo” di Pufuleti è un luogo sospeso tra passato e presente: l’intervista
Dopo “Perle ai porci”, l’artista siciliano ha pubblicato un nuovo album prodotto da Fed Nance e Wun Two, un viaggio brutalista tra i ricordi familiari recuperati da un hard disk e che potremo ascoltare stasera al Circolo Magnolia
Un casale sperduto tra i colli bolognesi e il cemento brutalista di Milano, una macchina piena di strumenti, un hard disk consegnato da suo padre nelle sue mani in cui ha recuperato foto e video di un passato che sembra cristallizzato nel tempo e nello spazio, istinto e tanta voglia di sperimentare senza imporsi alcun limite. Sono questi gli ingredienti principali di Gotico Romanzo, l’ultimo album di Pufuleti uscito il 28 giugno e prodotto interamente da Wun Two e Fed Nance.
Nostalgico e contemporaneo allo stesso tempo, Gotico Romanzo è un luogo sospeso tra un passato lontanissimo e un presente vivido e al contempo rarefatto. Un disco nato da delle session strumentali che hanno dato il via a sonorità analogiche ruvide, crude e lo-fi che negli anni sono diventate il marchio di fabbrica di Pufuleti, che ogni volta riesce a cambiare pur rimanendo se stesso, unico, inconfondibile e soprattutto non etichettabile.
L’occasione per ascoltarlo dal vivo? Stasera al Circolo Magnolia in apertura a Earl Sweatshirt. Vietato mancare.
L’intervista a Pufuleti per “Gotico Romanzo”
È la prima volta che tu e Fed lavorate insieme: come vi siete trovati?
Inizialmente Fede doveva dare un supporto a registrare il progetto che dovevo fare con Wun Two, che però prima di partire per la casa che avevamo preso in Emilia Romagna si è ammalato. Lui e Fed si conoscevano già e una volta arrivati in quella casa ci siamo trovati e abbiamo cominciato a lavorare insieme e mi sono trovato veramente bene. Non avevamo previsto nulla, non avevamo nemmeno messo in conto di fare questo album. C’eravamo solo io, lui e la spesa del Conad.
Fed Nance: Anche io mi sono trovato sin da subito con lui. Abbiamo fatto qualcosa di così figo e in cui credevo così tanto che non mi è pesato nemmeno registrare alle 4 del mattino nonostante io sia uno che va a letto alle dieci e mezza!
Quindi questo album è nato davvero in maniera molto spontanea.
Assolutamente, le session sono state molto naturali. Lo abbiamo chiuso in due settimane, è proprio un disco basato sull’istinto, ho scritto tanto su di me, su come sto vivendo le cose. C’è stato qualcosa di magico, se vogliamo definirlo così. Figurati che io prima Fed neanche lo conoscevo. Ci siamo visti la sera prima del concerto a Bologna e il giorno dopo eravamo già a registrare insieme in questo casolare sui colli. Lui è arrivato lì con la macchina piena di strumenti e ci siamo messi subito a lavorare al disco.
Sembra anche molto nostalgico.
Sì, perché non racconto solo di me ma di tutto ciò che mi riporta indietro. Mio padre mi ha dato in mano un hard disk e c’erano un sacco di fotografie e video che mi hanno fatto tornare tanta nostalgia della mia terra, della mia famiglia.
Come sempre anche la componente visiva è molto importante.
Sì, io volevo che fosse una cosa brutale, che smuovesse qualcosa. Lo ha fatto Fabio Cerqua, un ragazzo di Napoli che avevo scoperto tramite una locandina che mi era piaciuta tantissimo e con cui mi sono trovato subito.
Nel disco c’è anche Jacopo Lietti dei Fine Before You Came.
Jacopo è l’unica persona con cui mi scambio dei pensieri sulla scrittura perché per me lui è fortissimo. C’è una sintonia incredibile in tutto quello che facciamo.
Da Perle ai porci in poi mi sembra che la tua scrittura sia diventata più nitida e realista o sbaglio?
Sì, è vero, ma questo cambio di mood va di pari passo col cambio di sound. La cosa bella però è che io mi sento sempre molto libero di sperimentare, di fare cose diverse. Non mi do mai una direzione precisa, e lo stesso ho fatto in questo album, così come farò in futuro. Questo disco mi ha messo un’energia incredibile e non vedo l’ora di far uscire le prossime cose.