Rondine e la libertà di sperimentare
Un album omonimo come dichiarazione d’identità artistica per farsi conoscere. Abbiamo incontrato il cantautore romano

La ricerca di sé stessi e della propria direzione non è mai semplice, soprattutto all’inizio, quando è facile inciampare e sbagliare. Eppure, Rondine, all’anagrafe Tommaso Santoni, cantautore classe 2005 originario di Roma, sembra avere già le idee molto chiare. Non ha paura di cambiare strada o di commettere errori, anzi, con questo primo progetto ha voluto mettersi in gioco e sperimentare.
Il suo nome d’arte è già un manifesto: vuole sentirsi libero, come una rondine, di esplorare suoni e linguaggi diversi. Ha iniziato a scrivere canzoni da giovanissimo, durante la quarantena, pubblicando il suo primo singolo acustico chitarra e voce Mascherine nel giugno 2021. Da allora, il percorso è stato in costante crescita, dimostrando una sorprendente maturità nella scrittura.
Forse non tutti sanno che è anche autore multiplatino, sua è Rossofuoco di Mida, certificata doppio disco di platino. Ma per lui la vera e propria svolta è arrivata nel 2024, oltre ad aver conseguito la maturità, è stato selezionato da Amazon Music come Breakthrough Artist, tra i migliori talenti emergenti della nuova scena italiana.
Venerdì 4 aprile è uscito Rondine, il suo album d’esordio: dodici tracce che racchiudono l’incertezza, la bellezza e la turbolenza del passaggio dall’adolescenza alla vita adulta. Un album che porta il titolo del suo nome d’arte, come dichiarazione d’identità artistica, per farsi conoscere. Musicalmente è un viaggio senza confini, si passa con naturalezza dal pop alla scrittura più cantautorale, esplorando identità e sonorità.
Tommaso racconta sé stesso e i luoghi della sua infanzia, come i quartieri di Roma, scegliendo di collaborare anche con altri artisti romani, come Quentin40, per rafforzare il legame con le sue radici.
Nonostante la giovane età, ha già sviluppato una capacità immediata di raccontare, che non scade mai in qualcosa di già scritto. Rondine, il primo album, è esattamente questo: un racconto sincero attraverso storie personali, che parlano di ansie, relazioni complicate e di quella tensione tra sfiducia e voglia di cambiare le cose.
Intervista a Rondine
Il tuo album di debutto si intitola Rondine e si apre con la traccia La mia verità. Qual è quella che volevi raccontare con questo disco?
La scelta di intitolarlo con il mio nome d’arte nasce da una volontà precisa: questo album rappresenta le fondamenta del mio progetto artistico, un punto di partenza per me e la mia musica. L’album si apre con il brano La mia verità che racconta una storia d’amore in cui due persone fanno fatica a capirsi, ferendosi a vicenda mentre cercano la propria verità. È una metafora anche del mio percorso, sto cercando una verità musicale, un’identità. E quella verità, in questo momento, è Rondine.
Roma è molto presente nella tua musica, dai testi alle atmosfere. Che rapporto hai con la tua città?
Roma per me è fondamentale. Alcuni brani riesco a scriverli solo quando sono qui. È una città che ti smuove dentro, che evoca immagini fortissime. Basta camminare per il centro per avere mille idee.
In Per Sempre (Roma) parli della vita nei quartieri della città, insieme a Quentin40. Come è nata la collaborazione?
Quentin40 è un rapper romano che però si è trasferito a Milano a vent’anni. Lavorare con lui su una traccia che parla della nostra città è stato bello proprio per questo, aveva tante cose da raccontare, tra ricordi e nostalgia. La traccia nasce da un confronto su ciò che significa lasciare la propria città e poi desiderare di tornare.
Tu invece sei rimasto a Roma. Hai mai sentito la necessità di trasferirti a Milano?
Per ora no. Finché posso, voglio restare a Roma. Certo, ormai sono un assiduo utilizzatore dei treni, ne prendo almeno uno a settimana, se non di più. Però sento il bisogno di tenere i piedi saldi a Roma per adesso.
Scrivi per te e per altri artisti. Come vivi la differenza tra essere autore e cantautore? Cambia il tuo approccio alla scrittura?
Sì, assolutamente, è molto diverso. Quando scrivo per me, lo faccio per necessità, ho qualcosa da dire, un’urgenza. Quando scrivo per altri, invece, è un lavoro di interpretazione, studio il loro linguaggio, cerco di immedesimarmi. È una sfida creativa che affronto con serietà, ma con più leggerezza emotiva.
Il brano Prendimi sul serio parla delle pressioni sociali. Hai mai avuto dubbi sul tuo percorso nella musica?
Sì, è un tema che conosco. Come tanti altri artisti, ho sentito la pressione. Però fin da subito ho chiarito con chi lavora con me che, mentre come autore posso adattarmi alle logiche di mercato, nel mio progetto voglio mantenere una coerenza personale. Non tutto deve essere logico o “vendibile”. Secondo me, l’impulso creativo nello scrivere una canzone deve essere qualcosa che viene in modo naturale, così com’è.
A livello sonoro, da dove hai preso ispirazione per questo album?
C’è stata molta ricerca. Ho lavorato con vari produttori: Kyv, Gianmarco Grande, Marco Paganelli (che ha prodotto La mia verità). Abbiamo voluto sperimentare, trovare una veste che mi rappresentasse. Ci sono brani pop, come Lontano da tutto e Fino a spegnerti con Tancredi, ma anche pezzi più cantautorali come Prendimi sul serio o Facciamo finta che.
Il 2024 è stato un anno importante: Amazon Music ti ha scelto come Breakthrough Artist e hai pubblicato il tuo primo album. Lo racconti anche in Fermare l’età…
In quel brano ho cercato di raccontare un’emozione. Credo che in un cantautorato come il mio sia l’emotività a colpire di più, anche rispetto a un testo “costruito” e ragionato.
Facciamo Finta Che affronta un tema delicato. Com’è nata questa canzone?
L’ho scritta tempo fa, a Trevignano, parte della mia famiglia viene dal Lago di Bracciano vicino Roma, dove ho trascorso tre giorni con Matteo Milita, che ha co-scritto tutte le tracce dell’album e un altro nostro amico. Parlavamo di un tema difficile, legato alla fine della vita e alla libertà di scelta. È un argomento che mi ha sempre toccato di cui non si parla molto e che, secondo me, viene ancora trattato in modo troppo bigotto. Ci tenevo a scrivere una traccia per raccontarlo con delicatezza e rispetto.
Nell’album parli spesso d’amore con toni malinconici. C’è un motivo personale dietro questa scelta?
Sì, mi sono lasciato da poco e sicuramente questo ha influenzato diversi brani. Ho anche una tendenza a vedere le cose in modo catastrofico, musicalmente parlando (ride ndr). Poi aver collaborato con artisti che stavano vivendo esperienze simili, come Mazzariello, ha influito ulteriormente.
Il tuo primo singolo è uscito nel 2021. Quanto sei cambiato da allora come artista?
Sono molto più consapevole. All’inizio mettevo troppe parole nei testi, toglievano respiro alle canzoni. Ora sto imparando a limare, a capire cosa valorizzare e cosa no. È un processo in continuo cambiamento.
L’anno scorso hai affrontato la maturità. Ora è uscito il tuo primo album. Come hai vissuto questo passaggio?
Ho provato a iniziare l’università a settembre, ma non è andata benissimo, forse avevo esagerato perché avevo scelto economia (scherza ndr). Alla fine ho mollato, ma anche a causa degli impegni con la musica che per fortuna stanno aumentando a vista d’occhio. Ora sto valutando di iscrivermi a qualcosa di più gestibile, sempre a Roma. Penso sia importante avere un piano B, anche solo per coltivare passioni diverse. Serve qualcosa che ci aiuti a staccare da quello che facciamo tutti i giorni perché se no diventa estenuante a un certo punto. Ovviamente il piano A resta continuare a fare musica.
Hai già in programma dei live per presentare l’album?
Sì, quest’estate ci saranno delle date e saranno l’occasione per portare in giro l’album. A breve annuncerò tutto sui miei canali. E poi… sicuramente arriveranno anche nuove canzoni.